Filantropia
Innovare più che riparare: a Parma svolta da 27 milioni
La Fondazione Cariparma presenta il Piano strategico per il prossimo quadriennio con tre nuovi obiettivi e la scelta di cambiare il paradigma della propria azione. Il presidente Magnani: «Abbiamo lavorato un anno per comprendere come stava cambiando lo scenario intorno a noi». Il plauso del vicepresidente Acri, Giovanni Azzone
Tre nuove priorità, quattro linee di azione e 27 milioni di euro di erogazioni per il prossimo anno: c’è tutto questo nel Piano strategico 2024-2027, presentato martedì scorso da Fondazione Cariparma, nel suggestivo scenario del Ridotto del Teatro Regio (dove poi si è esibito Stefano Bollani). Un finanziamento importante che, come spiega una nota della fondazione, sarà erogato «tramite assegnazioni dirette, azioni di sistema e bandi».
Il presidente: nuovo scenario, nuove sfide
Un Piano, quello dell’ente presieduto da Franco Magnani e diretto da Antonio Lunardini, che punta alla riduzione delle diseguaglianze, al rafforzamento delle persone e delle istituzioni e all’accompagnamento delle trasformazioni del territorio. Le tre priorità, appunto.
«Abbiamo lavorato oltre un anno insieme al Consiglio generale», spiega proprio Magnani, «per comprendere come stava cambiando lo scenario intorno a noi e come la nostra Fondazione avrebbe dovuto immaginarsi nel futuro e per il futuro. È stato un anno complesso, il lavoro è stato impegnativo. Possiamo però contare sull’appoggio ed il coinvolgimento di grandi professionisti esperti, che hanno lavorato insieme a noi e continueranno a farlo e siamo pronti per accompagnare il nostro territorio sulle sfide in atto».
Cambiare il paradigma filantropico
A Parma si è voluti passare «da una filantropia riparativa» a una «innovativa», avvalendosi dell’analisi di Cergas Sda Bocconi: un’azione di lettura del contesto, analisi del dato, laboratori tematici partecipati dal territorio e da esperti di settore, che hanno permesso a Fondazione Cariparma «di mettere a fuoco la grande necessità di superare la logica “settoriale” delle macro aree». Un’evoluzione, spiegano nella città emiliana, «che arriva dai mutamenti dei contesti, che impone di leggere i problemi in modo nuovo e trasversale. Le fondazioni di origine bancaria oggi, infatti, non devono garantite la tenuta del sistema ma produrre cambiamenti».
Valorizzare il capitale umano e sociale, generare consapevolezza, partecipazione e protagonismo e valorizzare l’innovazione sono, in altri termini, i tre ambiti di intervento che permetteranno a Fondazione Cariparma di agire in modo incisivo all’interno delle priorità strategiche individuate.
Quattro linee di azione
Tutto si concretizzerà nelle linee d’azione. Quattro, come si diceva.
Con Società e sfide per il welfare, si cercherà di «ricomporre la frammentazione informativa e di conoscenze sul welfare locale, favorire la collaborazione e l’integrazione tra soggetti diversi del welfare, sviluppare e rafforzare risorse e reti a supporto dei caregiver».
Con Trasformazioni Urbane e del territorio, si vuole invece « creare opportunità di coinvolgimento degli attori del territorio, superare visioni parziali e limitate delle trasformazioni in atto, riconoscere e valorizzare le competenze e conoscenze presenti nella comunità, valorizzare il patrimonio del territorio».
Sviluppo del capitale umano e innovazione, mira «a supportare lo sviluppo di nuove conoscenze e nuove competenze, promuovere la capacità di programmare e progettare dei beneficiari, realizzare azioni di accompagnamento e capacity building».
Infine, Sostegno (r) Esistente, punta «a sostenere le attività ad alto valore sociale e radicate nel territorio, con un ampio coinvolgimento di stakeholder, supportare le attività tradizionali della comunità locale e legate all’identità della comunità stessa».
L’innovazione che piace
Il Piano è stato tenuto a battesimo dal vicepresidente Acri (e presidente Fondazione Cariplo), Giovanni Azzone: «Per poter impostare una strategia», ha detto, »e un piano di intervento è fondamentale attuare un processo di analisi quello che ha fatto la fondazione Cariparma; ha svolto un’indagine di percezione e notorietà per comprendere come è considerata dalle comunità, per le quali opera, e ha sviluppato un profondo percorso interno coinvolgendo gli organi e la struttura operativa. Ho apprezzato questo metodo», ha proseguito Azzone, «per una fondazione di origine bancaria oggi è importantissimo comprendere il contesto per definire gli ambiti e le priorità di intervento. E condivido molto il focus sulla filantropia innovativa e la visione “intersettoriale”, necessaria per affrontare i problemi che ci troviamo di fronte: invecchiamento, povertà, attenzione alle fragilità, per citare solo alcune delle sfide che Cariparma ha individuato e che dovranno essere al centro dell’azione di tutta Acri»..
Plauso anche da parte di Francesca Sofia, direttrice Generale Fondazione Cassa depositi e prestiti, che ha sottolineato lo «spirito innovativo e coraggioso» del nuovo percorso, «rischiando di andare a destrutturare quelli che sono principi strutturali della filantropia, che purtroppo in Italia è spesso intesa molto erroneamente come beneficienza. La filantropia invece è un investimento, è frutto di visione e conoscenza del contesto e porta con sé un grande ottimismo perché investe su chi crede in un mondo migliore, su chi pensa che si possa realizzare un cambiamento avendo gli strumenti e le risorse adeguate»
La foto di apertura è di A. Samaritani/Meridiana/Sintesi.
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