Anteprima magazine

Intelligenze speciali, abbiamo bisogno di voi

E se guardare alla disabilità nella dimensione della competenza e non più solo della necessità fosse, oltre che giusto e rivoluzionario, una opportunità di business? Siamo partiti da questa domanda per costruire un numero del magazine che senza retorica e semplificazioni ridisegna la relazione fra mondo del lavoro e disabilità

di Carlotta Jesi

E se l’intelligenza di cui abbiamo più bisogno per affrontare le sfide del nostro tempo fosse quella delle persone con fragilità? E se tecnologia avanzata e diversità fossero termini di una nuova equazione, utile per risolvere problemi sociali, politici, economici ed ambientali? E se guardare alla disabilità nella dimensione della competenza e non più solo della necessità fosse, oltre che giusto e rivoluzionario, una opportunità di business?

Non sono domande retoriche. È proprio il mondo del business a imporci di ribaltare la prospettiva. È il settore dell’Intelligenza Artificiale (IA), definito da Price Waterhouse Cooper (PwC) un game changer capace di generare oltre 15 trilioni di dollari per l’economia mondiale entro il 2030,  che va in cerca di talenti tra le persone neuro divergenti. È Linkedin, la piattaforma professionale più grande del mondo, che ha inserito il dyslexic thinking tra le qualità distintive che i suoi 810 milioni di utenti possono inserire nel loro profilo. È Vogue Uk, l’edizione inglese del magazine di moda più famoso del mondo, che ha lanciato una versione in Braille da 11.25 sterline al mese (circa 13 euro). Cosa ci dicono questi indicatori? 

“Intelligenza Speciale”, l’inchiesta di questo numero del magazine di novembre che puoi scaricare dallo store di VITA, risponde a questa domanda affrontando il tema da tre diverse prospettive. 

Nel primo capitolo – “Mai stati così abili” – ci addentriamo nel mondo dell’IA scoprendo che, dal training delle macchine allo sviluppo degli algoritmi, ha un grande bisogno delle competenze specifiche delle persone neuro divergenti. Quali competenze? «Attenzione al dettaglio, capacità di mantenere un’alta concentrazione per lunghi periodi anche su attività ripetitive, precisione e attitudine alla risoluzione dei problemi», spiega Alberto Balestrazzi, alla guida di Auticon, che in Italia vende le competenze tecniche speciali di consulenti nello spettro dell’Autismo ad aziende come Banca Intesa, Eni, A2A e Poste Italiane. Ma tra le skill che rendono particolarmente bravi ed efficienti sui progetti di information technology i lavoratori neuro divergenti, secondo Monica Conti, direttrice dei Servizi Innovativi per l’Autismo di Fondazione Sacra Famiglia, c’è anche l’essere incapaci di mentire.  Capacità su cui, negli Stati Uniti, Mark Tramontozzi ha costruito una start up, Enabled Intelligence, che analizza immagini, audio e dati sensibili per il Governo americano. E se gli imprenditori dislessici Kate Griggs e Richard Branson ci spiegano perché le persone con neuro diversità sono i “Migliori co-piloti dell’Intelligenza Artificiale” dallo Special Rapporteur delle Nazioni Unite Gerard Quinn arriva il monito, rimbalzato anche a Bruxelles, a includere le persone disabili in ogni aspetto dell’IA perché sono le uniche che possono evitare di trasferire sulle macchine i pregiudizi impliciti degli uomini. Anche Alberto Fontanta del Centro Clinico NeMo, la professoressa Antonella Marchetti dell’Università Cattolica di Milano e Furio Gramatica, responsabile innovazione di Don Gnocchi, vedono un ruolo da protagonisti per le persone con disabilità sul fronte della tecnologia, della convivenza con i robot e, soprattutto, nel mercato della disabilità. Un mercato già, che l’analista canadese Rich Donovan ci aiuta a quantificare: è un continente grande quanto la Cina. Le aziende che meglio l’hanno capito e conquistato? Apple, Microsoft, Amazon, Alphabet, Pepsi.

“Noi, disabili in carriera” è il titolo del capitolo 2, che racconta il cambiamento in atto dal punto di vista di imprenditori e lavoratori neuro divergenti che stanno facendo la differenza in diversi campi. Dagli Stati Uniti, Diego Mariscal, alla guida dell’acceleratore di start up con fondatori disabili 2Gether-International, ci racconta come la diversità diventa un potente motore di innovazione. Matteo Strada, tester di software medicali nello spettro dell’Autismo, spiega come la sua imprevedibilità serve a trovare gli errori dei programmatori e da Barcellona, Montse Bizarro, responsabile dello shop di Casa Battlo’, svela che le competenze dei neuro diversi non sono utili solo dietro allo schermo di un pc. Lo sanno bene anche Francesco Riva, Sinéad Burke, Riccardo Pravettoni, rispettivamente attore, consulente e fotografo capaci di grandi rivoluzioni nel mondo dell’educazione, della moda e della comunicazione.

Nel terzo capitolo – “Noi, che lavoriamo con i disabili” – approfondiamo il tema delle competenze specifiche e del potenziale di innovazione delle persone con neuro diversità insieme a ricercatori, docenti universitari, imprenditori e comunicatori che con loro lavorano e da loro imparano ogni giorno. Luisa Damiano, docente di Logica e Filosofia della Scienza allo Iulm di Milano, spiega perché «le persone con disabilità devono essere incluse e valorizzate nella costruzione dei robot sociali! e quanto la loro esperienza può aiutarci sul fronte dell’empatia artificiale. Le ricercatrici Dinah Bennett e Yolanda K Gibb, esperte di imprenditorialità e di neuro diversità, condividono i risultati di uno progetto di peer to peer tra donne con autismo concludendo che il mondo ha bisogno di più donne imprenditrici, e ancor di più di imprenditrici neuro divergenti. Nicola Brunialti, autore televisivo, svela cosa ha imparato dai bambini nello spettro dell’autismo con cui ha progettato una serie tv “inclusiva al contrario” e anche Carlo Riva, direttore de L’Abilità Onlus, impegnato in un progetto innovativo di cultura e accessibilità museale, condivide gli strumenti di lavoro dedicati alle persone con dislessia e autismo che ormai non può più fare a meno di usare nel suo lavoro. Giulia Mezzalama, fondatrice di Mad in Design, ci racconta come, co-progettando con le persone con fragilità, si va oltre in concetto di accessibilità per costruire luoghi e società gentili mentre il critico d’arte Marco Bazzini e Laura Di Raimondo, direttrice di Asstell, ci accompagnano, rispettivamente, a scoprire l’innovazione che fa rima con fragilità nel mondo della cultura e delle telecomunicazioni.

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