Economia

INFLAZIONE. Pasta +24,9%, grano dimezzato

Coldiretti: la speculazione allarga la forbice tra campi e tavola

di Redazione

Scandaloso è il record di aumenti della pasta (+24,9 per cento) che ha raggiunto valori medi di 1,6 euro al chilo, secondo il servizio Sms consumatori del Ministero delle Politiche Agricole, nonostante il fatto che  – sottolinea la Coldiretti – il grano duro sia praticamente dimezzato attorno ai 0,28 euro al chilo. All’inizio dell’anno la pasta – ricorda la Coldiretti – era a 1,4 euro al chilo mentre il grano a 0,48 euro al chilo e si è dunque verificato un progressivo e ingiustificato allargamento della forbice dei prezzi tra produzione e consumo. Una situazione drammatica nelle campagne per il forte aumento dei costi di produzione, del 56 per cento per i concimi necessari per fertilizzare il terreno, che sta mettendo in difficoltà – continua la Coldiretti – gli agricoltori italiani che hanno avviato una mobilitazione in molte regioni per garantire il futuro delle coltivazioni Made in Italy.
 In generale mentre per i prezzi al consumo i listini sono aumentati pressoché in tutte le categorie di prodotto, le quotazioni dei prodotti agricoli nei campi su base annuale sono aumentate solo per la frutta (+3 per cento) e per i vini (+1,7 per cento) mentre una forte riduzione si registra negli ortaggi (- 30,6 per cento) e nei cereali (-19,6 per cento). Tra i prodotti zootecnici, l’unico aumento è stato rilevato a settembre per i suini (+25,9 per cento) che avevano raggiunto livelli vicini ai minimi storici, mentre stabile è il dato dei bovini (+1,8 per cento) e registrano una flessione i prezzi alla produzione degli avicoli (-13,7 per cento), del bestiame ovicaprino (-5,3 per cento) e dei lattiero-caseari (-3,3 per cento).
 Il danno generato dalla speculazione questa situazione per il mondo agricolo – precisa la Coldiretti – è quindi duplice perché da una parte si verifica una stagnazione dei consumi che riduce le potenzialità produttive delle imprese e dall’altro non consente una adeguata remunerazione del prodotto agricolo che, in tanti casi, non copre i costi vivi di produzione, anch’essi peraltro in costante e non controllata crescita.
 A favorire la crescita dei prezzi al consumo nell’agroalimentare sono – denuncia la Coldiretti – soprattutto le distorsioni e i troppi passaggi esistenti nel percorso dei prodotti dal campo alla tavola durante il quale i prezzi moltiplicano e i centesimi si trasformano in euro. Lo dimostra il fatto che – continua la Coldiretti – in Italia al momento attuale per ogni euro speso dai cittadini in cibo, 60 centesimi vanno alla distribuzione commerciale, 23 all’industria e solo 17 per remunerare il prodotto agricolo.
 La Coldiretti è impegnata nel costruire un sistema di accorciamento e razionalizzazione della filiera che consenta di contenere gli aumenti del prezzo al consumo per i prodotti alimentari e allo stesso tempo di ripartire più equamente il valore aggiunto creato nella filiera attraverso l’adesione di imprese, di cooperative, di consorzi, di farmers market, ponendo criteri di semplificazione e razionalità al centro della filiera: dai mezzi tecnici, ai servizi, dalla produzione alla trasformazione associata, sino alla vendita diretta da parte dei produttori.


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