Non profit

Infermieri in coop, un’iniezione di fiducia

L’alleanza tra un’associazione di malati e una cooperativa sociale di operatori sanitari colma le lacune di un grande ospedale.

di Carmen Morrone

Sino al 1995 la divisione di ematologia dell?ospedale San Gerardo di Monza non aveva camere sterili. Non si potevano eseguire i trapianti di midollo osseo sui pazienti colpiti da leucemia, e chi abitava nell?hinterland milanese era costretto a dolorose peregrinazioni verso gli ospedali di Genova, Parma, Roma, Perugia, o al Niguarda di Milano, dove la lista di attesa andava dagli 8 ai 18 mesi. Lo racconta Giulio Pozzi cui, nell?ottobre del 1988, a 49 anni, fu diagnosticata una leucemia mieloide acuta. La diagnosi imponeva di tentare la via del trapianto, che però doveva essere eseguito in un ospedale dotato di camere sterili. Dopo 8 mesi Pozzi riuscì a fare l?espianto all?ospedale di Genova: fortunatamente le sue condizioni migliorarono e non fu più necessario il trapianto, ma la guarigione non fece dimenticare tutte le persone incontrate in due anni di calvario e ancora in attesa di trovare una struttura in grado di aiutarli.
Nacque così l?associazione Luce e Vita, che nove anni fa riuscì a donare al San Gerardo di Monza la prima camera sterile. Nel 1997 se ne aggiunsero altre due, e nel 2001 le camere donate diventarono cinque. Ma le ultime due sarebbero rimaste chiuse per mancanza di personale infermieristico se il battagliero Giulio Pozzi non avesse incontrato gli infermieri della cooperativa sociale Health Care Management: «Per noi ex malati di leucemia era una cosa insopportabile vedere allungarsi la lista di attesa davanti a due camere chiuse. Allora l?associazione decise di trovare e di pagare di tasca propria gli infermieri». La scelta cadde sulla cooperativa Health Care Management-Hcm di Cernusco sul Naviglio, che ha un nome inglese ma è italiana al cento per cento e si occupa di gestione integrata della salute.
Nata dall?idea di Francesco Bombelli, oggi è un consorzio di cinque realtà che offrono servizi nel campo della sanità applicando i principi della sussidiarietà, colmando le lacune del pubblico, occupandosi della gestione di reparti ospedalieri, di residenze per anziani, di asili, della formazione continua del personale infermieristico. «Il nostro intento è di costruire una sinergia tra privato e pubblico per raggiungere obiettivi comuni. Infatti quest?anno gli infermieri della due camere sterili, che per tre anni sono stati retribuiti dalla Luce e Vita, saranno pagati dall?ospedale». Dunque un?associazione e una cooperativa sociale hanno messo insieme le loro forze per rispondere a un bisogno che ha dato speranze di vita a molti malati di leucemia.
Questa del San Gerardo di Monza è solo una delle vicende che caratterizzano la vita di realtà come la Hcm, che si pone nel quadro della nuova welfare society e intende garantire un certo equilibrio tra coesione sociale, solidarietà e possibilità di sviluppo. Hcm oggi conta 300 lavoratori tra infermieri professionali, fisioterapisti, operatori sociosanitari. E prendersi cura delle persone è una passione per Francesco Bombelli, che a 15 anni si iscrisse alla scuola per infermieri con lezioni al mattino e lavoro in corsia al pomeriggio. Dieci anni fa l?intuizione di ?aiutare? il pubblico fornendo servizi di alta qualità. «Al centro del nostro obiettivo c?è l?ospite, il paziente, il disabile, senza dimenticare che l?essere umano è sempre espressione di valori da custodire e proteggere da ogni malattia o disagio. Il nostro sogno? Far sì che i bisogni non diventino mai problemi».

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