«Quando vado a trovare Michka, osservo le altre residenti: quelle vecchissime, quelle mediamente vecchie, quelle non tanto vecchie, e a volte vorrei chiedere; qualcuno vi accarezza ancora? Qualcuno vi abbraccia? Da quanto tempo un’altra pelle non viene a contatto con la vostra? Quando mi immagino da vecchia, proprio vecchia, quando tento di proiettarmi fra quaranta o cinquant’anni, a sembrarmi più dolorosa, più terribile è ’l’idea che non mi tocchi più nessuno». Questo brano è tratto dal romanzo Le gratitudini, della francese Delphine De Vigan. Racconta in maniera bellissima la vita in una residenza per anziani. Dare casa alla fragilità: è questo il senso dei servizi residenziali. Perché a volte la casa non basta più ad accoglierci e a proteggerci. Vale per gli anziani non autosufficienti, per le donne vittime di violenza che vogliono ricominciare, per i ragazzini migranti soli…
Al 1° gennaio 2022, dice l’Istat, i presidi residenziali attivi nel nostro Paese sono 12.576. L’offerta è di circa 414mila posti letto, sette ogni mille persone residenti. A livello territoriale, l’offerta è maggiore nel Nord Est con 10 posti letto ogni mille residenti, nel Sud del Paese è invece poco al di sopra di tre posti letto ogni mille residenti e copre solo l’11% dei posti letto complessivi. Gli ospiti ammontano a 356.556, dei quali oltre tre su quattro sono anziani.
Contenuto riservato agli utenti abbonati
Abbònati a VITA per leggere il magazine e accedere a contenuti e funzionalità esclusive
Hai già un abbonamento attivo? Accedi