Welfare

Internet/Rsf: Presentato rapporto “Internet sotto stretta sorveglianza”

La lotta contro il terrorismo ha in effetti comportato un pesante inasprimento del controllo, sia nelle democrazie, sia nei regimi autoritari

di Giulio Leben

”Dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, i diritti degli internauti, degli editori di siti e dei giornalisti on line hanno subito una netta regressione. La lotta contro il terrorismo ha in effetti comportato un pesante inasprimento del controllo della Rete, sia nelle democrazie, sia nei regimi autoritari”. E’ questa la prima e principale affermazione contenuta nel rapporto ”Internet sotto stretta sorveglianza”, presentato da ”Reporters sans frontieres”, minuziosa esposizione della situazione della liberta’ di espressione sul Net in oltre 60 paesi, reso noto in occasione dell’attribuzione a cyberdissidente cinese Huang Qi, in carcere da quattro anni per aver criticato sul suo sito internet il governo cinese, del premio ”Cyberliberta’ 2004”.

Quattro paesi, sottolinea il rapporto, mettono in carcere i loro cittadini ogni qualvolta affrontano sul Web argomenti ritenuti ‘sovversivi’: la Cina (63 cyberdissidenti dietro le sbarre), il Vietnam (7), le Maldive (3), la Siria (2). ”La censura delle pubblicazioni on line e’ in rapida espansione e le dittature stanno sviluppando delle tecnologie sempre piu’ sofisticate per filtrare la rete -sottolinea ‘Reporters sans frontieres’- la Cina e il Vietnam stanno diventando dei veri esperti in questa materia. Ma anche i regimi saudita, iraniano, tunisino o turkmeno bloccano l’accesso a moltissimi siti, da quelli pornografici ai magazine indipendenti, senza trascurare ovviamente le pagine che parlano di religioni proibite e di diritti umani”.

”Alcuni paesi hanno adottato una posizione ancora piu’ radicale. I regimi cubano, birmano e nord-coreano piuttosto che investire in costosi sistemi di sorveglianza hanno preferito riservare l’utilizzo di Internet a una ridottissima minoranza della loro popolazione”, si legge nella sintesi del rapporto.

Ma ”anche le democrazie hanno a poco a poco limitato le liberta’ individuali dei loro internauti. Gli obiettivi sono lodevoli -afferma ‘Reporters sans frontieres’- lottare contro lo sviluppo di contenuti pedofili online, collaborare allo smantellamento delle reti terroristiche, proteggere le industrie culturali dalla pirateria, etc. Tuttavia, i governi faticano a trovare un equilibrio tra il diritto alla liberta’ di espressione degli internauti, il rispetto della privacy delle comunicazioni e gli standard di sicurezza e finanziari sempre piu’ severi”. Con il risultato che ”oggi nella gran parte dei regimi democratici, Internet deve fare i conti con un regime giuridico molto meno attento alla liberta’ di espressione rispetto ai media tradizionali”.

  • Scarica il rapporto (in inglese): www.rsf.org
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