Volontariato

Integrazione in sanità. Se Mohammed vuole donare

Molti immigrati chiedono di dare il sangue, ma non possono farlo. Le idee di Avis per superare l’impasse.

di Silvia Vicchi

Youssou ha 28 anni e viene dal Senegal. Da quattro anni vive a Livorno, dove lavora come marittimo. Ha ottenuto la regolarizzazione, si è sposato con una connazionale e ora aspettano il primo bambino.
La storia di Youssou, fino a qui, è identica a quella di molti altri immigrati. Se non fosse che un bel giorno questo energico marinaio decide di fare qualcosa per i livornesi e va a donare il sangue. La sorpresa del personale sanitario è palese: nessuno straniero si era mai presentato al centro trasfusionale e prendono tempo per verificare quale sia la prassi sanitaria da seguire. La provenienza da Paesi con malattie endemiche e infettive non presenti in Europa comporta una differenza nello screening sanitario delle donazioni e per questa ragione nella quasi totalità dei centri non viene accettata la donazione di sangue offerta da stranieri. Ma proprio dalla difficoltà qui a Livorno nasce un progetto di reciprocità, che vede coinvolti l?Avis provinciale, il Comune e la comunità senegalese.

I senegalesi di Livorno
“Era da tempo che sognavo questo progetto”, racconta Eugenio Presti, presidente dell?Avis livornese. “In realtà, la nostra provincia copre il fabbisogno di sangue, ma è importante l?obiettivo non dichiarato dell?iniziativa: l?integrazione degli stranieri. Assumersi dei doveri è fondamentale per acquisire un sentimento di cittadinanza. Ora vogliamo che il gruppo di donatori senegalesi non resti solo una facciata, ma che sia un?esperienza piena di sostanza. Medici, Avis e comunità senegalese intendono andare avanti tutti insieme. L?idea è dar vita a un corso in cui far capire agli stranieri cosa c?è dietro alla donazione, e ascoltare da loro del loro Paese, delle loro tradizioni, oltre a gustare i piatti tipici senegalesi. In futuro, l?esperienza sarà estesa anche alle altre comunità straniere”.

Il codice dell?Emilia
La richiesta di donazione volontaria e gratuita da parte di persone extracomunitarie sta aumentando ovunque in Italia. In Emilia Romagna, fino a qualche mese fa, lo straniero che si presentava a donare il sangue si sentiva rispondere “no, grazie”: “Non per discriminazione, ovviamente”, chiarisce Alessandra Luppi, coordinatrice delle attività di comunicazione dell?Avis regionale, “ma solo per difficoltà di informazione”. Per questo, l?Avis emiliana ha avviato un corso di formazione per medici e sta definendo norme guida per la donazione del sangue da parte di cittadini stranieri, che sarà presentata a livello nazionale.
“La donazione”, continua Luppi, “sarà possibile solo per gli extracomunitari regolari, perché è più facile conoscere la loro storia sanitaria. Ma va favorita. Molti stranieri vengono da Paesi dove dare il sangue è a pagamento e quindi l?esperienza del dono gratuito e anonimo è un ulteriore passo verso l?integrazione”.

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