Salute
Intermediare per sconfiggere laids
Malawi. Come funziona il progetto di Banca Intesa e Fondazione Cariplo / Oltre il 15% della popolazione di questo piccolo paese africano è colpita dal virus dellHiv. Grazie allopera dei volontari
Jane Gondwe ha 32 anni e un sorriso spianato sul viso che collega anni di sofferenza a una strenua volontà di sopravvivenza. Due mesi fa una fortuna fino ad allora distratta ha bussato alla sua porta, imprimendo la svolta a un destino che sembrava segnato. «Ero allo stremo delle forze», sussurra con lo sguardo ancora incredulo. «L?Aids mi stava uccidendo. Ma un mio amico mi ha convinto a recarmi in città. ?Là?, mi disse, ?c?è un nuovo laboratorio che potrà prendersi cura di te?». E di cure Jane ne aveva davvero bisogno.
Due attori privati
Il suo livello di linfociti CD4 si stava pericolosamente avvicinando a quella soglia minima (200) oltre la quale il virus si sarebbe fatto un baffo del suo sistema immunitario. «Era il 24 marzo. Mi sono presentata all?ambulatorio, dove un medico mi ha fatto il test e controllato i CD4». Passano pochi giorni e Jane riceve i suoi primi farmaci antiretrovirali, un salvavita che per molti malawiani rimane un miraggio.
Il centro in cui Jane è approdata ha un nome – Dream – ed è stato inaugurato a Blantyre, nel Sud del Malawi, il 2 maggio scorso dall?amministratore delegato di Banca Intesa, Corrado Passera, assieme ai protagonisti di un progetto di sanità pubblica fra i più ambiziosi e innovativi degli ultimi anni.
«Innovativo», spiega Marco Morganti, responsabile dei Progetti sociali di Banca Intesa, «perché a promuoverlo sono due attori privati, la nostra banca e la Fondazione Cariplo, in collaborazione con cinque realtà non profit», ovvero Comunità di Sant?Egidio, Save The Children, Comitato internazionale per lo sviluppo dei popoli e due associazioni scout locali. «Ambizioso perché attraverso un piano di lungo respiro Project Malawi intende contrastare l?Aids nei quattro angoli del paese», dando nel contempo ossigeno a un?economia in coma.
70mila vittime ogni anno
Una vera impresa. Perché l?Aids, in Malawi, ci sguazza. Difficile attribuire colpe precise. Certo non aiutano uno Stato fra i più poveri del mondo (il 64% della popolazione vive con meno di un dollaro al giorno) e un sistema sanitario allo sfascio: si conta un medico ogni 94mila abitanti e, record mondiale, un solo pediatra per sei milioni di ragazzi, fra cui 500mila orfani. Tutti fattori che alimentano la diffusione di una malattia che colpisce il 15% degli adulti facendo ogni anno oltre 70mila vittime. Il futuro è in bilico e vede negli 85mila parti annui a rischio di trasmissione del virus la ?madre di tutte le guerre? anti Aids. «Una battaglia che Sant?Egidio vuole vincere offrendo al Malawi la sua prima generazione di bambini sani», sottolinea il portavoce Mario Marazziti. Come? «Con dieci centri sanitari e tre laboratori di biologia molecolare in cui distribuire quei farmaci che consentono di azzerare il rischio di trasmissione del virus da madre a figlio». Ma c?è dell?altro. «Un ruolo fondamentale», sostiene Paola Germano, coordinatrice dei programmi Dream in Africa, «lo copriranno i volontari malawiani impegnati nel progetto. Perché senza il loro apporto le campagne di prevenzione e di informazione sono perse in partenza».
Tra questi volontari c?è Jane. Anche se in realtà andrebbe definita un?intermediaria del progetto. Punto uno, perché la sua è un?attività retribuita: «Guadagno lo stesso stipendio che prendevo quando ero insegnante, 9mila kwacha al mese (50 euro, ndr)». Punto due, perché la sua figura professionale si avventura negli interstizi sociali più difficili. «In Malawi c?è un?ignoranza enorme nei confronti dell?Aids. A pagarne le conseguenze sono soprattutto i portatori del virus, molto stigmatizzati».
Informare e aiutare
A Gwande, dieci chilometri a nord di Blantyre, Jane ci vive. Con tutte le difficoltà che contraddistinguono una township africana. «Ma con la cura, sono tornata a lavorare». Cosa che ha lasciato di stucco l?intero vicinato. «Questo lavoro poi mi consente di informare e quindi di aiutare la gente del quartiere», in particolar modo «quei malati, e ce ne sono tanti qui, convinti che con l?Aids c?è solo da aspettare la morte». Sotto la sua ala ci sono cinque persone. «Parlarci è stato difficile e penoso, ma li ho convinti a curarsi e quindi a recarsi al centro Dream. Oggi hanno accesso agli antiretrovirali e spetta a me far sì che li assumano in maniera regolare, tutti i giorni, mattina e sera». Un compito fra tanti altri che a Blantyre vede una cinquantina di intermediari malawiani, paladini della lotta anti Aids lanciata dall?Italia.
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