Welfare
Innovazione e coesione sociale: sfide per il Terzo settore e la PA
Un importante webinar organizzato da EY ha fatto il punto sui temi della coprogettazione e della coprogrammazione. Opportunità aperte dalla Riforma e rilanciate dal PNRR
di Redazione
Oltre due ore di dibattito, intenso e partecipato. Decine di domande, oltre duecento partecipanti, in rappresentanza delle realtà più importanti e organizzate della società civile.
Il webinar organizzato da EY il primo luglio scorso ha rappresentato un momento importante di approfondimento, elaborazione, analisi e proposte su due dei concetti-chiave della Riforma del Terzo settore: co-programmazione e co-progettazione.
Quali strumenti? Quali idee per la costruzione di policy condivise tra Enti Pubblici e Enti del Terzo settore (i cosiddetti Ets)?
Lo spiega Maria Cirillo, Partner di EY: “Nell’ambito dell’incontro è emerso come i percorsi di collaborazione tra Enti pubblici ed Enti del Terzo settore, sia a livello istituzionale sia a livello esecutivo, fossero già formalizzati nella pratica attraverso l’utilizzo di molteplici strumenti e nel rispetto dei principi del procedimento amministrativo ai sensi della legge 241/1990. Le “Linee guida sul rapporto tra pubbliche amministrazioni ed enti del Terzo settore negli articoli 55-57 del decreto legislativo n. 117 del 2017” si pongono quindi in continuità con quanto già esistente, andando a definire nel dettaglio strumenti quali la co-programmazione e la co-progettazione, con l’intento di costruire una cornice entro la quale abilitare nuove forme di collaborazione, anche nella costruzione di policy condivise”.
Con una serie di scenari affrontati dai relatori – moderati dal nostro Marco Dotti – nei loro aspetti giuridici, amministrativi, economici e d’impatto sociale.
Il Direttore Generale Terzo Settore al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Alessandro Lombardi ha spiegato approfonditamente come l’articolo 55 del Codice del Terzo settore parli esplicitamente di un coinvolgimento degli enti. Tanto in termini di co-progettazione, quanto di co-programmazione. Ma la strada da percorrere è ancora lunga, specie sulla co-programmazione.
Nella survey realizzata per l’occasione da EY, e illustrata da Enrico Coletta e Sophia Ricci di EY, sono stati monitorati i punti di vista degli Ets rispetto alla costruzione di policy condivise. Sono così emersi chiaramente alcuni punti di forza. L’86% degli Ets che hanno partecipato alla survey dichiara di aver già realizzato attività progettuali con la Pubblica Amministrazione. Lo strumento più utilizzato, a oggi, è quello della coprogettazione. Ma molte sono ancora le criticità e gli ostacoli: difficoltà amministrative (40,28%), di coordinamento (23,08%) e di coinvolgimento dei destinatari (13,46%). Segno che molta strada deve essere ancora fatta, competenze devono essere affinate e abilità strategiche elaborate.
Il decreto legislativo n. 117 del 2017 ha rappresentato infatti un momento di nel nostro Paese. Ora si tratta di sfruttarne le potenzialità in termini di sfide si delineeranno sul breve e sul lungo periodo anche grazie – come ha raccontato nel suo intervento Giorgio Centurelli Dirigente del Ministero dell’Economia e delle Finanze e componente del gruppo di lavoro PNRR– al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
La missione 5 del PNRR apre infatti nuovi scenari, risorse e opportunità per il Terzo settore – dalla riconversione delle RSA, alla rigenerazione urbana, dall’housing sociale all’implementazione dei servizi per le marginalità, ad es. – proprio partendo da questi due concetti cari al non profit: coesione sociale e inclusione.
Da questo punto di vista la sfida per il Terzo settore è doppia: maturare competenze e stabilire sinergie. Come osserva Enrico Coletta, Senior Manager di EY: “Dalla survey dedicata al Terzo Settore e nei panel dell’evento è emerso come il percorso di condivisione tra Pubblica Amministrazione e Terzo Settore debba essere rafforzato con competenze specifiche, sia a livello di strumenti da utilizzare sia di fattori abilitanti rispetto all’azione congiunta, quali l’innovazione e la tecnologia. Perché sia efficace, tale percorso non può che essere simmetrico e tenere in considerazione, oltre ai fabbisogni specifici del settore pubblico o del privato sociale, anche il fabbisogno comune di queste due realtà. Uno dei rischi che possono configurarsi nell’utilizzo degli strumenti di co-programmazione e di co-progettazione è, infatti, la generazione di un gap di competenze tra i diversi soggetti, estremizzando la differenza, ad oggi già rilevata, tra i soggetti più virtuosi e quelli che faticano a porre in essere azioni strutturate. Per questo l’utilizzo del PNRR e dei fondi europei, in particolar modo del FSE+, per l’acquisizione di competenze specifiche, risulta determinante per indirizzare il percorso di collaborazione tra Enti Pubblici ed ETS verso una reale coesione”.
Aggiunge inoltre Coletta: “Nel corso del nostro evento abbiamo sottolineato come le metodologie di collaborazione possano fare un passo avanti dal punto di vista sia del metodo sia della tecnologia, senza che vi siano costi eccessivi ma ripartendo da strumenti già in possesso delle istituzioni. Inoltre, è stato evidenziato come, una volta sanate tali competenze, le amministrazioni, in particolar modo quelle locali, anche superando la contingenza dell’avviso pubblico possano costruire sinergie non solo con altri enti pubblici ed ETS ma aprendo ad ulteriori stakeholder, per definire una programmazione di lungo periodo. Vi è quindi un accento sugli obiettivi e non sui singoli strumenti che possono essere utilizzati per perseguirli quali, appunto, la co-programmazione e la co-progettazione”.”.
I rapporti fra PA ed enti del Terzo settore a proposito degli articoli 55-57 del d. lgs. n. 117/2017, in particolare, dal punto di vista degli Enti locali, sono stati al centro dell’intervento di Luciano Gallo, Referente Innovazione Amministrativa, Contratti Pubblici, Diritto Del Terzo Settore, ANCI Emilia-Romagna. Che cosa permette di attivare concretamente e virtuosamente pratiche e rapporti di co-programmazione e co-progettazione? Molte condizioni pregiuridiche, di mentalità, di prospettiva. Ma anche una buona legge, come quella del 2020 della Regione Toscana. Legge che, richiamata daLuca Gori, professore di Diritto Costituzionale, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa,ha fatto da apripista, approvando la prima legge complessiva di attuazione del Codice del Terzo settore. Un’esperienza che può diventare un modello di prassi territoriale.
Un’esperienza che va approfondita, ma anche irrorata di senso e valori. Quei valori e quel senso che, hanno spiegato il Direttore Generale Forum del Terzo settore Maurizio Mummoloe il Direttore di CSVnet Lombardia Alessandro Seminati possono utilmente cogliere la sfida della co-programmazione e della co-progettazione come strumenti efficaci là dove si tengono fermi i fini. Anche nella formazione: necessità che si avverte e che va perseguita con rigore.
Un secondo panel ha messo a confronto esperienze di co-progettazione e co-programmazione, partendo dal caso-Bergamo. Città simbolo, perché duramente colpita dalla pandemia, ma anche città capace di applicare in modo moderno e coerente le nuove risorse che la Riforma offre alla condivisione e alla costruzione di policy condivise. Marcella Messina, Assessora Politiche Sociali, Comune di Bergamo, Giuseppe Guerini, Presidente di Confcooperative Bergamo e Portavoce Categoria Economia Sociale, Oscar Bianchi, Presidente, CSV Bergamo e la Direttrice Area Ambiente di Fondazione Cariplo Elena Jachia hanno spiegato cosa sta accadendo a Bergamo e come un ecosistema pubblico-Terzo settore sia riuscito a realizzare un modello efficace e efficiente di sussidiarietà circolare.
Esperienze, progettualità, buone prassi, e tanta, tanta competenza. Questi i punti di forza su cui il Terzo settore punterà nei prossimi mesi e anni. Per dare sostanza a una Riforma che ha davvero cambiato le regole del gioco, ma non i valori in campo.
Da questo punto di vista, conclude Angelo Rabatti, Associate Partner di EY e responsabile del progetto relativo al Terzo Settore: “La co-progettazione e co-programmazione sono quindi degli strumenti che lasciano ampio spazio al modo di costruire iniziative condivise fra Pubblica Amministrazione, Terzo Settore ed altri soggetti, quali le Fondazioni Bancarie. Perché questi strumenti possano essere adeguati all’interpretazione dei bisogni che vengono dalle comunità, occorrerà che tutti gli enti coinvolti, ma soprattutto gli ETS, sappiano valorizzare la loro sensibilità sociale e la visione strategica. Oltre e direi insieme a questo, sarà necessario curare l’aspetto organizzativo, procedurale e di gestione dei rischi, interpretando lo schema di governance e di rendicontazione previsto dalla Riforma come un elemento complementare all’impegno e alla dedizione. Solo così si potrà dare una adeguata garanzia di trasparenza ed efficienza nella gestione delle risorse”.
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.