Cultura

Integrazione, un bilancio in chiaroscuro

Cresce la frequenza di alunni con handicap, e crescono i problemi. Tra i più gravi, bocciature e prof precari

di Gabriella Meroni

Aule sempre più piene di ragazzi disabili (aumentati addirittura del 50% in un anno alle scuole superiori), ma una scuola che in molti casi non li sa accogliere, anzi, può aggravare le loro patologie. Queste, in sintesi, le conclusioni cui arriva la Relazione al Parlamento sullo stato di attuazione della legge quadro sui diritti delle persone in situazione di handicap, relativa al 2000 e pubblicata nei giorni scorsi.
Un documento che si basa su tre pilastri: la situazione degli studenti, quella degli insegnanti e la loro formazione. Partendo dal primo, si apprende che nella scuola dell’obbligo il numero dei ragazzi disabili (pari nel 2000 a 124.155 alunni) è aumentato del 33% dal 1989 al 1999, passando dall’1,27 al 1,65% della popolazione scolastica. Un dato sicuramente positivo, cui fanno però da contraltare altre due tendenze negative: la prima è quella della “iatrogenicità” della scuola, cioè la sua capacità di provocare difficoltà con il tempo: se nella scuola materna infatti i ragazzi riconosciuti come disabili sono l’1,06%, alle medie diventano il 2,53%. Un fenomeno che si spiega con una perversa inclinazione a classificare come handicap anche i semplici problemi di accoglienza. La seconda tendenza negativa è quella a ritardare la progressione scolastica dell’alunno con handicap, soprattutto nel passaggio tra un ciclo e l’altro. La percentuale di bocciati o non valutati tra gli alunni disabili, infatti, è altissima: ben il 12%.
Sei i ragazzi disabili iscritti alla scuola dell’obbligo aumentano significativamente in dieci anni, quelli iscritti alle superiori fanno un vero e proprio “balzo” in un solo anno scolastico, passando dai 14.550 dell’anno 1998/1999 ai 21.330 del 1999/2000, tanto che ormai nel complesso si può dire che una scuola italiana su tre è frequentata anche da alunni con handicap. Certo, per quanto riguarda le superiori gli istituti con la percentuale più elevata sono i professionali, situazione che la Relazione critica fortemente, sottolineando che «è una forma, più o meno mascherata, di discriminazione a priori».
Per quanto riguarda gli insegnanti di sostegno, la Relazione riconosce che anche l’integrazione di questi ultimi nella scuola deve ancora fare molti passi avanti. Il problema principale, tuttavia, rimane quello della loro precarietà: su 60.457 insegnanti di sostegno, infatti, 6 su 10 sono indeterminato, gli altri 4 a tempo determinato. E ancora, circa 4500 insegnanti di sostegno ogni anno passano nei ruoli normali, aumentando la variabilità professionale. Anche la loro formazione non gode di ottima salute: nel 2000 in Italia si sono realizzati infatti solo 148 corsi di specializzazione, con la partecipazione di 4000 docenti (nemmeno il 7% del totale). E in alcune province italiane non si è realizzato, nell’anno passato, alcun corso.
L’ultimo capitolo riguarda i finanziamenti previsti dalla legge quadro proprio al fine di migliorare l’integrazione scolastica: ebbene, sotto questo aspetto sono stati stanziati 20 miliardi, di cui il 75% è andato direttamente alle scuole, sulla base del numero degli alunni in situazione di handicap; il restante 25% dei fondi è servito invece alle strutture territoriali per favorire la nascita di strutture di supporto, centri di servizi o iniziative a sostegno di esperienze specifiche. Tra le novità si registra l’attivazione di un portale nel sito della biblioteca di documentazione pedagogica (www.bdp.it), in cui si trovano informazioni sulla didattica, le tecnologie, le migliori esperienze, le ricerche, le faq.
Info:il testo della Relazione si trova al sito www.fadis.freeweb.supereva.it

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