Non profit
Interim
Non ha niente a che vedere con la precarietà. Anzi, è il nostro costume nazionale. Quello che ci fa non decidere. E tirare a campare
di Alter Ego
E alla fine, come poteva mancare l?interim?
Non poteva. Perché l?interim in Italia è tutto. L?interim è ciò che ci definisce, che fa di noi quello che siamo e che non farà mai di noi quello che dovremmo essere. L?interim è un esercizio di destrezza, che ci permette di essere sempre all?altezza di noi stessi senza mai doverci smentire. Grande, l?interim.
Sbaglierebbe di grosso, così, chi desse all?interim per l?Economia del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi un simbolo di precarietà, di crisi incombente, di fine della parabola di un uomo. Sbaglierebbe, perché è il contrario. L?Italia, ponte gettato in quel continente liquido (Duby) che è il Mediterraneo, è un interim tra le rigidità dell?Europa e i caldi dell?Africa. Gli italiani sono un interim, per non decidere mai una linea, per rimandare sempre a domani quello che non solo si potrebbe, ma si dovrebbe fare oggi. Anzi, che si sarebbe dovuto fare ieri. Senza parlare della politica, dove anche chi è contrario all?interim (come Follini e il suo Udc e Fini e la non più sua An) esprime la stessa cultura, la stessa ambiguità che lo condanna a esistere non come qualcosa (scelta, decisione, volontà), ma come alternativa (differimento, indecisionismo, nolontà). Interim come non essere, tirare a campare, categoria dello spirito e costume nazionale. Sempre sia lodato, dunque, l?interim. Che smonta la retorica dell?aziendalismo, dell?efficientismo, del maggioritarismo, dell?europeismo nell?italianismo di sempre, cui in fondo appartiene anche il berlusconismo.
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