Famiglia

Informazione: presentato il rapporto 2003 di Rsf

Nel 2003 i giornalisti uccisi sono stati 42, ''Numeri mai cosi' elevati dal 1995'', hanno spiegato i rappresentanti di Rsf

di Redazione

”Pochi, anzi, nessun miglioramento”. Basta questa constatazione del decano degli inviati di guerra, Ettore Mo, per sintetizzare la situazione della liberta’ di stampa nel mondo, descritta nel rapporto di Reporters sans Frontiers, anticipato a inizio anno e presentato oggi in occasione della 14/a Giornata internazionale della liberta’ di stampa. E le cifre dicono che nel 2003 i giornalisti uccisi sono stati 42, principalmente in Asia e Medio Oriente (guerra in Iraq), mentre quelli incarcerati sono attualmente 130: ”Numeri mai cosi’ elevati dal 1995”, hanno spiegato i rappresentanti di Rsf che hanno sottolineato come siano stati 766 i giornalisti mesi sotto inchiesta, oltre 1460 quelli aggrediti o minacciati e 501 i media censurati. I ”predatori della liberta”’ di stampa sono saliti a quota 37: a quelli noti da tempo si sono aggiunti il presidente della Maldive, Maumoon Abdul Gayoom, quello del Pakistan, Pervez Misharraf e il re di Tonga, Taufa’ahau Tupou IV. I loro profili, con quelli che vengono definiti dei ‘predatori’ di vecchia data (da Fidel Castro a Vladimir Putin) sono contenuti nel magazine fotografico ‘Dominique Isermann per la liberta’ di stampa’, consacrato al lavoro della fotografa di moda che ha offerto 80 pagine di fotografie all’organizzazione per la difesa della liberta’ di stampa e dei giornalisti prigionieri. Il rapporto 2003 si concentra anche sulle ”dittature paradisiache”: Birmania, Cuba, Maldive, Seychelles, Tunisia, Vietnam: ”Spiagge di sabbia fine, palme e alberi da cocco, mare turchese, templi dai mille riflessi dorati…Dietro a questi cliche’ turistici si nasconde il rovescio della medaglia; la liberta’ di stampa non esiste. I giornalisti indipendenti, considerati alla pari dei nemici pubblici, sono sottoposti a infinite pressioni da parte delle autorita’. Durante la conferenza stampa i responsabili di Rsf sono tornati a denunciare la ”vulnerabilita”’ dei giornalisti inviati in Iraq. ”Le forze armate americane – hanno accusato – possono essere considerate responsabili della morte di cinque giornalisti”. Tra questi il cameramen della Reuters, Taras Protsyuk e del suo collega spagnolo, Jose’ Couso, uccisi da un colpo di carro armato sparato verso l’Hotel Palestine, dove fanno base gli inviati a Baghdad. ”Ancor piu’ di chi ha sparato – e’ stato detto -, che forse non conosceva la situazione, sono da ritenere responsabili i comandi militari americani”.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA