Welfare

Iniziative Ue: la delusione di Equal. Chi non cambia è finanziato. Per ora

Il progetto che dovrebbe promuovere le azioni più innovative non ha aiutato il cambiamento. Premiando realtà consolidate.

di Redazione

L?iniziativa comunitaria Equal continuerà nel prossimo biennio? La domanda serpeggia nel mondo del non profit, e arriva proprio al momento giusto: il ministero del Lavoro, che ha appena pubblicato le graduatorie dei progetti per il prossimo biennio (fino al 2006), ha anche reso pubblica la valutazione intermedia sui progetti in corso, quelli a scadenza nel 2004. Il valutatore indipendente (Ismeri Europa) rileva che i finanziamenti di Equal hanno aiutato nuovi accordi di partenariato fra gruppi, organizzazioni, enti precedentemente senza alcuna conoscenza reciproca; ha cioè aiutato l?incontro tra mondi diversi, per esempio tra profit e non profit, e ciò ha portato risultati produttivi per i beneficiari finali (le persone svantaggiate) e per i territori. Ma Ismeri segnala anche la deludente innovazione nelle pratiche di lavoro ordinarie, soprattutto nella programmazione con la pubblica amministrazione e nelle ricadute sulle imprese. Ma Equal è soprattutto innovazione, e non gestione ordinaria. Quindi il valutatore si chiede se questa iniziativa comunitaria abbia aiutato la domanda di cambiamento: e la sensazione non è positiva. Sembra infatti che Equal, più che sperimentare e innovare, abbia rafforzato in Italia alcune pratiche di inclusione sociale, già presenti ma deboli contrattualmente. Sembra mancare, in realtà, una vera domanda d?innovazione, mentre è evidente come Equal stia impattando maggiormente le politiche dello sviluppo e dell?impresa sociale, candidando quest?ultima a soggetto-cerniera tra le istanze di territorializzazione e l?integrazione dei soggetti deboli. In modo particolare, gli Equal settoriali hanno consentito di alzare lo sguardo rispetto al localismo delle azioni territoriali, permettendo a una moltitudine di soggetti di aggregarsi a livello macro, rafforzando i soggetti stessi, sia di Terzo Settore che for profit, nel raggiungimento degli obiettivi stabiliti. Il valutatore indipendente rileva quindi che non è la collaborazione (non nuova) tra enti di formazione e imprese sociali a creare gioco virtuoso, ma l?incontro tra il mondo profit e le istanze sociali di sviluppo ?soft?, in un?ottica di sviluppo sostenibile e socialmente responsabile. La nuova programmazione di Equal per il 2005-2006, quella che riguarda i finanziamenti appena approvati, riuscirà a fare qualche passo avanti rispetto al biennio che sta finendo? Emergono alcune ombre: nei progetti settoriali finanziati (quelli su tutto il territorio nazionali) il Terzo settore, che nel biennio precedente guidava ben il 45% delle partnership della misura 2.2 Imprenditorialità – economia sociale, pur mantenendo lo stesso peso e responsabilità nel futuro biennio rispetto alla stessa misura 2.2, perde in realtà ruolo di leadership nella capacità di incidere positivamente sull?efficacia delle azioni, con una presenza che nel complesso delle misure finanziate scende al 23%. Riusciranno le organizzazioni a raccogliere la sfida dei problemi che comporta il rapporto con il mondo profit, coniugando solidarietà e partecipazione con i vincoli della produzione economica, e dell?innovazione, che Equal richiede? Saranno in grado di coinvolgere l?ente locale, stabilendo nuovi equilibri, passando dalla dipendenza alla collaborazione e delineando un saper fare nuovo rispetto all?azione congiunta con la pubblica amministrazione e con il mondo profit? La presenza maggiore, nel prossimo biennio, di soggetti capofila sia della pubblica amministrazione che del profit lasciano queste domande aperte.


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