Gioia frequenta la quarta all’Istituto Quinto Orazio Flacco di Portici. «Per me andare a scuola è come andare dal dentista», dice, «sono pochi gli incontri che ti fanno dire che non è così. Nel percorso si trovano al massimo due persone che ti danno qualcosa». Le sue parole – raccolte insieme a quelle di decine di altri studenti da Raffaele Mantegazza e Annamaria Romagnolo nel volume Educazione bene comune – dicono il “mal di scuola” di tanti ragazzi. Un malessere che troppo spesso si traduce in fallimento formativo, abbandono, infinite assenze. Da una scuola vissuta così, o si fugge o ci si resta da fantasmi.
La dispersione scolastica è un problema enorme della scuola italiana, seppure non nuovo. Il fenomeno è composto in realtà da tante tessere, come in un puzzle. Ci sono i ragazzi che abbandonano la scuola formalmente, 100mila all’anno, ma qualcuno di loro magari chissà dopo qualche tempo ci potrebbe pure rientrare, magari cambiando tipologia di studi. Poi ci sono quelli che la scuola l’hanno abbandonata da talmente tanto tempo che pur avendo ormai 18-24 anni in tasca hanno solo un diploma di terza media: è il dato ufficiale della dispersione scolastica e in Italia sono 467mila circa, ossia l’11,5% dei giovani in quella fascia anagrafica. E ancora, vanno conteggiati gli studenti che a scuola ci vanno, ma non imparano quasi nulla: è la dispersione implicita, che si attesta all’8,7% degli studenti di quinta superiore. Infine ci sono i ragazzi che formalmente sono iscritti a scuola, ma non ci vanno quasi mai: 82mila nel giugno 2022 furono gli alunni non scrutinati per troppe assenze. Alla fin fine, la dispersione intesa con questa accezione larga riguarda il 20% degli studenti d’Italia. Ecco tutti i numeri della dispersione scolastica, tessera per tessera.
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