Non profit

Intercettazioni, questione di fiducia

Voto bloccato in Parlamento: scoppia la polemica

di Franco Bomprezzi

Alla fine il voto di fiducia chiude per il momento la vicenda della legge sulle intercettazioni. Una conclusione che scontenta tutti, e i giornali di oggi registrano notizie e commenti.

Secco il titolo di apertura del CORRIERE DELLA SERA di oggi: “Intercettazioni, battaglia finale”. Posta la fiducia, oggi il voto. Il Pd protesta, l’Idv di Di Pietro occupa il Senato. Berlusconi intanto parla di Costituzione datata: «Governare così è un inferno». “Le tante spine di un sì blindato” è il commento di Massimo Franco. “La rinuncia allo strappo” è invece l’editoriale di Pierluigi Battista che si addentra sul perché Fini non rompe con il Cavaliere. Partiamo da qui: «Lo “strappo” di Gianfranco Fini dunque non è all’ordine del giorno. La sfida spettacolare lanciata del presidente della Camera in diretta tv nell’aprile scorso non sfocia in una separazione con il premier Berlusconi. L’iter della legge sulle intercettazioni ha conosciuto distinzioni, limature, emendamenti, alterazioni anche consistenti rispetto al progetto originario caldeggiato da Berlusconi, ma al momento decisivo il Pdl, in tutte le sue componenti, si stringe nell’accettazione del voto di fiducia. Soprattutto, Fini mette la pietra tombale su ogni vagheggiamento di disegno neo-centrista che lo possa vedere come co-protagonista. Il confine del centrodestra non verrà oltrepassato… Fini non può permettersi la caduta di Berlusconi che costituirebbe, nelle attuali condizioni, la caduta di tutto il centrodestra. Non può contendere realisticamente la leadership in una battaglia che lo vedrebbe sicuramente soccombente. Ha già ottenuto l’inosabile in un partito a base carismatica come il Pdl: l’accettazione di uno spazio di dissenso inconcepibile in una formazione a gestione così personalistica, per di più uscita vincente in tutte le ultime tornate elettorali. Ma Fini non può pensare, e lo dimostra con il riallineamento degli ultimi giorni, che un dissenso portato alle estreme conseguenze possa sfociare in una conta drammatica da cui la coalizione ne uscirebbe semplicemente frantumata». Passiamo alle pagine interne. “Intercettazioni, voto con fiducia. Dubbi di Bossi e il Pd protesta”, mentre a pag 3 Di Pietro annuncia la sua “«resistenza contro il dittatore», mentre Paola Di caro dà voce a “Fini: con un no sarebbe caduto l’esecutivo”. “«Un inferno governare così». Berlusconi: cambiare la Carta»” è infine il titolo di pag 5 in cui il premier parla di costituzione catto-comunista, che non parla di impresa. Sul tema il CORRIERE intervista il giurista Antonio Baldassarre che dice “non serve modificare l’articolo 41. A cancellarlo di fatto ci ha già pensato la Ue”. L’art. 41 è quello che parla di impresa e lavoro. Dice Baldassarri: «La corte costituzionale ha già stabilito che si possono derogare anche alcune norme costituzionali. Non quelle fondanti di principio. Ma in questo caso si tratta di libertà di mercato, libertà di concorrenza», anche perché il comma decisivo il numero tre (“la legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali”) «con l’avvento della comunità europea è già stato superato nei fatti».

 “Berlusconi attacca la Costituzione” è l’apertura odierna de LA REPUBBLICA che nell’occhiello  richiama la legge bavaglio: “L’Idv occupa il Senato” dopo che il governo ha deciso il ricorso alla fiducia. Riferisce Liana Milella partendo dal fatto che il consiglio dei ministri avrebbe autorizzato il  ricorso alla fiducia il 25 maggio mentre il ministro Alfano, il giorno dopo, aveva detto: «non abbiamo assolutamente ragione per porre la fiducia». Poi invece l’ostruzionismo delle opposizioni che ha costretto a questa scelta. Il Pd, con Anna Finocchiaro, insiste: l’autorizzazione alla fiducia su quale testo è stata data? C’è anche un’intervista a Pierluigi Bersani che affronta i due temi politici del giorno: le dichiarazioni sulla Costituzione del premier e la legge sulle intercettazioni. «A Berlusconi dico: hai giurato sulla Costituzione. Se non ti piace, vai a casa» mentre per la legge il Pd si prepara ad «una battaglia aspra. E bisogna richiamare alla coerenza tutti quelli che sulle intercettazioni hanno avuto qualcosa da ridire. Rispetteremo però il Parlamento, a differenza del premier…. Non ho capito Fini cosa abbia trovato di migliorato nel disegno. Noi non potremo che incalzare, cercando qualche ragionevolezza nel centrodestra». Intanto la protesta corre sul web: sono 275mila i cittadini che hanno sottoscritto “Libertà è partecipazione informata”. Per la Fnsi con Franco Siddi «il governo sta mettendo in campo la sua parte peggiore. Si tratta di una legge sbagliata, immorale e illiberale». Dall’America, Federico Rampini spiega “La lezione americana: +26% di intercettazioni per i reati dell’alta finanza”. La scelta statunitense è dunque opposta a quella italiana: la polizia giudiziaria e la magistratura aumentano le intercettazioni per i reati dei colletti bianchi in pratica esportando in questo settore i metodi adottati contro la mafia, il narcotraffico e il terrorismo. L’anno scorso sono state intercettate 268mila persone. Tra cui il fondatore di un hedge fund: l’inchiesta ha portato a 21 incriminazioni e 11 patteggiamenti. Tra i quali quello del vicepresidente dell’Ibm, Robert Moffat.

IL GIORNALE si occupa del voto sulle intercettazioni solo nelle pagine interne. «Pericolo imboscate: il governo in trincea sulle intercettazioni» è il titolo dell’articolo a pagina 8. Per Francesco Cramer «L’estenuante tira e molla» sul ddl ha avuto «un epilogo scontato: fiducia». Il provvedimento però «scontenta un po’ tutti». Sia Berlusconi, sia i finiani «che avrebbero voluto annacquare anche la parte relativa alle maxi multe per gli editori». Ed è proprio dai deputati vicini al presidente della Camera che vengono le maggiori preoccupazioni: «Un anonimo deputato, presente a un fitto conciliabolo tra finiani sul da farsi, ammette: “Cercheremo di cambiare qualcosa”». Il quotidiano di Vittorio Feltri osserva che se fosse così «il testo dovrebbe poi ritornare a Palazzo Madama per un’ulteriore identica approvazione». L’opposizione è «nell’angolo, ma divisa». Tra Di Pietro che «sventola la bandiera del referendum» e la Finocchiaro che «frena».

«Una legge senza padri, con la fiducia preventiva» è il titolo che IL MANIFESTO utilizza per parlare delle intercettazioni in un articolo di spalla a pagina 5, all’interno delle pagine dominate dal tema di copertina: le esternazioni di Berlusconi sulla Costituzione. Nell’articolo a firma di Andrea Fabozzi si sottolinea come al momento di richiedere il voto di fiducia il ministro Vito si confonda sulle date del consiglio dei ministri che autorizzava la fiducia, il 29 maggio dice sicuro Vito, ma l’ultimo si era svolto il 25 maggio e nei giorni successivi a partire dallo stesso ministro Alfano si era affermato che «non abbiamo assolutamente ragione per porre la fiducia».

Aula infuocata al Senato dove il governo ha messo la fiducia per la votazione del ddl intercettazione. E’ questo il tema su cui il SOLE 24 ORE sviluppa il servizio a pagina 21 con lancio in prima e sostenuto da un editoriale dell’inossidabile Stefano Folli, il cui giudizio sul provvedimento appare inequivocabile: «Se è vero, come assicura il presidente del Consiglio, che per varare la legge sulle intercettazioni ci sono voluti due anni di preparativi, il meno che si possa dire è che questo tempo poteva essere speso meglio». E ancora: «Esiste il problema delle intercettazioni e del loro uso improprio – sostiene Folli – ma occorreva risolverlo all’interno di una cornice liberale, un perimetro che fosse in grado di conciliare i diritti individuali e la buona salute delle istituzioni. Invece non si sfugge all’impressione di un intento punitivo e al limite vessatorio nei confronti dei magistrati e ora degli editori». Punto e a capo. Ampio spazio alle proteste dell’opposizione nel servizio invece di Donatella Stasio: «Pdl e Lega sostengono che la fiducia è il “prezzo” di un ostruzionismo sfrenato e non – come si sono sentiti rinfacciare dai banchi antistanti – l’ennesimo «ordine» impartito dal «dittatoriello di Arcore» (Belisario, Idv) con cui il Senato viene «espropriato delle proprie prerogative costituzionali» (Rutelli, Api), per di più in modo «illegittimo» (Finocchiaro, Pd)». In questo clima infuocato, la Lega sembra defilarsi. Umberto Bossi difende la scelta della fiducia e «spera» che lo scontro non comprometta il confronto sulle riforme.

ITALIA OGGI dedica alla questione intercettazioni solo un trafiletto a pagina 3.

C’è chi è già andato oltre il dibattito e  pare sia già preparato. Fra questi Idv, Antonio di Pietro infatti annuncia che il partito  ha già acquisito domini internet per attivare siti stranieri per poter pubblicare ciò che non sarà più pubblicabile in Italia. Il perché lo spiega l’ex magistrato ora  senatore del Pd  Felice Casson: «Se la notizia segreta viene pubblicata all’estero non c’è nessuna possibilità d’intervento da parte del nostro sistema». AVVENIRE  nota come in questi giorni «si ventili la possibilità che gruppi editoriali o singoli giornalisti registrino  siti internet in terra straniera così da poter pubblicare ugualmente gli atti giudiziari anche in costanza d’indagini preliminari, trascrizioni e tabulati telefonici». C’è poi da tenere conto della disobbedienza civile annunciata  sempre da Antonio Di Pietro : «Un nostro parlamentare leggerà ad alta voce in Aula le intercettazioni depositate e messe a disposizione delle parti». AVVENIRE poi dà voce all’associazione nazionale funzionari di Polizia che rappresentano concretamente chi le intercettazioni le fa per combattere il crimine. Enzo Letizia  entra nei particolari del provvedimento. «Mettere un limite di tre giorni per le ambientali  significa non avere idea delle difficoltà di piazzare una microspia. A volte ci vogliono settimane. Poi si può ascoltare solo per tre giorni?». Gianni Santamaria chiede  se un problema è il fatto che ci sia la trascrizione sulla carta. Letizia risponde: «Si potrebbe  far sì che se una telefonata sia importante la si possa far ascoltare al Pm, al Gip e in dibattimento. Poter sentire  la viva voce  e le parole nel loro contesto avvicinerebbe chi giudica alle indagini. Finirebbe la pantomima delle interpretazioni». AVVENIRE  mette in risalto la posizione del sindacato dei giornalisti che ritengono «la legge  immorale, illiberale e la volontà del Parlamento è catturata dall’imposizione del voto di fiducia. Per questo minaccia iniziative di lotta». In evidenza le dichiarazioni di Olivero delle Acli «Il Paese ha bisogno di trasparenze e legalità e non di segretezza. Dalla politica ci aspettavamo altre risposte» e Rutelli  di Api « A palazzo Madama è andata in scena la pantomima, tutto era già stato deciso il 25 maggio scorso».

La stretta finale sul ddl intercettazioni che affronta oggi il voto di fiducia al Senato e lo strappo in tema di Giustizia domina le prime quattro pagine de LA STAMPA. Si comincia con l’articolo “Berlusconi contro la Costituzione”. Al premier che ha dichiarato «Un inferno governare con queste regole», Bersani ha risposto «Se non gli piacciono, vada a casa», mentre Bossi lo difende: «Norme vecchie, stiamo cercando di cambiarle apposta». Intanto il Cavaliere teme anche l’asse Fini-Tremonti, che ieri si sono visti a quattr’occhi per concordare le strategie. Delle esternazioni di Berlusconi parla anche Massimo Gramellini nel commento “Madame Costituzione” scrivendo: «Nel corso della sua esistenza eroica Berlusconi ha combattuto e vinto contro tanti nemici, ma si trattava di esseri umani. Cosa può fare, persino un semidivino come lui, contro questa Piovra immateriale che si nutre di regole fatte della stessa sostanza degli incubi?». Nel muro contro muro sulle intercettazioni a Palazzo Madama, con l’Italia dei Valori che ha occupato per protesta l’aula, Francesco Grignetti registra i commenti del ministro Alfano («L’ostruzionismo in commissione da parte dell’opposizione risulta evidente e in netto contrasto con l’intenzione, annunciata precedentemente, di partecipare in modo leale al miglioramento del testo»), di Andrea Ronchi («È stato giusto porre la fiducia, anche se ci auguravamo che ciò non accadesse… È logico che il governo metta la fiducia ogni volta che l’attività parlamentare non è rivolta a migliorare ma a bloccare») e di Italo Bocchino («La minoranza finiana ha posto problemi politici. E lo ha fatto con chiarezza, pubblicamente. Abbiamo detto che il ddl andava migliorato e così è stato. Noi abbiamo fatto il meglio che potevamo fare. Adesso spetta ad altri protagonisti del sistema democratico italiano valutare il ddl nei suoi aspetti tecnici, giuridici e costituzionali»). Infine LA STAMPA affida a Mattia Feltri il compito di rievocare l’arte dell’ostruzionismo parlamentare. L’articolo si intitola “Notti insonni e tanta acqua“ e racconta di come i radicali arrivarono a fare una “scienza perfetta” trasformando il filibustering all’italiana in una guerriglia snervante, dal tafferuglio che era. 

E inoltre sui giornali di oggi:

ABRUZZO
LA REPUBBLICA – Verdini indagato all’Aquila a proposito del progetto CASE: l’inchiesta è partita da sospetti di infiltrazioni mafiose ed è arrivata ai Grandi eventi gestiti dalla Protezione civile. Affidamenti pilotati secondo gli inquirenti e dirottati verso aziende amiche, accreditate presso la Presidenza del consiglio. Verdini in particolare avrebbe spinto per l’azienda del costruttore Fusi. In appoggio una inchiesta sui costi lievitati i boom di subappalti: i 4500 appartamenti del progetto CASE sarebbero costati quattro volte più della media (anche grazie al fatto che le 121 imprese vincitrici hanno subappaltato a 931 fornitori…).  Senza però una efficienza vera: le molle antiscosse dei palazzi sono già da riparare.

FALSI INVALIDI
IL GIORNALE – I controlli contro i falsi invalidi stanno dando i loro frutti. «Sassari maglia nera: un disabile su tre era sanissimo» è il titolo dell’articolo di taglio basso a pagina 9. Si cita il caso «dell’ex numero due del banditismo sardo, Nino Cerchi, aveva incrociato un posto di blocco mentre si trovava alla guida della sua auto. Da anni percepiva un’invalidità civile per cecità. Benvenuti in Sardegna, dove i ciechi che guidano vengono stanati ad ogni controllo». Il record positivo invece è della Toscana «dove è stato ricollocato l’8% delle pensioni senza trovare però nessun falso invalido». L’autrice dell’articolo, Enza Cosmai, avanza un’ipotesi: «Forse perché in quella regione a vocazione artigiana non conviene imitare gli invalidi: si guadagna di più a lavorare in proprio. E magari in nero».

WELFARE
LA STAMPA – “Attenzione al disagio sociale” si intitola una lunga intervista a Mario Monti. Il presidente dell’Università Bocconi e del think tank europeo di politica economica Bruegel, avverte: «Disoccupazione e tagli al welfare saranno i prossimi allarmi in Europa. Non dimentichiamo l’aspetto sociale. Anche se non ci sono mercati che “quotano” in tempo reale il disagio sociale, questa è una componente importante. La crisi ha fatto salire nella gerarchia gli aspetti sociali che nel dibattito degli ultimi dieci, quindici anni erano praticamente scomparsi». 

SANITA’
IL GIORNALE – «Sedicimila anziani in cerca di un posto nelle case di riposo». È il titolo di apertura delle pagine della cronaca di Milano de Il Giornale. Questa la condizione della sanità lombarda secondo il quotidiano: «Nonostante l’aumento dei letti negli ospizi, gli esclusi sono 5mila più dell’anno scorso». E i tempi sono lunghi: «Per riuscire ad entrare in una casa di riposo ci vogliono in media sei mesi». Per arginare il problema la Regione «sta pensando a un centro unico di smistamento domande».

COSTITUZIONE
IL MANIFESTO – Una foto a dire il vero un po’ luciferina di un Berlusconi che parla dal palco di Confartigianato e il titolo «L’esorcista» campeggiano sulla prima pagina del MANIFESTO. «Spara contro la Costituzione («un infermo rispettarla») e impone il voto di fiducia sulle intercettazioni. Berlusconi stringe i bulloni della maggioranza e alza la tensione contro l’opposizione. Stampa, giudici e regole gli obiettivi dell’oligarca. Bersani “Ha giurato sulla Carta, se non gli piace se ne vada”. Contro la manovra in piazza solo  la Cgil» È il sommario in prima pagina che fa pendant con il commento di Michele Prospero, sempre in prima pagina «Un  progetto putiniano». «(…) Malgrado la crisi, e a dispetto del flop sensazionale del suo governicchio inconcludente nelle realizzazioni di grandi opere o nella riduzione delle aliquote fiscali, la neoborghesia dei capannoni, dei Suv e delle partite Iva è ancora con lui, e lo applaude a ripetizione (…)» e prosegue: «(…) Berlusconi sta disegnando una tipologia sociale che ha forti analogie con la Russia degli oligarchi. Due società che convivono nello stesso spazio. Una (ampia ma non maggioritaria) è molto ricca, dedita agli sfarzosi consumi voluttuari, all’acquisto dei beni posizionali (…) L’altra (tendenzialmente maggioritaria ma priva di autonomia politica) appare sempre più marginale, con salari che scendono ai livelli minimi, utili per la mera sopravvivenza della forza lavoro. Per la prima volta, un capo di governo italiano sta facendo come la Russia, quella di Putin però».

ENERGIE RINNOVABILI
IL SOLE 24 ORE – «Google sta considerando di investire nel settore delle energie rinnovabili in Italia». Ad affermarlo è stato lo stesso country manager di Google Italia, Stefano Maruzzi. Ma come? «Da un lato ci impegniamo a realizzare le “computer farm” in prossimità di dighe e bacini idrici, in modo tale da avere accesso diretto all’acqua, dall’altro stiamo valutando la possibilità di investire direttamente nel capitale di società energetiche o di finanziare progetti connessi al mondo delle rinnovabili». Non è una novità per BigG, lo spiega bene Laura Galvagni a pagina in apertura all’inserto Finanza & Mercati del SOLE 24 ORE (con lancio in prima): «L’azienda da anni ha avviato iniziative a più livelli per diventare carbon neutral. Al punto che tramite i diversi rami che la compongono sta investendo in ricerca, Google.org ha impegnato 45 milioni di dollari per sostenere lo sviluppo di tecnologie innovative, in asset e in educazione perché a Mountain View sono convinti che i comportamenti saranno cruciali per ridurre e migliorare l’efficienza energetica».

ASSOCIAZIONI
ITALIA OGGI – “Associazioni come imprese”. Il punto sul ddl di riforma del codice civile nella parte che riguarda il non profit, con molti dettagli sui contenuti dello schema di Ddl: «Sdoganata l’associazione che fa impresa. Ammessa esplicitamente l’attività economica strumentale per gli enti associativi, che possono anche fallire in caso di dissesto. L’identikit dell’associazione, tracciato dal disegno di legge delega di cui oggi inizia l’esame il consiglio dei ministri, assomiglia a quello delle società. Tanto che le associazioni riconosciute acquisiscono i connotati di piccole società a responsabilità limitata. Il cuore della riforma è l’introduzione espressa della possibilità per associazioni e fondazioni di svolgere attività di impresa, naturalmente se strumentale agli scopi statutari. Con alcune cautele. Innanzitutto la contabilità separata tra gestione sociale e gestione imprenditoriale. Inoltre gli utili devono essere reinvestiti per gli scopi dell’ente, che ha la possibilità di costituire un patrimonio separato destinato all’impresa (…) Un altro punto su cui batte la riforma è l’aumento della democrazia interna (…) si pensa di raggiungere questo obiettivo ponendo un limite alle modalità di raccolta delle deleghe. (…) Per il riconoscimento della personalità giuridica, poi, il legislatore vuole abbandonare il modello concessorio. In sostanza questo significa anche emancipare le associazioni non riconosciute che diventano soggetto di diritto a tutti gli effetti. Il riconoscimento della personalità giuridica cessa di essere discriminante per far acquisire all’ente la qualifica di soggetto giuridico. La personalità giuridica serve, invece, quale riconoscimento della autonomia patrimoniale perfetta».

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.