Formazione

Disoccupazione, il peso dell’essere “figlio di”

di Francesco Dente e Matteo Riva

I livelli di occupazione continuano a dipendere in larghissima parte dal grado di scolarizzazione dei genitori. Risultato? Povertà ed esclusione sociale sono un circuito chiuso che si autoalimenta

È un pezzo di carta ma pesa come una zavorra. Più è leggero, questo il paradosso, più spinge verso il basso. Un indovinello? No. Nemmeno la versione corretta di un vecchio slogan pubblicitario ma la rappresentazione visiva del legame, purtroppo ancora stretto, tra il titolo di studio dei genitori e quello conseguito dai rampolli. Se i tuoi hanno la licenzia media difficilmente vedrai la pergamena di laurea incorniciata in camera. Corri il rischio, anzi, di abbandonare la scuola dell’obbligo prima di prendere il diploma. Se mamma e papà hanno invece la maturità secondaria farai più fatica ma potresti farcela a diventare dottore. Se almeno uno dei due, infine, è andato all’università hai ottime probabilità, non solo di andarci anche tu e di completare gli studi, ma di sistemarti bene per il resto della vita. Storia vecchia, si dirà, quella della scuola italiana che non riesce a portare ai piani alti della società chi è nato a quelli bassi. L’ascensore sociale bloccato, si ripete. A ricordarcelo ancora una volta è l’edizione 2023 dell’indagine Livelli di istruzione e ritorni occupazionali realizzata dall’Istat. Vita ha letto la ricerca con l’aiuto del professor Luca Salmieri, associato di sociologia alla Sapienza di Roma e autore del volume La povertà educativa in Italia. Dati, analisi, politiche scritto a quattro mani con il collega Orazio Giancola, anch’egli sociologo dei processi educativi, e pubblicato da Carocci nel 2023.

Se il titolo di studio dei genitori è una condanna

Se almeno un genitore è laureato, ecco i numeri dell’Istat, la quota di figli fra 25 e 34 anni che ha conseguito un titolo terziario è pari al 67,1%, se almeno uno è solo diplomato scende al 40,3% mentre sprofonda al 12,8% nel caso dei nuclei familiari in cui i genitori possiedano al più un titolo secondario inferiore, la licenza media. La buona notizia riguarda le donne. Secondo i ricercatori, l’associazione tra il contesto familiare e il titolo di studio è meno stretta per le giovani. La percentuale delle figlie che ha raggiunto la laurea e proviene da famiglie con un elevato livello di istruzione è oltre quattro volte superiore a quella registrata nelle famiglie con bassi livelli di istruzione. La differenza sale invece a circa sette volte tra i coetanei maschi. «La relazione diretta e indiretta fra il titolo di studio dei genitori e quello raggiunto dai figli è una caratteristica presente in tutte le società occidentali industriali avanzate. Ci sono paesi, tuttavia, in cui, pur essendoci la correlazione, la quota di figli che ha genitori con un basso titolo di studio e raggiunge la laurea è comunque consistente. Non è il caso dell’Italia, purtroppo. Nel nostro Paese, a partire dal secondo dopoguerra c’è stata una forte espansione dell’accesso delle classi sociali deboli al sistema di istruzione medio e superiore. Il fenomeno si è bloccato invece per quanto riguarda la laurea. È avvenuto, anzi, con ritardo, lentamente e a una bassissima intensità», spiega il professor Salmieri. 

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