Non profit

Inserimenti lavorativi, polverone sul bando. Il presidente Lombardo rimette nel cassetto 6,5 milioni di euro

Regione Siciliana

di Francesco Dente

La sospensione, alla fine, è stata una scelta quasi obbligata. Contro il bando per la concessione di contributi al terzo settore per il contrasto delle vecchie e delle nuove povertà, si sono schierati proprio tutti. Le imprese, i sindacati, ma soprattutto l’arcipelago del privato sociale e delle associazioni di volontariato, cioè i diretti interessati alla misura. Gli interventi a sostegno delle fasce deboli del mercato del lavoro, questa l’obiezione comune sollevata, rischiano di essere solo un provvedimento assistenziale. L’ennesima fabbrica di precari. Realizzata peraltro con 6,5 milioni di euro del Fondo nazionale delle politiche sociali. I giornali hanno anche “sparato” il numero dei potenziali beneficiari, ben 8.400. E così alla Giunta regionale siciliana guidata da Raffaele Lombardo non è rimasto che bloccare il cosiddetto “bando degli stagisti”.
I motivi? La Regione, glissa. Palazzo d’Orléans, questa la risposta, guarda già al futuro: saranno recepite le indicazioni che emergeranno dal confronto con i sindacati e con le associazioni imprenditoriali. Respinge, tuttavia, l’accusa di voler sfornare precari. «Sono circa 700, e non 8.400, i destinatari del contributo. Quei soggetti, cioè, appartenenti a quelle fasce deboli che senza un sostegno non avrebbero alcuna possibilità di avvicinarsi al mondo del lavoro», replica Andrea Piraino, assessore regionale alla Famiglia, alle Politiche sociali e al Lavoro.
Ma vediamo che cosa prevede nel dettaglio il bando congelato dalla Regione il 28 gennaio, a soli due giorni dalla scadenza del termine per presentare i progetti. Un testo, va detto, che non brilla per chiarezza. L’obiettivo principale è la realizzazione di azioni di accompagnamento per l’inserimento lavorativo attraverso l’erogazione di borse lavoro, di sostegni al reddito e iniziative di Job e di Enteprise Creation. Incubatori, le ultime due, in una parola. La misura, come ricordato, fa leva sulle organizzazioni di terzo settore. I soggetti ammessi a presentare la domanda sono infatti le associazioni di promozione sociale, le organizzazioni di volontariato, le fondazioni, le cooperative sociali e gli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti. Purché costituiti da almeno cinque anni e con un’esperienza triennale nella realizzazione di progetti a sostegno dell’occupazione delle fasce deboli. Lunga la schiera dei beneficiari finali. Nuclei monoreddito in cui l’unico percettore di stipendio ha perso il lavoro per cause indipendenti dalla sua volontà (fallimento o chiusura dell’azienda, grave malattia); famiglie con cinque componenti e basso reddito; donne vittime di maltrattamenti; persone prive di una dimora stabile; giovani e adulti con disagio psichico; giovani in uscita da comunità alloggio o case famiglia; giovani sottoposti a procedimento giudiziario dell’autorità minorile. Ora tutto è stato azzerato. E chissà quando si ripartirà.

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