Politica
Infrastrutture,quell’attrazione fataleper l’asfalto
trasporti Perché non c'è stata la svolta promessa dal programma
di Redazione
In Italia quando si parla di grandi opere, il riflesso condizionato è quello di farle comunque (senza alcuna verifica della loro reale utilità e redditività) e dovunque (senza alcuna valutazione del territorio in cui queste si inseriscono e delle esigenze reali di popolazioni ed enti locali). La Legge Obiettivo è stata la sublimazione di questo modo di procedere che, di fatto, non è stato scalfito dalle politiche sulle infrastrutture intraprese dal governo Prodi.
A dire il vero, con la redazione del programma di governo Per il bene dell’Italia si era partiti bene perché si sosteneva che la programmazione e quindi la selezione degli interventi doveva essere compiuta utilizzando la valutazione ambientale strategica. Inoltre si sosteneva che bisognava partire dal fallimento della Legge Obiettivo per rivedere in particolare la procedura speciale di valutazione di impatto ambientale, che viene espletata in una fase troppo immatura dell’elaborazione progettuale, e la partecipazione degli enti locali, semplici esecutori delle scelte governative.
Non solo, nell’agosto 2007 il ministro Di Pietro, in pieno contenzioso amministrativo con le aziende coinvolte nel progetto e mentre il governo attendeva segnali dall’Europa, ha pensato bene di far sapere, non in una riunione di governo ma al quotidiano Il Sole 24 Ore, che riteneva la revoca delle concessioni per legge un errore.
Ma la vicenda non è conclusa perché non c’è stato il recesso dal contratto per realizzarlo già stretto con la società Impregilo, come il WWF ha più volte chiesto. Questa rimane una grave lacuna, che potrebbe costare agli italiani moltissimo denaro e non dice la parola fine sulla realizzazione di un’opera costosissima, considerata inutile e velleitaria nel programma del governo Prodi e su cui l’Unione europea ha aperto una procedura di infrazione per violazione della direttiva Habitat, che tutela specie ed aree naturali di particolare pregio per l’Europa.
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.