Formazione
Insulti sui social? Per un ragazzo su dieci non c’è nulla di male
I dati di una ricerca sull'hate speech commissionata dal Miur e presentata oggi nel corso della Prima Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo a scuola. La ministra Fedeli: «vorrei che fossero i ragazzi e le ragazze a diventare testimonial con i loro compagni, è questo il nostro lavoro. Potremmo immaginare uno studente referente in ogni scuola»
Tredici ragazzi su cento hanno insultato un personaggio famoso sui social network e 9 su cento hanno creato un profilo falso, sui social, proprio per insultarlo in modo anonimo. Per l’11% dei ragazzi «non c’è nulla di male, ognuno deve essere libero di esprimere ciò che pensa» e comunque, afferma il 56%, «i personaggi famosi devono mettere in conto anche critiche e insulti» e solo il 9% segnala i commenti offensivi. Uno su tre, il 32%, non direbbe mai le stesse cose se il VIP lo avesse dinanzi, di persona. Ma se dai VIP passiamo ai compagni? Il 10% dei ragazzi ha insultato o criticato aspramente un coetaneo sui social network, il 29% ha messo un “like” a un post che insultava o criticava un coetaneo e solo il 28% avrebbe avuto un comportamento diverso se il compagno fosse stato lì davanti a lui, in carne ed ossa. D’altra parte però solo il 18% dei ragazzi dinanzi a qualcuno che insultasse o offendesse un coetaneo non avrebbe un atteggiamento empatico e solidale nei suoi confronti: il 4% si metterebbe a ridere, «perché non c’è niente di male a prendere un po’ in giro qualcuno» e il 14% non farebbe nulla «perché non è cosa che mi riguarda». Ben più della metà dei ragazzi – il 54% – interverrebbe per dire a chi offende di smetterla e il 28% cercherebbe in qualche modo di consolare la persona insultata.
Sono questi i dati emersi dalla ricerca sull’hate speach “On line/ Off line. La doppia vita dei teenagers”, commissionata da Generazioni Connesse (il consorzio coordinato dal MIUR per l’attuazione del Piano nazionale per la prevenzione del bullismo e del cyberbullismo a scuola) a Skuola.net e all’Università di Firenze, presentata oggi nel corso del Safer Internet Day 2017 e della Prima Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo a scuola (in allegato).
La ricerca è stata presentata oggi a Roma, all’ex Caserma Guido Reni, dove per tutta la giornata si tengono eventi sul tema. La ministra Valeria Fedeli ha affermato che «dobbiamo far capire con chiarezza alle ragazze e ai ragazzi la netta differenza che passa fra scherzo, insulto, violenza verbale e umiliazione dei compagni. Dobbiamo ribadire che il rispetto dell’altra e dell’altro, chiunque esso sia, è imprescindibile, che la scuola accoglie, non emargina, né lascia soli». Il nostro impegno, aggiunge la Ministra, «non si esaurisce oggi, ma sarà sempre più strutturato. Come prevede anche il ddl per il contrasto del bullismo e del cyberbullismo recentemente approvato in Senato che mi auguro venga conclusivamente approvato alla Camera e divenga quindi legge dello Stato».
«Avere un docente in ogni scuola referente per il bullismo ci sta, ma direi addirittura che questo è nel dna dei docenti. Io vorrei che fossero i ragazzi e le ragazze a diventare testimonial con i loro compagni, è questo il nostro lavoro. Forse potremmo immaginare uno studente referente in ogni scuola, sarebbe più facile denunciare», ha detto la ministra intervistata da Pablo Trincia, che conduce la giornata. La ricerca ha coinvolto 1.775 studenti fra gli 11 e i 19 anni. Il 40% dei ragazzi passano più di 5 ore al giorno online (e la metà di essi è sempre connessa), in prevalenza sui social network. Ne usano 4 in media, a cominciare da WhatsApp (81%), Facebook (77%) e Instagram (62%). Quanto alla fake news, un quarto dei ragazzi nemmeno si pone la questione, o perché si fida di tutto ciò che legge online, soprattutto se condiviso da amici (10%) o perché non controlla mai che la notizia sia vera (14%). Il 37% controlla se la fonte è affidabile e il 39% controlla che altri siti parlino della notizia, anche se la fonte è affidabile.
La Prima Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo a scuola, dal titolo “Un Nodo Blu – le scuole unite contro il bullismo”, prevede anche la presentazione del nuovo spot tv contro il bullismo, che è stato ideato dagli studenti dell’Istituto Superiore “S. Pertini” di Alatri: lo spot andrà in onda sulle reti Rai, Sky, Mediaset, Mtv, Discovery e La7. Lo spot (qui sotto un frame) parla di chi assiste a episodi di bullismo e non fa nulla: «sei complice», afferma senza mezzi termini.
Nei giorni scorsi sono stati resi noti anche i progetti presentati dalle scuole che saranno finanziati nell’ambito del Piano Nazionale per la prevenzione del bullismo e del cyberbullismo a scuola: sono 33 progetti, finanziati con 2 milioni di euro, per l’elaborazione di interventi di sensibilizzazione per la promozione di un uso consapevole della rete e la costituzione di una rete nazionale di istituzioni scolastiche per il contrasto del bullismo (qui i progetti). La prevenzione del bullismo e del cyberbullismo sarà anche una delle linee prioritarie del Piano Nazionale di Formazione dei docenti del MIUR.
Foto MiurSocial
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.