Formazione
Insegno a profit e non profit a stare sullo stesso banco
Federica Bandini, docente alla Bocconi
di Redazione
È meglio aprire un asilo o fondare una cooperativa di collaboratrici domestiche? A questa domanda devono saper rispondere i manager del sociale. «Una risposta che implica un approccio interdisciplinare non solo nel momento dell’apprendimento delle competenze tecniche ma anche in fatto di visione generale della società», afferma Federica Bandini, direttore del master “Management delle imprese sociali, aziende non profit e cooperative” alla SDA Bocconi e docente al corso di laurea in Economia sociale dell’università di Bologna sede di Forlì.
«Chi opera nel terzo settore – dirigenti, alti quadri, presidenti, segretari generali e imprenditori sociali – non possono avere lacune nella conoscenza del mercato, del funzionamento dei servizi sociali, delle politiche di welfare e del dibattito in corso. Conoscenze che implicano una continua necessità di aggiornamento e che sono alimentate attraverso i network e le community», continua la Bandini. È l’innovazione dei sistemi di welfare che richiede questa multi-interdisciplinarietà. «Le aziende for profit parteciperanno al soddisfacimento di bisogni che l’attuale welfare non è più in grado di sostenere. È solo questione di tempo. Il mondo del non profit e dell’impresa sociale deve avere relazioni con le aziende for profit. Per ora il dialogo è stato avviato». I neo manager del terzo settore devono partire da qui. «Nei nostri corsi stiamo puntando molto su come gestire un proficuo rapporto fra profit e non profit. Un legame complesso e articolato», spiega la Bandini. «Intanto deve nascere un’unione virtuosa basata sullo scambio reciproco. L’azienda profit impara dal non profit a essere responsabile. Vale a dire conosce temi e modalità di approccio alla comunità, ai vari stakeholders. Il non profit apprende dall’impresa for profit come essere più professionale e quindi a condurre l’associazione applicando, ad esempio, sistemi di analisi e valutazione dei risultati. Questo incontro permette anche di superare il modello dove la profit elargiva una somma a una non profit. I due mondi, se dialogano, riescono a condividere un progetto, il che significa individuarlo e farlo crescere insieme».
Il legame dunque deve essere coltivato su più fronti. Come? «Con il cause related marketing che promuove parternariati per la gestione di un progetto, con lo staff development dove i dipendenti dell’azienda sono coinvolti in prima persona in attività di volontariato o di raccolta fondi, con la comunicazione costante e trasparente verso gli stakeholder», conclude la docente.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.