Salute

Insieme a casa: un’ostetrica a domicilio contro la povertà educativa

Il progetto “Passi piccoli comunità che cresce”, sostenuto dall’impresa sociale “Con i bambini”, tra le tante attività individuate per contrastare la povertà educativa ha deciso di iniziare il percorso prima ancora della nascita del bambino, prendendosi cura delle mamme. Il racconto di Sabrina Ritorto, assistente sociale e coordinatrice del progetto

di Sara Bragonzi

Diventare mamma è l’inizio di una nuova fase della vita della donna e della sua famiglia. Può essere però un periodo impegnativo che richiede un grande sforzo fisico e mentale. Possono nascere dubbi e incertezze e può essere forte la necessità di trovare qualcuno con cui parlare e confrontarsi, un punto di appoggio dove trovare informazioni e magari anche di sorriderci sopra. Per questo il progetto “Passi piccoli comunità che cresce”, sostenuto dall’impresa sociale “Con i bambini”, tra le tante attività individuate per contrastare la povertà educativa ha deciso di iniziare il percorso prima ancora della nascita del bambino, prendendosi cura della mamma e mettendo in campo la possibilità di avere la visita a domicilio di una persona esperta, una ostetrica, per ricevere informazioni e consigli per prendersi cura al meglio del proprio bambino e di sé stessa.

Viene così fornita alle donne ogni informazione necessaria e, in casi specifici anche l’accompagnamento, per usufruire dei Servizi del territorio quali il Consultorio, il pediatra oltre che l’invito a partecipare alle altre attività del progetto ‘Passi piccoli comunità che cresce’ per poter proseguire il percorso fino ai tre anni di età del bambino. Le occasioni educative offerte sono tante, diluite nei tre anni del progetto e distribuite negli otto comuni dell’area del garbagnatese a Nord di Milano: vanno da momenti di socializzazione adulti-bambini, incontri di family coaching, letture ad alta voce, spettacoli teatrali per piccolissimi, ludobus, centri per la prima infanzia, eventi di educazione ambientale, mappatura dei luoghi ‘amici dei bambini’ presenti nel territorio.

A Sabrina Ritorto, assistente sociale e coordinatrice del progetto dell’associazione IRIS Istituto Ricerca Intervento Salute, partner del progetto “Passi piccoli” abbiamo chiesto perché sia importante andare a casa delle donne: «Le 22 mamme che da marzo a oggi ci hanno contattato hanno tanta voglia e bisogno di condividere la gioia della nascita e tutte le sue fatiche, dubbi, contraddizioni con qualcuno che possa orientarle a stare meglio, a tal punto da aprire ad una sconosciuta (l’ostetrica) la loro casa. Per noi l’andare dalle persone ha un senso importante ed è il nodo di questa azione: entrare in punta di piedi in una casa, che in equilibrio precario sta cercando di ridefinire spazi, ruoli, compiti, necessita di competenza e professionalità. Saper cogliere in ogni donna, e nelle relazioni significative che la circondano, il pensiero, i desideri, i bisogni e le domande per fornire informazioni chiare ed esaustive che l’aiutino ad acquisire maggior consapevolezza e competenza per svolgere al meglio il nuovo ruolo di madre. Andare da loro ci permette di essere noi l’ospite, di poter osservare oltre che parlare, e di permettere alla donna di essere il più possibile in una condizione di naturalezza, oltre che intervenendo anche a pochi giorni dal parto risulta essere per molte di loro una condizione di assoluta facilità organizzativa».

Alla domanda su quali siano le richieste che arrivano dalle neo mamme Ritorto ha risposto «Ad oggi il maggior numero di richieste ha avuto come oggetto l’allattamento. Escono dagli ospedali con informazioni per loro poco chiare, confuse, spesso la montata lattea non è arrivata e il panico di non “sfamare” adeguatamente il loro piccolo le paralizza aumentando i sensi di colpa e inadeguatezza. Poi abbiamo avuto qualche richiesta per affrontare insieme le prime volte: il bagnetto, lo svezzamento; altre la necessità di fare “due chiacchiere con qualcuno che mi capisce».

Sull’identikit della neo mamma che chiede aiuto Ritorto aggiunge: «La maggior parte di queste donne sono di origine italiana (solo due straniere), il numero è equo tra quelle al primo e al secondo figlio. Abbiamo avuto un solo caso di una minorenne mentre per le altre l’età è sotto i 40 anni. Chiamano nella maggior parte delle situazioni loro stesse, in un paio di occasioni le nonne materne ed in una il padre dei nuovi nati. Le donne comunicano di averne parlato con il partner ed i familiari che si dicono contenti che la madre riceva questo supporto». Un caso pratico ci racconta meglio in cosa l’ostetrica può essere utile. «L’ostetrica Sara Covino racconta di una madre tornata a casa dopo la nascita della sua bambina senza che fosse mai riuscita ad attaccarla al seno. Aveva fatto ricorso al latte artificiale la prima notte a casa non sapendo come fare a saziarla. La richiesta di una visita domiciliare e la possibilità d’incontrarla già il giorno successivo ha permesso da una parte di intervenire tempestivamente per sostenere la produzione del latte materno, dall’altra di incoraggiarla nei suoi tentativi di attaccare direttamente la bambina al seno. Grazie a un piccolo percorso insieme di tre incontri l’allattamento al seno si è ben avviato, mentre la mamma e la neonata sono state accompagnate nella scoperta e conoscenza delle reciproche competenze».

Ecco invece cosa caratterizza il servizio rispetto a quanto offre il welfare pubblico sul territorio. «Mi piace pensare che il nostro progetto sia un ponte che accompagni le donne dall’Ospedale al territorio. Noi godiamo di una autonomia organizzativa tale da permetterci di intervenire in brevissimo tempo dalla telefonata, cerchiamo di rispettare le 48 ore. Non siamo un pronto soccorso, abbiamo gli strumenti per valutare la natura della domanda ed in tal caso indirizzare la donna alle competenti istituzioni. Ma sappiamo che le richieste poste dalle donne hanno bisogno di tempestività e che questa facilità organizzativa non è al momento propria delle istituzioni. Volenti o meno la nascita ha come passaggio obbligato tutto ciò che afferisce all’area sanitaria ed è per questo che IRIS ha il privilegio di individuare per prima le donne ed i loro bambini per sostenerle adeguatamente nei loro compiti di cura primaria affinché si rafforzino e siano poi pronte a percorrere il ponte per accedere con maggior consapevolezza alle risorse presenti sul territorio», conclude Ritorto. Un bell’aiuto quindi per ridurre le possibilità che si cada nella mancanza di opportunità educative tipiche della povertà educativa.

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