Non profit

Ingresso a punti? emigranti d’élite

Il piano di Clarke è finalizzato a selezionare e attrarre i migranti in grado di contribuire maggiormente allo sviluppo e alla competitività dell’economia britannica

di Enzo Mario Napolitano

Ho letto che la Gran Bretagna ha deciso di selezionare gli immigrati che vogliono entrare nel suo territorio attraverso un sistema a punti. Mi piacerebbe conoscere il dettaglio di questo meccanismo e se, in base alle nostre leggi, potrebbe essere replicabile anche in Italia. P. P. (email) Il 6 marzo scorso il ministro degli Interni della Gran Bretagna, Charles Clarke, ha presentato al Parlamento il documento A Points-Based System: Making Migration Work for Britain già anticipato un anno fa in occasione della presentazione della nuova politica britannica in tema di immigrazione. Una politica di ammissione selettiva che all?inizio del 2005 è stata sottoposta al vaglio di alcune categorie di stakeholder. Il piano di Clarke è finalizzato a selezionare e attrarre i migranti in grado di contribuire maggiormente allo sviluppo e alla competitività dell?economia britannica e allo scambio culturale. Il tutto sulla base di una consapevolezza resa esplicita nel piano governativo: la migrazione offre un contributo sostanziale alla crescita economica, aumenta gli investimenti, l?innovazione e l?imprenditorialità ma rappresenta un arricchimento culturale della comunità inglese. Questa politica ha portato il governo a individuare cinque categorie (Tier) di migranti. Il sistema di ammissione selettiva a punti (definito points-based approach) è finalizzato a selezionare i migranti di talento che possiedono il punteggio minimo per entrare e restare. I punteggi dovrebbero rappresentare anche le potenzialità e le probabilità di successo dell?esperienza migratoria oltre che l?attitudine a integrarsi nella comunità inglese. Talenti misurati sulla base di attributi che, se raggiungono il punteggio minimo, danno il diritto di entrare in una categoria. Tutti i migranti, con l?unica eccezione gli highly skilled, sono obbligati a dotarsi di un?organizzazione sponsor che presenta all?ufficio competente Home Office una domanda di sponsorizzazione garantendo l?attitudine del migrante a svolgere un?attività o a seguire un corso di studi determinati e, a richiesta, allegando una polizza assicurativa. Clarke si propone di consolidare e incrementare il capitale umano migrante di cui l?esperienza coloniale ha dotato la Gran Bretagna attraverso un?azione di brain drain finalizzata alla massimizzazione di brain gain. Probabilmente Clarke non ha ancora letto il libro dell?economista Richard Florida (The Fly of the Creative Class) che scrive: «Immigration is the lifeblood of the creative economy» e che pone in guardia gli attori politici ed economici dal rischio di limitarsi a sviluppare strategie rivolte ad attirare gli high-skilled immigrants e a trascurare i low-skilled immigrants che invece investono molto sull?educazione dei figli per farli diventare portatori di abilità e conoscenze superiori a quelle della prima generazione. Si tratta di una strategia volta a conseguire vantaggi competitivi a breve termine senza tenere conto che è lo stesso processo migratorio un momento di crescita in cui il migrante migliora le performance. Come ha analizzato Florida i migranti eccellenti sono portati a divenire nomadi, a tornare nel paese di origine o a migrare verso distretti creativi in grado di offrire loro esperienze e occasioni più interessanti.


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