Non profit

Instagram:l’ arma vincente per fare fundraising

Il trionfo della campagna da 2,5 milioni di pound, The Big Dig, costruita sulla condivisione di foto su instagram e sul live blogging conferma che il successo del fundraising si ottiene con i new media

di Ottavia Spaggiari

 

E’ il photo sharing lo strumento per costruire una campagna di fundraising vincente. Lo afferma la rivista dedicata al terzo settore britannico Third Sector, portando ad esempio il fortunatissimo caso della non profit inglese WaterAid che, con il progetto The Big Dig, ( Il grande Scavo) sta già facendo scuola tra le organizzazioni del paese.

Con l’obiettivo di raccogliere fondi per costruire un pozzo in Malawi, lo scorso giugno, Water Aid aveva lanciato una campagna massiva costruita proprio sulla condivisione di fotografie via Instagram e su brevi reportage video, finalizzati alla diffusione sui social e realizzati con gli smartphone, dagli stessi operatori dell’organizzazione, basati nei villaggi di Bokola e Kanike.

Lanciata con il fine di raccogliere 1 milione di sterline, la campagna ha più che raddoppiato gli obiettivi di fundraising, guadagnando 2,5 milioni di sterline, oltre 1 milione più del previsto. Il denaro servirà a costruire una rete idrica per assicurare acqua potabile e servizi igienici a migliaia di persone in Malawi.

Secondo Angharad McKenzie, responsabile dei rapporti con i sostenitori di Water Aid, a giocare un ruolo decisivo nel successo della campagna,  è stato l’utilizzo dei social media e del live blogging. Questi strumenti hanno permesso ai sostenitori dell’organizzazione di entrare in contatto con le comunità locali. E’ stato proprio il racconto delle storie e degli aggiornamenti quotidiani che ha convinto le persone ad offrire il proprio contributo, secondo McKenzie. “Le persone vogliono trasparenza. Vogliono sapere dove vanno a finire i loro soldi.” Ha affermato. “Durante la campagna, WaterAid non era nemmeno nominata. Il contatto è stato sempre diretto tra i donatori e le persone che lavoravano sul campo.”

Oltre al ruolo chiave occupato dai new media nella campagna, l’organizzazione ha mantenuto alta l’attenzione anche sui canali più tradizionali, lanciando un appello sulle principali radio del paese e inviando ad ogni socio fidelizzato, una richiesta di contributo molto curata. La maggior parte delle donazioni  è stata effettuata proprio da questa tipologia di supporter.  

Secondo l’esperta di fundraising Gail Cookson, a decretare il successo della campagna sono stati tre elementi: la chiarezza della richiesta (dare il proprio contributo per la costruzione di un pozzo), la cura della lettera di invito a donare, inviata a tutti i soci e l’uso creativo e low-cost dei nuovi media, che ha chiuso la divergenza tra i donatori e i riceventi.

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