Non profit
Inquinamento del Lambro, Milano colpevole
Il Comune responsabile civile per aver realizzato con sei anni di ritardo i depuratori
di Redazione
Il Comune di Milano è stato ritenuto responsabile civile per “danno ambientale” per aver “realizzato con un ritardo di oltre sei anni il sistema di depurazione delle acque reflue urbane”da parte del Tribunale. Il giudice della decima sezione Civile, Caterina Spinnler ha riconosciuto la responsabilità civile del Comune, dichiarando che questa mancanza ha contribuito, “all’inquinamento del fiume Lambro e del fiume Po” ma non ha stabilito l’entità del risarcimento, perché non richiesto dai promotori.
La sentenza riguardante la depurazione delle acque di Milano è la conclusione di un’iniziativa legale iniziata nel 2001 e che giunge oggi al suo epilogo quando ormai Milano ha, per fortuna, realizzato ed attivato i suoi 3 depuratori, depurando tutte le sua acqua dal 2006. Questa sentenza, seppur tardiva, è di grande rilevanza generale, perché stabilisce alcuni principi fondamentali: perchè si riconosce per la prima volta in Italia la responsabilità di una amministrazione pubblica in un danno arrecato all’ambiente a causa di inadempienze o ritardi nella depurazione o nel risanamento di un inquinamento; perché si riafferma il diritto, oltre che di altri enti pubblici, di una associazione ambientalista riconosciuta ad intervenire in giudizio per danno ambientale, in difesa di interessi generali.
Legambiente e gli altri Enti coinvolti non hanno voluto avviarsi sulla difficile strada di quantificazione del danno subito: “Ci siamo accontentati di una vittoria di principio ma di elevato valore simbolico – dichiarano congiuntamente Andrea Poggio, vicedirettore nazionale e Damiano Di Simine, presidente lombardo dell’associazione – perché confidiamo nel fatto che la sentenza sia monito per tutti gli enti responsabili della salute del fiume Lambro, così come degli altri fiumi lombardi, per avviare concrete azioni di depurazione e risanamento dei fiumi e del loro ambiente circostante. Ci rivolgeremo a tutti gli Enti che ci hanno accompagnato sinora per decidere azioni comuni, attraverso il convinto avvio del “Contratto di fiume” per il risanamento del Lambro, ma anche per aumentare il livello di tutela, in primo luogo attraverso la istituzione di parchi fluviali lungo il medio e basso corso del fiume: un progetto che può avviarsi con l’entrata del comune di Milano nel Parco della Media Valle del Lambro, ed estendersi al tratto lodigiano”.
La causa civile era stata avviata con la messa in mora dell Comune nel 2001 da Legambiente, Provincia di Lodi, Provincia di Rovigo, Parco Regionale Veneto del Delta del Po, e da dieci comuni delle province di Milano, Lodi, Pavia e Rovigo. Le 13 pagine di motivazioni della sentenza, spiegano che “con decorrenza dal 15 marzo 2005, il Comune di Milano” si è “dotato di un sistema di trattamento delle acque reflue urbane” e “certamente lo ha fatto con ritardo rispetto al limite temporale del 31.12.98, fissato dalla direttiva Cee 91/271”.
Proprio tale ritardo, secondo il giudice, ha permesso alle acque reflue del Comune di Milano di riversarsi “nel fiume Lambro e successivamente nel Po “senza essere state sottoposte ad alcun trattamento” e di contribuire all’inquinamento del fiume Lambro e del fiume Po dove si riversano “in misura importante, gli scarichi non trattati provenienti dal Comune di Milano”.
La sentenza completa è scaricabile dal sito: www.legambiente.org <http://www.legambiente.org/>
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.