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Intercettazioni, legge rinviata a settembre

Berlusconi frena, ma alza il tiro sulla magistratura

di Franco Bomprezzi

La legge sulle intercettazioni quasi sicuramente slitta a settembre. Fini incassa un punto a proprio favore nella continua guerriglia politica con Berlusconi, costretto a frenare sull’approvazione in Parlamento. Ma ciò non gli impedisce di sfogarsi davanti ai commercianti, fornendo cifre inquietanti sul numero di italiani ascoltati dalla magistratura. Cifre smentite dai giudici. Ecco come i giornali affrontano il tema.

Un titolo debole, a centro pagina, sulla prima del CORRIERE DELLA SERA, per raccontare la vicenda delle intercettazioni e dell’ipotesi di rinviare a settembre l’approvazione del disegno di legge: “La legge sulle intercettazioni verso il rinvio a settembre. Berlusconi: siamo tutti spiati”, perché il quotidiano milanese apre con le notizie relative all’affare Bertolaso (“Stretta sulla case del Vaticano”). Ma ampio spazio al tema intercettazioni nelle pagine interne, dalla 2 alla 5. Partiamo proprio da pagina 5, con la nota politica di Massimo Franco: “Il segnale di Bossi riapre i giochi sulle intercettazioni”. L’editorialista del CORRIERE fa il punto: “Il capo leghista ha accettato l’idea di emendamenti e quindi di prolungare la discussione. Palazzo Chigi sembrava asserragliato nella trincea di un disegno di legge blindato. Non cambiare significava, almeno in teoria, strappare l’approvazione della Camera entro fine luglio, massimo inizio agosto. Ma le procedure parlamentari richiamate da Fini, l’esigenza di un dibattito approfondito ed il silenzio di Giorgio Napolitano hanno trasmesso un messaggio inequivocabile: a meno di voler forzare la mano ed i regolamenti, non c’è spazio per un sì prima dell’estate. E, seppure in modo sofferto, Berlusconi comincia a prendere in considerazione le subordinate”. In modo sicuramente “sofferto”, stando alle esternazioni del premier riportate a pagina 2: “Basta, siamo tutti spiati”, ha dichiarato all’assemblea di Confcommercio, fornendo i suoi numeri: 7,5 milioni di italiani spiati dalla magistratura. Una cifra che nasce da questo calcolo di Berlusconi: “ciascuno di noi parla nel tempo con 50-100 persone e, se si moltiplicano i 150 mila sotto controllo per 50 persone con cui si hanno contatti, significa che sono 7 milioni e mezzo le persone che possono essere ascoltate”. Un dato seccamente ridimensionato dall’Anm: l’associazione dei magistrati  parla di 132.384 “bersagli” tra telefoni e cimici, e in tutto al massimo 40 mila cittadini ascoltati, cioè lo 0,07% della popolazione. I retroscena politici nel Pdl sono raccontati a pagina 3 da Paola Di Caro: tregua armata tra berlusconiani e finiani, e nel calendario parlamentare si giocherà sulle priorità, innanzitutto la manovra economica, poi, a sorpresa, la riforma universitaria, e infine, a settembre, le intercettazioni.

 “Legge-bavaglio, Berlusconi frena” è il titolo di REPUBBLICA che introduce la doppia pagina dedicata ai dubbi del premier e all’ipotesi di slittamento a settembre del contestato provvedimento. Berlusconi (che appare rassegnato e tenta di sfilarsi dall’imbuto in cui Fini lo ha cacciato) frena e apre a possibili ritocchi. Ma non rinuncia ad attaccare: «Siamo tutti spiati in Italia. Questa non è vera democrazia, non è tutelata la libertà di parola, è una cosa che non tolleriamo più», ha detto davanti all’assemblea “amica” di Confcommercio sfogando la sua frustrazione per il braccio di ferro in corso sulla legge-bavaglio.
Dopo una riunione dei tre coordinatori del Pdl, a sancire la retromarcia sul provvedimento è stato ufficialmente La Russa: «Per noi non ci sono pregiudiziali sul fatto che uno dei provvedimenti – intercettazioni, manovra e riforma dell’università – debba andare per forza prima dell’altro… Deve essere chiaro che noi non ci occupiamo solo di intercettazioni, ci sono anche altre cose. Un rinvio sine die sarebbe stato un sabotaggio, ma se il problema è approvare il ddl ad agosto o a settembre non cambia nulla». Anche se ufficialmente la notizia viene smentita, al vertice Pdl si è parlato anche di possibili modifiche al testo, dopo il segnale inequivocabile di uno sganciamento della Lega. «Se qualcuno fa qualche emendamento, non si butta nel cestino, si discute», ha detto Umberto Bossi. Un’apertura confermata anche dal ministro Alfano: «Se ci sono degli emendamenti, si presentino». A chiarire la guerra di cifre è Piero Colaprico nel dossier di pagina 3 intitolato “Ecco l’Italia delle intercettazioni: sotto ascolto solo 265mila persone”. Nella polemica interviene anche l’Ocse (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione europea) che dopo aver bocciato la legge-bavaglio ha replicato alle proteste del governo ribadendo che “Intervenire è nostro dovere”.

Le intercettazioni sono in copertina del GIORNALE con la foto di Fini che nel 2006 a Repubblica diceva: «Basta intercettazioni. Sono una vera gogna mediatici». IL GIORNALE  apre con il passato per rimarcare l’attuale cambio di rotta di Fini che oggi dice: «il testo del ddl non è il migliore possibile, ho dei dubbi. In materia non bisognava usare la scimitarra ma il fioretto». Nel 2006 Fini, sottolinea Emanuela Fontana, difendeva la moglie e il suo portavoce Sottile e pensava al complotto: “Vogliono arrivare a me. C’è un disegno contro An”. Sulla motivazione di Fini che considera troppo fitto il programma di lavori di Montecitorio, la Fontana elencando i diversi provvedimenti all’esame chiosa: «tutte priorità per Fini, ma valgono davvero uno scontro fratricida?». Intervento di Stefano Rodotà, ex presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati persali che rispondendo all’articolo pubblicato martedì dove si sottolineava un cambio di fronte dell’ ex Garante che «dopo aver difeso la privacy è passato dall’altra parte della barricata». Rodotà nella lettera ribadisce che «da sempre sostengo che la privacy dei politici è limitata». Un’infografica rivela che se nel 2004 le persone intercettate sono state 93.297, nel 2009 sono state 132.384, con un costo di 272milioni di euro, contro i 269 del 2004.
 
“Intercettazioni, il Pdl apre ai Finiani” titola IL SOLE 24 ORE. Il muro dei finiani, lo spettro della Consulta, l’attenzione del Quirinale, hanno convinto il Pdl ad abbandonare l’idea dell’approvazione del testo sulle intercettazioni entro l’estate, senza modifiche e con un voto di fiducia. Vittoria di Fini? «Ma se Fini ha vinto» scrive ILSOLE «non può stravincere. Perciò ancora non si parla di modifiche. Anzi, in serata  Ghedini liquidava la questione con una secco: a me non risulta». Secondo il pezzo però, la Lega  aprirà la strada alle correzioni perché è «preoccupata che il muro contro muro possa compromettere il federalismo».  

ITALIA OGGI: “Intercettazioni, Pd come il Pdl”. Il giornale dei professionisti va a scavare nei programmi elettorali del Pd e Pdl e scopre  che i parlamentari del Pd sono stati eletti con un programma che limitava le intercettazioni. Mentre il programma elettorale del Pdl alla voce intercettazioni recitava «Divieto della diffusione e della pubblicazione delle intercettazioni con pesanti sanzioni a carico di tutti coloro che concorrono alla diffusione e pubblicazione», il Pd faceva questa proposta: «Il divieto assoluto di pubblicazione di tutta la documentazione relativa alle intercettazioni  e delle richieste e delle ordinanze emesse in materia di misura cautelare fino al termine dell’udienza preliminare, e delle indagini, serve a tutelare i diritti fondamentali del cittadino e le stesse indagini che risultano spesso compromesse dalla divulgazione indebita di atti processuali». 

IL MANIFESTO si occupa del disegno di legge sulle intercettazioni nel taglio basso di pagina 6. «Il Cavaliere abbassa le piume: “Smettete di spiarci, a rischio la democrazia”» è il titolo. «Avrebbe potuto fare di quell’aula sorda e grigia un bivacco per i suoi manipoli. E invece non lo ha fatto perché a Silvio Berlusconi sta a cuore la democrazia» è l’ironico attacco dell’articolo di Iaia Vantaggiato. Dopo il vertice del Pdl di ieri sera a Palazzo Graziali, sembra che il governo faccia retromarcia e pensi a possibili cambiamenti. Berlusconi ora sarebbe «pronto a trattare sui tempi di approvazione della legge, ma disposto anche a rivederne alcuni aspetti, insomma a modificarla ancora una volta». Sembra cambiato rispetto ai giorni scorsi anche il rapporto con gli alleati: «Quanto a Fini nessun accenno alle minacce di toglierselo dai piedi. Nessun pugno sbattuto sul tavolo: segno chiaro di un ripensamento in extremis». Mentre Bossi dichiara che «Se qualcuno fa un emendamento mica viene gettato nel cestino». Secondo il manifesto a questo punto per il ddl sarebbe «Non proprio un de profundis, ma quasi».

AVVENIRE  va oltre il dibattito e annuncia che è «probabile che la discussione della riforma alla Camera slitti a settembre» ora infatti il Premier apre alle modifiche. «Il Premier pur di metterla al sicuro è disposto  a smussare altri spigoli perché la riforma rischia di esser impugnata dai pm della sinistra». AVVENIRE rivela che ieri Bossi avrebbe fatto arrivare a Berlusconi un « messaggio che diceva che c’è spazio, se qualcuno presenta qualche emendamento non viene buttato nel cestino». Ieri Berlusconi ha detto che sarebbero 7 milioni gli italiani spiati e AVVENIRE  pubblica i controdati dell’associazione nazionale magistrati secondo cui le persone intercettate sarebbero meno di 40mila e dell’associazione che fornisce apparecchiature che dà un altro numero: 26mila.

“Intercettazioni. Ora Berlusconi sceglie il rinvio” è il titolo in prima della STAMPA. Il commento è di Marcello Sorgi, “La strategia per arginare il ruolo di Fini”: «Il durissimo intervento di ieri di Berlusconi alla Confcommercio, in cui, alle cose che va ripetendo da mesi – tipo che lui non ha poteri, le leggi in Parlamento non passano mai, e quando passano vengono cancellate dalla Consulta – ha aggiunto un’intemerata sulle intercettazioni, con cifre e numeri un po’ approssimativi sui milioni di italiani spiati, si spiega con la svolta maturata nell’ennesimo vertice a Palazzo Grazioli. Il Pdl ha deciso di non forzare alla Camera, lasciando aperto il calendario dei lavori fino a metà agosto, e cercare al contrario una via per arrivare in tempi ragionevoli all’approvazione, sia della contestatissima legge appena uscita dal Senato, sia della manovra economica e della riforma universitaria. Ministri e coordinatori del partito hanno spiegato al Cavaliere che un nuovo scontro con Fini, come quello che fino a martedì il premier sembrava determinato a provocare, non avrebbe portato a niente. Inoltre avrebbe creato un clima sfavorevole nelle votazioni che richiedono l’impegno della maggioranza e rischiando perfino di agevolare l’opposizione, che a questo punto ha definitivamente scelto lo scontro frontale e le manifestazioni di piazza, e non si fida più neppure del Presidente della Camera. (…) Ma il ritorno al realismo e la campagna di pacificazione e di sminamento del percorso del governo, che comunque rimane accidentato, ovviamente non piacciono a Berlusconi. Il Cavaliere, con il gruppo più ristretto dei suoi, confessa sempre più spesso la sua amarezza per la situazione, teme che le intercettazioni finiscano nuovamente sepolte nei cassetti del Parlamento e conserva una sua personale antipatia per la manovra di Tremonti. Malgrado ciò, anche stavolta il premier ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco. Così non gli è rimasto che sfogarsi davanti ai commercianti». 

E inoltre sui giornali di oggi:

POMIGLIANO
IL MANIFESTO – Dedica due pagine alla situazione dello stabilimento Fiat, sotto l’occhiello «Diritti al mercato». Il titolo dell’articolo da Pomigliano è «L’assemblea Fiom prudente e furiosa». Secondo la cronaca è stato «Zittito il segretario regionale Cgil che proponeva di votare sì al “referendum ricatto”», anche se  «La Fiom consiglia di andare a votare per “evitre rappresaglie da parte dell’azienda”».  Nell’intervista di spalla il costituzionalista Gaetano Azzariti afferma: «Questo accordo  è incostituzionale.
 
AMBIENTE
LA REPUBBLICA – Carl Henric Svanberg, presidente di Bp , si è scusato in diretta tv per il disastro ecologico in Louisiana e Obama ha convinto la compagnia petrolifera a stanziare un fondo da 20 miliardi per la marea nera. Ma il petrolio che sgorga da 58 giorni nell’Oceano è una “epidemia” i cui effetti dureranno per anni e anni. E la cifra stanziata è solo un primo passo, non un tetto. C’è chi si spinge a ipotizzare quota 60 miliardi. 

FONDAZIONI
IL GIORNALE – Il quotidiano diretto da Feltri dà la notizia che al vertice della Compagnia di San Paolo,  una delle fondazioni più grandi d’Europa andrà suor Giuliana Galli, ex responsabile del Cottolengo. «Ho sciolto la riserva e accetto l’incarico perché la Compagnia è attenta alle difficoltà del territorio e ai bisogni sociali attuali».

MANOVRA E DISABILITA’
LA STAMPA – “Dietrofront sugli invalidi civili – La soglia per ottenere l’assegno dell’Inps resta al 74%”: «Una rapida verifica del governo con le strutture tecniche dell’Inps ha fatto emergere che nelle liste, con percentuali inferiori all’80% di invalidità, ci sono persone prive di arti, affette dalla sindrome di down o comunque con patologie gravi. La modifica, annunciata dal capogruppo Pdl al Senato Maurizio Gasparri, è data per certa anche al Tesoro, anche se non è ancora deciso se confermare, sotto diversa forma, una qualche stretta sulle invalidità meno gravi.»

AVVENIRE – «L’errore sarà corretto», ha detto Maurizio Gasparri, capogruppo al Senato del PdL che intervistato dal quotidiano della Cei spiega il cambio di rotta a proposito dell’assegno ai disabili con l’innalzamento della soglia d’invalidità.  «Tremonti mi ha garantito che la modifica ci sarà perché si è trattato di un errore tecnico e non c’era volontà di penalizzare una popolazione colpita dalla disabilità  che deve vedere garantite prestazioni, semmai da rafforzare. Lo darei per acquisito».

L’AQUILA
IL MANIFESTO – La prima pagina è dedicata alla manifestazione «più grande dal giorno del terremoto» a L’Aquila. «Non crollano» è il titolo. Nel catenaccio: «Vuvuzelas in stile Sudafrica, bandiere nero verdi cittadine e tanta indignazione. Sbattendo in faccia al governo la dura realtà negata dagli spot: cassa integrazione passata da 800mila a 8 milioni di ore, negozi chiusi, economia in ginocchio».

CARCERI
AVVENIRE – La Caritas Ambrosiana ha rivolto al ministro Alfano un appello in merito al sovraffollamento delle carceri. «Con l’avvicinarsi del caldo estivo la situazione diverrà esplosiva e le proteste dei detenuti in questi giorni stanno montando. Purtroppo – dice sempre Caritas – la vera riforma sarebbe quella di prevedere un nuovo sistema sanzionatorio basato sulla giustizia riparativa. Caritas ha 500 volontari che offrono assistenza ai detenuti e alla famiglie, c’è uno sportello di ascolto e il progetto “Un tetto per tutti” mette a disposizione 27 posti letto per chi esce dal carcere e non ha dove andare a dormire».

LINGUAGGI
LA REPUBBLICA – “Globish. Il mondo in 1500 parole” è il titolo di un articolo di Enrico Franceschini dedicato al “Global English”, un inglese semplificato che permette di comunicare da Londra a Pechino. Criticato dai puristi ma parlato da 4 miliardi di persone, è la lingua low cost che parliamo tutti. 


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