Volontariato

Influenza aviaria: un’emergenza lunga e costosa

Necessari oltre 300 milioni di dollari per le attività di controllo della FAO

di Paolo Manzo

La crisi dell’influenza aviaria non è solo un problema immediato e di breve periodo, ma con tutta probabilità sarà un?emergenza con cui si dovrà fare i conti per diversi anni, ha affermato oggi Joseph Domenech, Veterinario Capo della FAO. A prescindere dalla prospettiva di un?epidemia umana, le conseguenze della malattia sui volatili selvatici, ma soprattutto sul pollame domestico, sono enormi, avverte Domenech. L?effetto a catena sul settore avicolo potrebbe infliggere un duro colpo alle economie locali, nazionali e di intere regioni del mondo. A livello locale, le famiglie di piccoli allevatori che dipendono dal pollame per il proprio sostentamento o come fonte di reddito, sono minacciate dalla prospettiva di perdere gli animali o perché infetti o perché abbattuti per evitare la diffusione della malattia. In molti paesi la paura del contagio ha fatto crollare i consumi di pollame, mettendo l?industria avicola in ginocchio. La FAO è preoccupata che l?interesse internazionale si sia focalizzato quasi esclusivamente sulla possibilità che l?influenza aviaria possa diventare un?epidemia umana, e si sia trascurato invece l?impatto devastante sul pollame e su altri animali. Quest?attitudine, dice Domenech, rischia di non far capire che il modo migliore per proteggere gli esseri umani è controllare e cercare di sradicare la malattia tra gli animali. L?agenzia insiste che la lotta a livello internazionale va fatta con maggiore sorveglianza e monitoraggio, con strette misure di biosicurezza, mediante l?abbattimento degli animali malati e l?eliminazione sicura delle carcasse, controllando i movimenti di animali e prodotti. Inoltre, la FAO raccomanda ai piccoli allevatori, a chi ne commercia le carni ed a tutti coloro che vengono stretto contatto con il pollame, di fare particolare attenzione affinché siano applicate basilari norme igieniche e siano rafforzate le misure di biosicurezza. I movimenti del pollame, da e verso i mercati, e la gente coinvolta nella sua produzione e commercializzazione, sono i principali veicoli della diffusione della malattia in aree prima non colpite. Una diffusione così rapida della malattia ha significato un aumento dei fondi necessari alla FAO per il suo programma di controllo della malattia nei prossimi tre anni, ora stimati intorno a 308.5 milioni di dollari ? una somma più che doppia di quella che era stata quantificata e richiesta alcuni mesi addietro. Sinora la FAO ha ricevuto soltanto 71 milioni di dollari. L?organizzazione ha già speso oltre 20 milioni nella fornitura di beni e servizi a 87 paesi: circa 10 milioni in attrezzature veterinarie e di laboratorio; oltre 6 milioni in risorse umane, veterinari ed altri esperti; circa 1.5 milioni per formazione in attività di laboratorio, analisi epidemiologiche ed interventi sulla fauna selvatica; oltre 500.000 dollari per analisi diagnostiche e studi epidemiologici sul campo; e 2 milioni per spese operative generali. La FAO e l?Organizzazione Mondiale per la Salute Animale (OIE) hanno organizzato per il 30 e 31 maggio a Roma una conferenza scientifica internazionale su influenza aviaria e volatici selvatici per cercare di capire meglio il ruolo che questi ultimi hanno nella trasmissione della malattia. Come agenzia ONU con il ruolo guida nella lotta contro l?influenza aviaria negli animali, la FAO parteciperà ad una conferenza ad alto livello che si terrà a Vienna il 6 ed il 7 giugno prossimi. La riunione, convocata dalla presidenza UE, dagli Stati Uniti, dalla Banca Mondiale e dalla Cina, vedrà la partecipazione di ministri della salute e dell?agricoltura, di veterinari, di epidemiologi e di altri esperti dei paesi colpiti e dei paesi donatori. L?intento è dare seguito agli accordi ed agli impegni finanziari presi a gennaio in occasione della Conferenza dei donatori di Pechino a sostegno dell?azione internazionale contro l?influenza aviaria.


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