Economia

Innovatori: I capitani coraggiosi che servono al sociale

Persone o gruppi “carismatici” che individuano bisogni insoddisfatti, aprono nuove strade alla solidarietà. E agli imitatori che poi seguono...a cura di, Luigino Bruni

di Redazione

Dobbiamo usare molta attenzione quando parliamo di povertà, un?attenzione che ultimamente non trovo nei giornali, e neanche dei documenti ufficiali di vari organismi. C?è, infatti, povertà e povertà. Non tutte le povertà sono disumane: la povertà è una piaga ma anche una beatitudine se scelta per amore degli altri.

Lo spettro semantico della parola povertà va dalla tragedia di chi la povertà la subisce (dagli altri, dagli eventi), alla beatitudine di chi la povertà la sceglie liberamente per amore degli altri, per liberare altri da forme di povertà non liberamente scelte. Sono queste povertà, quelle di Francesco d?Assisi e di Gandhi, che non possono essere sradicate dalla terra, che non possono diventare solo storia (per citare alcune espressioni dei programmi dell?Onu), perché se per disgrazia accadesse l?umanità ne uscirebbe terribilmente impoverita (ora sì che l?aggettivo è adeguato). Non c?è felicità senza qualche forma di povertà (da se stessi, dalle merci, dal potere …) liberamente scelta: è una ferita alla quale è legata una benedizione. Per le povertà subìte, non scelte, esistono in italiano altre belle parole: indigenza e miseria, che sarebbe bello trovare più spesso nel media.

L?economista iraniano Majid Rahnema, ad esempio, ne individua cinque forme: «Quella scelta da mia madre e da mio nonno sufi, alla stregua dei grandi poveri del misticismo persiano; quella di certi poveri del quartiere in cui ho passato i primi dodici anni della mia vita; quella delle donne e degli uomini in un mondo in via di modernizzazione, con un reddito insufficiente per seguire la corsa ai bisogni creati dalla società; quella legate alle insopportabili privazioni subite da una moltitudine di esseri umani ridotti a forme di miseria umilianti; quella, infine, rappresentata dalla miseria morale delle classi possidenti e di alcuni ambienti sociali in cui mi sono imbattuto nel corso della mia carriera professionale» (Quando la povertà diventa miseria).

Sono personalmente convinto, anche per esperienza diretta, che nessuna forma di povertà può essere curata senza amarla: solo chi sa vedere in quella forma di povertà qualcosa di bello riesce a redimerla.

Occhi diversi
Ecco allora che diventa cruciale il ruolo civile ed economico dei carismi: i carismatici, le persone portatrici o che partecipano di un carisma, redimono le povertà perché vedono nel povero, nel malato, nel carcerato, un tesoro: «Non chiamateli problemi», ripeteva spesso Madre Teresa, «chiamateli doni». Nel missionario che va verso il malato non c?è solo la forma di amore dell?agape (dono), c?è anche eros, attrazione, perché ha degli occhi per vedere qualcosa di bello che lo affascina (altrimenti si può solo fuggire, alla lunga, dai problemi e dai mali).

Un carisma, sia di ispirazione religiosa che laica, è infatti un dono che dà ?occhi diversi? per vedere un tesoro in una cosa che per gli altri è solo un problema.

Ecco perché non c?è sviluppo pienamente umano, e non c?è innovazione sociale, senza i carismi. Esiste, nel sociale, un meccanismo molto simile a quello ipotizzato da Schumpeter per l?innovazione imprenditoriale. Nella sua Teoria dello sviluppo economico (1905), il grande economista austriaco ha proposto una delle teorie più suggestive, e rilevanti, del Novecento, distinguendo tra imprenditori ?innovatori? e imprenditori ?imitatori?. L?innovatore è quella persona che rompe lo stato stazionario (dove non ci sono né profitti né perdite), e grazie ad una nuova idea crea sviluppo, porta avanti l?economia.

Poi arrivano, come uno sciame di vespe attratte dalla nuova opportunità, altri imprenditori ?imitatori? che fanno propria quell?innovazione, che da quel punto in poi diventerà parte integrante dell?intero mercato, riportando così il sistema in equilibrio e allo stato stazionario; finché non arrivano altri innovatori, che spingono avanti i paletti dello sviluppo economico, per un nuovo processo di innovazione-imitazione, che è il vero circolo virtuoso creatore di ricchezza.

Dinamica incessante
Credo che nel sociale sia all?opera un meccanismo simile, tra carisma e istituzione (nel linguaggio di Max Weber che non è da escludere abbia avuto un?influenza su Schumpeter). Il carisma innova, vede bisogni insoddisfatti, individua nuovi poveri, apre nuove strade alla solidarietà, spinge avanti i ?paletti dell?umano? e della civiltà. Poi arriva l?istituzione (lo Stato, ad esempio), che imita l?innovatore, fa sua l?innovazione, e la fa diventare ?normale?, la istituzionalizza.

Pensiamo, per un esempio, al tema del bilancio sociale. Negli anni 70 sono stati degli innovatori sociali, dei carismatici potremmo dire, che hanno liberamente iniziato a scrivere una rendicontazione non solo economica e finanziaria ma anche ambientale e sociale. Oggi, a distanza di oltre trent?anni, in certi settori redigere un bilancio sociale sta diventando un obbligo: lo Stato imita, arriva e istituzionalizza.

Altro esempio in tema di consumo etico: i primi ad innovare e a proporre più alti standard etici nella produzione sono stati dei carismatici (i fondatori del commercio equo e solidale, ad esempio), oggi il mercato ha imitato e anche imprese più tradizionali, grandi istituzioni economiche (multinazionali) hanno dovuto alzare i loro standard, e gli Stati e le istituzioni internazionali stanno via via rendendo obbligatorie certe innovazioni sociali ed umane (lavoro minorile, ad esempio). Processo analogo nel campo dei diritti umani, dell?ambiente: persone portatori di carismi che innovano, spingono avanti la frontiera dell?umano, e le istituzioni che seguono.

Gli innovatori, quindi, sono presto raggiunti dalla istituzione (e per fortuna!), e se non sono capaci di nuove innovazioni, presto saranno indistinguibili dagli imitatori. Pensiamo ancora al commercio equo e solidale: oggi che è in corso un processo di imitazione, le botteghe del Ces potranno sopravvivere e attrarre consumatori etici solo se saranno capaci di spostare ancora avanti la frontiera del consumo etico e critico, andando ad individuare nuove criticità e nuove sfide, e non accontentarsi dei risultati raggiunti o, tantomeno, impedendo alle imprese imitatrici di vendere prodotti etici, o non volendo entrare nelle catene della grande distribuzione per non contaminarsi.

La civiltà (e anche l?inciviltà, purtroppo) avanza grazie a questa dinamica carisma-istituzione: fermarla o combatterla significa frenare lo sviluppo civile, e quando ci sono tali tentazioni, abbiamo già i primi segni di crisi della forza carismatica di una esperienza. Il vero innovatore non ha mai timore dell?imitatore: quando l?innovazione entra in crisi, si guarda l?imitatore come un rivale in un gioco a somma zero.


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