Welfare

Innovazione frugale

di Flaviano Zandonai

Google colpisce ancora. Riesce sempre a sorprendere con la versione personalizzata del logo aziendale dedicata al ricordo di persone ed eventi (gli ormai famosi doodle). Ieri, ad esempio, 126° (!) anniversario della nascita dell’architetto Mies Van der Rohe, famoso per le sue realizzazioni e forse ancor di più per il suo celeberrimo motto “less is more”, invito a eliminare il superflo per scoprire il valore dell’essenziale. Un invito che ben si adatta all’innovazione, sia sociale che in altre declinazioni. Sempre ieri, infatti, L’Economist tesseva le lodi della “frugal innovation” che caratterizza la produzione industriale asiatica. Prodotti non solo accessibili perché low cost, ma anche essenziali, cioè capaci di meglio delineare la funzione d’uso del bene. Un insegnamento molto importante per economie occidentali sommerse da optional che non sono più in grado di permettersi, ma soprattutto che impediscono di cogliere l’utilità prima di ciò che si consuma, mandando in tilt la gerarchia dei bisogni. Il ragionamento non vale solo per la produzione materiale, ma anche per la produzione di servizi, e pure di interesse collettivo. Non a caso, sempre negli stessi giorni, il quotidiano The Guardian intitolava allo stesso modo – “frugal innovation” – un pezzo dedicato agli imprenditori, stavolta sociali, indiani. “Il termine usato in India e in altre economie emergenti – si legge nel quotidiano britannico  – descrive un’innovazione che minimizza i costi, creando soluzioni frugali per migliorare l’offerta esistente o per offrire nuovi servizi pubblici. Il carattere frugale dell’innovazione ha consentito a un numero maggiore di persone di accedere a una più vasta gamma di servizi”. Insomma la riscoperta dell’essenziale è una rivolzione anche sociale che minimizza i costi avendo come riferimento non l’efficienza come sostengono gli esperti di organizzazione aziendale alla moda, ma l’efficcacia (impatto) della produzione. Il tutto per garantire più copertura. Van der Rohe ha ragione: less is more.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA