Welfare

Influenza A, primo picco sui giornali

I casi di Napoli, le polemiche sul vaccino: i quotidiani registrano la paura e le dichiarazioni ufficiali

di Franco Bomprezzi

Oggi quasi tutti i giornali aprono con titoli preoccupati sull’influenza A. Non è ancora panico, ma il numero dei morti e le informazioni contraddittorie sul vaccino e sulla sua distribuzione sono elementi di cronaca oggettivi. Vediamo come viene sviluppato l’argomento.

“Virus a, timore per i bambini”, ma Fazio dice: rischi limitati, non affollate gli ospedali. Per il CORRIERE DELLA SERA è questo il titolo principale di oggi. Le vittime dell’influenza a sono arrivate a 17, dopo i 4 decessi di ieri: due donne a Napoli, una bambina altoatesina di 11 anni  e un bambino a Roma. Fazio annuncia una campagna di vaccinazioni negli asili nido. Il viceministro Fazio: «Il tasso di mortalità italiana è la metà di quello europeo». Poi invita a «non intasare i pronto soccorso» e a «rivolgersi ai medici di base». I servizi interni arrivano a pag 5. L’istituto superione di sanità spiega che per la vaccinazione «c’è tempo utile fino a prima del prevedibile picco dell’epidemia intorno a dicembre». Fulvio Bufi invece si focalizza sul caso Napoli, “Napoli, i casi e il mistero: «La miseria non c’entra»”: «Otto morti sui diciassette dell’intero territorio nazionale sono troppi per non porsi la domanda: perché proprio qui?… Questo è un virus di cui non si sa molto, anche che dal punto di vista geografico colpisce in modo non uniforme. L’Organizzazione mondiale della sanità riferisce che è già successo in Nord America e nel Regno Unito che alcune regioni abbiano sofferto più di altre, ma non spiega il perché. E quindi la domanda che da ieri, dopo gli ultimi due decessi, Napoli si pone, rischia di restare senza risposta. Anche perché è una domanda alla quale le autorità sanitarie ritengono di non dover rispondere in quanto la reputano inaccettabile. «Non esiste un caso Napoli», dice l’assessore regionale alla Sanità Mario Santangelo. E spiega che «qui il picco dell’influenza è stato raggiunto prima che altrove per­ché il freddo è arrivato all’improv­viso»… Gli interrogativi preoccupati della città, corrispondono le certezze dei medici. Dice Gabriele Peperoni, presidente dell’Ordine di Napoli: «Quello che sta accadendo rientra in dinamiche epidemiologiche assolutamente prevedibili». A causa del freddo ma anche «della peculiarità demografica napoletana, ad altissima presenza di giovani, contro i quali, è ormai risaputo, l’aggressione del virus H1N1 è più virulenta».

“Viras A, già diciassette morti”: LA REPUBBLICA apre sulla pandemia cui dedica 4 pagine. Il bilancio continua ad aggravarsi e scoppia il caso Napoli, dove sono 8 le vittime. Quasi la metà del totale. Fazio ieri in una conferenza stampa ha invitato a non affollare i pronto soccorso ma a chiamare i medici di base. La Campania ha chiesto un invio supplementare di vaccini e lo stesso ha fatto il sindaco di L’Aquila per le persone che abitano in tenda. Valuteremo, è stata la risposta del viceministro. Quanto alla distribuzione dei vaccini, il dossier di Paola Coppola spiega che procede a macchia di leopardo. Novartis ha preparato un milione di dosi, che però non bastano: oggi dovrebbero arrivarne nei diversi capoluoghi altre centinaia di migliaia. Non è chiaro però se le diverse regioni applichino il protocollo previsto. A Palermo, ad esempio, non si capisce chi abbia diritto al vaccino. Nel frattempo a Napoli i Nas hanno acquisito le cartelle cliniche delle 8 vittime: fra le ipotesi il freddo improvviso, l’alta percentuale di giovani nella popolazione campana (e questo virus colpisce in modo particolare i giovani). Quanto ai medici di base, sono in trincea: in pochi giorni il numero delle visite giornaliere è salito a 3 milioni. Sale d’aspetto piene zeppe e guardie mediche prese egualmente d’assalto. Cresce la preoccupazione delle giovani donne incinte: viene consigliato loro il vaccino, ma loro ribattono: e se procurasse danni ai nascituro? Il commento di Filippo Ceccarelli è sufficientemente impietoso già dal titolo, “Il viceministro Topo Gigio”, e sottolinea il balletto di dichiarazioni che da aprile in poi ha fatto il viceministro della salute. Oltre 200. Troppe per non essere contraddittorie. E confusive. E soprattutto incapaci di infondere fiducia. Quasi fossero dettate dall’agenda mediatica più che dal buon senso.

“A fine anno solo metà vaccini” è il titolo scelto dal SOLE24ORE sull’allarme influenza. Entro dicembre saranno infatti disponibili solo 12 milioni di dosi contro le 24 annunciate a settembre. E mentre dal ministero continuano a sottolineare che questa influenza sta facendo meno vittime di quella «tradizionale» e che non esiste nessun «caso Campania», il SOLE in un articolo di spalla fa i conti in tasca allo Stato: un’epidemia di influenza costa in media 2 miliardi, 424 euro per ogni malato tra costi diretti (visite mediche, farmaci, ospedale) e indiretti (perdita di produttività a causa delle assenze in uffici e fabbriche).

“Virus A è caos” e IL GIORNALE  in copertina apre la questione “ L’influenza è killer? Mettevi d’accordo. Troppe informazioni contradditore, parli solo Fazio. Ieri tre morti (oggi un altro a Salerno  e in totale fanno 18 ndr). Non sarà come l’aviaria che doveva fare 360milioni di morti  e invece ha causato solo 249 vittime?” scrive Stefano Lorenzetto. Che mette in evidenza i dubbi dei genitori che non sanno se vaccinare i bambini, fa due conti: «dal 27 luglio al 18 ottobre ci sono stati 1710 casi di influenza A, 4 morti. Facendo una proporzione con i 397 casi e 249 decessi ristarti in sei anni per l’influenza aviaria è evidente che se il tasso  di mortalità della prima fosse uguale a quello della seconda a quest’ora avremmo già avuto avere 1072 morti. Il 26.700% in più rispetto ai 4 effettivi». La penna napoletana verace di Marcello D’Orta spiega agli italiani non napoletani: «Dal tempo della nostra fondazione ci consideriamo una città iellata. Per questo abbiamo  elevato a sette i patroni, assicurandoci il più alto numero di avvocati esercitanti nel foro celeste. Ora il dibattito in città è a chi addossare la colpa dei decessi dell’influenza A. Ai tempi del Napoli in serie B il colpevole sarebbe stato di certo Ferlaino. Oggi le possibilità sono due: i medici dell’ospedale Cotugno o il problema è metafisico. Scartata la prima la vera responsabile  di tanti lutti è la malasciorta e contro di essa le contromisure sono il rosario e le corna. A furia di iatture Napoli soccomberà? No. Napoli è come il capitone. Sbattuta  contro i suoi sogni dalle disgrazie, fatta a pezzi dalle avversità in ogni su parte si agita e quando ormai la dai per spacciata si rialza dal letto di morte”.

«Muore una bambina altoatesina. Il ministero: “Niente panico”, ma è in ritardo con i vaccini». Questo il richiamo in prima pagina de IL MANIFESTO sull’influenza A cui all’interno viene dedicata una pagina e l’articolo principale è intitolato «Gli “untori” del virus A». Psicosi, aumentano le morti, il governo oscilla e accusa i bambini. Allarme in Campania, riassume l’occhiello per dire che nelle parole del vice ministro Fazio i bambini sono il focolaio dell’influenza. «Nulla di nuovo dunque», si legge nell’articolo. «Qualsiasi mamma sa che avere un piccolo in casa è come un focolaio sempre attivo di malattie esantemiche, batteriche o virali, e che loro sono sempre più esposti degli adulti (…) L’influenza A è come la crisi economica o le navi di rifiuti tossici, un giorno c’è, quello successivo è un allarmismo ingiustificato, per poi dover ammettere che effettivamente qualche rischio esiste». Accanto all’articolo principale in un colonnino la polemica di Silvio Viale che accusa «Il governo vuol far fallire la vaccinazione» come recita il titolo. «”Il governo persiste nella strategia di far fallire la vaccinazione. Perché? Perché non dà i dati reali sulla percentuale di positività all’H1N1 e continua a minimizzare? È giusto non allarmare, ma la verità non crea panico, le palle sì. Perché si è aspettato due mesi per organizzare la vaccinazione delle donne incinte?” Ad accusare è Silvio Viale, ginecologo dell’Ospedale Sant’Anna di Torino ed esponente radicale» che continua: «Mi chiedo perché mai in Italia si sia deciso di far fallire la vaccinazione scaricando la responsabilità sui cittadini? Forse perché mancano i vaccini?».
 
AVVENIRE apre con l’influenza: “Fiato sospeso per il virus A”, dove tutti i lanci però riprendono il tono dell’invito di Fazio a «ridimensionare l’allarme» visto che i morti sono «meno che in altri paesi» e sottolineano in tre dei recenti casi di morte c’erano patologie pregresse. Oltre alla cronaca sui singoli casi, con focus sui casi gravi attualmente ricoverati, sul caso Napoli AVVENIRE riporta un breve intervento del cardinal Sepe che ieri durante l’omelia per la Commemorazione dei defunti ha invitato i sacerdoti a «responsabilizzare la gente per far capire di usare tutte le misure adeguate per prevenire» l’influenza, pur senza creare allarmismi. Il pezzo forte di AVVENIRE è un’intervista a Walter Ricciardi, direttore dell’Istituto di Igiene dell’Università Cattolica di Roma e coordinatore dell’Osservatorio sullo stato di salute nelle regioni italiane, che lancia un’accusa: «La gestione federale dell’emergenza non va» e il coordinamento tra Ministero e Regioni «mostra tutti i suoi limiti», tant’è che alcune regioni si sono organizzate bene e hanno già avviato la campagna vaccinale, altre partono invece solo ora. Soprattutto «occorreva organizzare bene il raccordo fra sanità del territorio e ospedali, per evitare quello che già vediamo, cioè l’intasamento degli ospedali».  

“L’influenza fa paura, assalto agli ospedali” è il titolo che apre l’edizione di oggi de LA STAMPA. Le prime due pagine si focalizzano sulle dichiarazioni del viceministro alla sanità Ferruccio Fazio e sul caso di Napoli. Accanto alla cronaca un pezzo dal titolo “Il professore (vice) ministro per caso” parla di incertezza della politica e di prese di posizioni oscillanti: «Basteranno due dosi: O forse una. La pandemia sarà leggera. Un po’ si sta aggravando. Le scuole potrebbero rinviare l’apertura. Le scuole apriranno regolarmente. Nel Ferruccio word, tra starnuti e influenze A, la grande ammalata per ora è la dichiarazione pubblica e, di conseguenza, la consapevolezza collettiva di quanto siano ampi i rischi del contagio da A/H1N1». «La materia è complessa» scrive LA STAMPA «La politica, come spesso succede, non ci capisce nulla». “Napoli come al tempo del colera”. L’influenza A riporta alla memoria dei cittadini partenopei il colera dell’agosto dell ’73. Si spiega così, in parte, secondo LA STAMPA, l’allarme scattato in città dove «anche nei bar del centro capita di condividere il bancone con persone che si proteggono con la mascherina». Impossibile trovare una sola confezione di Amuchina, a un corso per maestre di asilo previsto per 150 persone se ne sono presentate 700. Non esiste un caso Napoli, ripetono gli esperti, ma intanto il sindaco Iervolino chiede una corsia preferenziale per la distribuzione dei vaccini. L’attenzione de LA STAMPA si sposta su Torino: “I malati torinesi diventano un giallo” titola un pezzo che riporta due casi di una ragazza di 25 anni e di un uomo di 44 in condizioni gravissime. In entrambi in casi non c’erano complicazioni pregresse, l’unico fattore in comune è il sovrappeso, un elemento finora poco citato ma segnalato anche da uno studio australiano. “Non sarà una strage” dice a LA STAMPA in una lunga intervista il microbiologo Piero Cappuccinelli, professore all’università di Sassari. Ne è la prova quanto è successo nel Sud del mondo, dove l’epidemia è già finita. In Australia, Nuova Zelanda e altri Paesi dell’emisfero Sud le vittime dell’influenza sono rimaste sotto la media stagionale. Cappuccinelli spiega anche perché le persone over 50 sono meno soggette al virus: l’H1N1 è simile a un altro virus che circolava agli inizi degli Anni 50 e quindi chi oggi è anziano è già venuto in contatto con quel contagio. Così le persone più anziane hanno sviluppato un certo grado di resistenza.

 

E inoltre sui giornali di oggi:

MARRAZZO
CORRIERE DELLA SERA – Prime ammissioni dell’ex governatore: “«Ho pagato per la cocaina»”. E poi: «Nel corso del colloquio con gli inquirenti, l’ex presidente del Lazio ha ribadito di «non essere mai stato ricattato». Inoltre Marrazzo ha sottolineato di considerare l’episodio di inizio luglio una rapina di ciò che c’era nel suo portafogli, precisando che il giorno dell’irruzione dei carabinieri nell’appartamento di via Gradoli non si sarebbe accorto che qualcuno stava girando un video e aggiungendo inoltre di non avere visto in quell’occasione Gianguarino Cafasso, il pusher morto nel settembre scorso. Cafasso tentò di piazzare il video anche contattando Max Scarfone il fotografo del caso Sircana. Secondo quanto si è appreso la posizione di Marrazzo non è cambiata e nel procedimento appare sempre come parte lesa. «Non sono stato vittima di nessun ricatto e ho sempre svolto il mio ruolo di Presidente della Regione Lazio nell’interesse esclusivo dei cittadini». Aggiunge la sempre ben informata Fiorenza Sarzanini che riprende le dichiarazioni dei militari infedeli ai giudici: «Quando siamo arriva­ti, Marrazzo si trovava sul ciglio della porta fra le due stanze. La droga era su un tavolino nel soggiorno dove c’era Cafasso e il transessuale. La tessera si trovava già sul piatto, presumo per la sistemazione della cocaina. Marrazzo ci disse di non rovinarlo vista la sua posizione e perché aveva due bambine piccole». È il 24 ottobre scorso, udienza di convalida del fermo. I carabinieri arrestati raccontano l’irruzione effettuata il 3 luglio scorso a casa di Natalie. E sono proprio le loro dichiarazioni ad aver costretto Marrazzo ad ammettere l’uso di cocai­na. Non solo. I militari forniscono dettagli inediti che si stanno verificando per ricostruire l’intera vicenda e che gli avvocati Mario Griffo e Marina Lo Faro utilizzeranno per chiederne la scarcerazione al Tribunale del Riesame. Dichiara il carabiniere Carlo Tagliente: «Il 3 luglio abbiamo ricevuto una segnalazione da parte di un confidente di nome Gianguarino Cafasso che in un appartamento di via Gradoli era in corso un festino a base di sesso e droga. Cafasso mi chiamò con il suo telefonino. Al momento dell’accesso nell’appartamento erano pre­senti un transessuale, Cafasso e un uomo che stava in mutande e io e Simeone abbiamo riconosciuto im­mediatamente come il dottor Mar­razzo. Ci disse di non rovinarlo… Abbiamo proceduto alla sua identificazione. Abbiamo controllato anche Cafasso per evitare che gli altri capissero che l’indicazione era partita da lui. Confermo che c’era Cafasso poiché lui è il classico ‘pappone’ dei transessuali ed era lì per prendere la sua parte di soldi».

IL MANIFESTO – Richiamo in prima con foto per l’ex governatore del Lazio. «”Ho pagato anche per la cocaina” Marrazzo ascoltato da pm. Potrebbe essere indagato», nell’articolo si legge «(…) Le bugie iniziali, poi l’addio alla regione, la fuga in un convento per un paio di notti e infine la scelta di tornare a casa. Ieri quando i pm Giancarlo Capaldo e Rodolfo Sabelli lo hanno ascoltato di nuovo, Piero Marrazzo era un uomo diverso. Forse, persino più disposto a raccontare la verità e ad ammettere le proprie colpe. (…) Del video, e del giro di offerte e rilanci che i carabinieri hanno avviato da quel momento in poi, Marrazzo dice di non aver saputo nulla fino alla chiamata di Silvio Berlusconi (…)».

PARENTOPOLI
IL GIORNALE – In copertina e poi a pag. 8 la vicenda che interessa il comune di Venezia dove il vice di Cacciari avrebbe assunto 15 parenti su 60 dipendenti. Un’infografica aiuta a ricostruire le parentele della famiglia Vianello, non quella della sit-com, ma di Michele Vianello vice sindaco di Venezia.

IMMIGRAZIONE
ITALIA OGGI – Riallacciandosi ai dati Caritas-Migrantes sull’immigrazione, il quotidiano dei professionisti propone un approfondimento sull’aumento degli iscritti stranieri nelle classi italiane e contemporaneamente riapre il dibattito relativo alla proposta di legge Fini di concedere la cittadinanza italiana agli studenti nati in Italia da stranieri che completano un intero ciclo. Secondo l’articolo “L’Italia multietnica cresce in classe” il numero degli studenti  stranieri iscritti all’anno scolastico 2008/2009 è cresciuto del 9,5%, ovvero di 54.000 ragazzi in più rispetto all’anno precedente. Cresce anche il numero delle seconde generazioni: sono 233.951, quasi 34.000 in più dell’anno passato ovvero 62%  del totale  degli alunni stranieri. In totale, gli studenti stranieri nelle scuole italiane sono 8.943.796. La presenza maggiore è alle elementari. Nelle università la presenza degli stranieri è di 11.500. Economia e medicina le facoltà preferite. Oltre ai numeri e alle percentuali, anche il commento di Fini:«Si potrebbe intanto cominciare a garantire che diventi cittadino chi nasce qui o arriva piccolissimi dopo che ha frequentato un intero ciclo scolastico, cioè dopo le elementari, a 10-11 anni».

CARCERE
IL MANIFESTO – Foto di persone in cella e il titolo “Sotto terra” è questa l’apertura de IL MANIFESTO che nel sommario scrive: “Un detenuto non si massacra in sezione, si massacra sotto”, l’audio shock del comandante delle guardie del penitenziario di Teramo aggiunge altro orrore al dramma delle carceri. Dopo l’omicidio di Stefano Cucchi e il suicidio di Diana Blefari, lasciata morire senza cure. Denuncia al “manifesto” da Poggioreale: “Portato nei sotterranei e picchiato”». Il commento in prima pagina è di Stefano Anastasia “Una pena di morte”. «Parenti, legali, operatori penitenziari e chi altro ha avuto a che fare con i sei anni di detenzione di Diana Blefari Melazzi non sono riusciti a sorprendersi di quella tragica fine, per impiccagione, nel carcere romano di Rebibbia femminile. (…) La responsabilità dello Stato – delle sue strutture e apparati, delle persone che gli prestano il volto, il sudore e la fatica quotidiana – nei confronti di chi gli viene affidato mani e piedi, vita e corpo, è viceversa assoluta: sia esso un giovane geometra arrestato con qualche grammo di droga in un parco pubblico della Capitale; sia essa una sedicente “militante rivoluzionaria”, corresponsabile di un omicidio e di altri reati minori (…)» E ricordando anche le intercettazioni di Teramo Anastasia conclude: «Fin dove può, lo Stato, infierire sulla vita e la libertà dei suoi cittadini? Quando la pena si fa illegittima? Quando comincia a trasfigurare nel suo opposto, nel crimine che vorrebbe redimere, nella violenza che vorrebbe cancellare? I sacri principi sono tutti lì, a disposizione di chi li voglia ripassare. Questo è il momento delle risposte specifiche, alle domande specifiche, a quegli interrogativi che le tragiche vicende di Stefano Cucchi e di Diana Blefari hanno posto all’attenzione di noi tutti».

AVVENIRE – Il quotidiano dei Vescovi riprende oggi il suicidio in carcere di Diana Blefari, con due pagine sui 61 suicidi del 2009 e due editoriali ad hoc. In prima pagina il lancio: “Finalmente occhi aperti sulla tragedia”. Giuseppe Anzani firma il primo editoriale, «è giusto che paghi, è ingiusto che muoia», poiché «non è un problema di sorveglianza ad impedire il gesto di morte ma di capire il perché della morte». Pesante il giudizio: «La morte in carcere vuol dire che il sistema penitenziario sta fallendo, che invece di ricostruire speranza sigilla la disperazione». Quindi? «Ci vorrebbe un clima diverso, che capisse cosa vuol dire la penitenza condivisa».
LA REPUBBLICA – Mentre la procura indaga sul caso Cucchi e stabilisce una nuova autopsia, scoppia un altro caso a Teramo. Due guardie penitenziarie che discutono su dove  e come massacrare i detenuti e una registrazione che finisce online. Uno di  loro è il comandante degli agenti e ora definisce la vicenda un equivoco. Sarà. Intanto la magistratura ha aperto una inchiesta. A Teramo c’è posto per 250 detenuti e ce ne sono circa 400.

GIUSTIZIA
ITALIA OGGI – Il magistrato italiano guadagna il 41% in più di quello tedesco; l’onere pro capite per il funzionamento della giustizia è 70 euro, 53 in Francia; l’Italia spende per la giustizia lo 0,26% del pil, la Francia lo 0,19; il Csm è l’organismo giudiziario più ricco d’Europa: ha in organico 270 persone, compresi 64 autisti per 54 berline blu mentre quello francese ha appena 11 dipendenti e solo 3 autisti; in Italia i tribunali sono 1.136 contro i 730 della Spagna e i  595 della Gran Bretagna. Sono alcuni dei tanti numeri elaborati dalla European Commission for Efficiency of Justice” ripresi e commentati nel pezzo “Spesi male i soldi della Giustizia”. L’articolo non fa sconti ai costi all’ultracasta «I soldi ci sono ma sono gestiti male. Abbiamo molti magistrati ma questi ultimi non solo sono mal dislocati ma lavorano anche poco, molto meno dei loro colleghi europei mentre sono pagati tantissimo, più che nel resto d’Europa», ed è critico nei confronti della politica del Governo: «Per riformare la giustizia, obiettivo spesso declamato e finora mai attuato dal governo Berlusconi, non serve spendere più soldi ma spenderli meglio e soprattutto risolvere il problema della governance, rimettendo in discussione lo strapotere de sindacato dei magistrati e del Csm».

5 PER MILLE
SOLE24ORE – Caritas esclusa dal 5 per mille, così titola il SOLE in prima pagina. La Caritas avrebbe guadagnato 232mila euro destinati da circa 6000 contribuenti. Ammesse invece una trentina di Caritas diocesane, tra cui quella di Milano. Niente panico, tuttavia, perché dalla Caritas nazionale fanno sapere che si è trattato di un errore formale già sanato entro i termini previsti, ovvero lo scorso 2 febbraio. Sempre scorrendo gli elenchi, il SOLE nota che sono ben 800 enti quelli che pur essendo ammessi non hanno ricevuto neppure una firma da parte degli italiani.

LA STAMPA – “Il 5 per mille premia volontariato e sanità”. Secondo i dati appena pubblicati dall’Agenzia delle Entrate tutta la ricerca italiana è uscita con le ossa rotte dalla distribuzione del 5 per mille del 2007. Dei circa 370 milioni di euro raccolti solo il 15,5% è andato a enti di ricerca e università. I tre quarti delle scelte dei contribuenti è andato al volontariato, rimarca LA STAMPA.

LAVORO MINORILE
LA REPUBBLICA – Braccianti a 5 anni nei campi di mirtilli per rifornire Wal Mart. La più grande catena americana di ipermercati finisce nello scandalo dell’immigrazione clandestina. I bimbi latinos aiutano i genitori senza documenti né diritti. Per consentire a Wal Mart di tenere bassi i prezzi e attirare i consumatori. Lo ha rivelato un documentario televisivo di fronte al quale l’azienda ha sospeso ogni acquisto dal gruppo agricolo.

LA STAMPA – “Bambini di 5 anni al lavoro: choc nel Michigan agricolo”.  Negli Usa è scoppiato uno scandalo dopo una trasmissione della Tv Abc, che ha ripreso nelle piantagioni di mirtilli del Michigan bambini messicani al lavoro con le proprie famiglie. «Non sono la scena dello sfruttamento minorile antico e socialmente accettato, quello familiare che è sempre fiorito nelle campagne di tutto il mondo» scrive LA STAMPA e nemmeno «l’immagine della stranota degenerazione delle multinazionali che operano nel terzo mondo». Il fenomeno è diverso, è quello «delle nuova illegalità global nei rapporti di lavoro: quella di una immigrazione regolare che importa lo sfruttamento infantile».

 

TERAPIA DEL DOLORE
AVVENIRE – Al convegno di Lecce della Sicp un bioingegnere romano, Giuseppe Marineo, ha presentato una macchina che potrebbe sostituire morfina e oppiacei: invia stimoli al sistema nervoso che si sovrappongono alle informazioni del dolore trasmesse dalle fibre nervose e le sopprimono. La macchina sarà prodotta dalla Competitive Technologies. 

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