Famiglia

INFERMIERE DI FAMIGLIA,facilitatore in sanità

assistenza Il settore cure primarie si arricchisce di una nuova figura

di Redazione

Oltre al medico di famiglia, ora c’è l’infermiere di famiglia. Un’interfaccia con il medico di fiducia e tutti gli altri professionisti che lavorano nel settore della cure primarie come ostetriche, fisioterapisti, assistenti sanitari. Questa nuova figura professionale ha iniziato la sua attività nella provincia di Bologna.
Annalisa Silvestro è il direttore del Servizio assistenza dell’Ausl di Bologna, nonché presidente di Ipasvi – Federazione dei Collegi degli infermieri e promotrice dell’iniziativa: «Ci saranno sei mesi di fase sperimentale a cui seguirà il confronto dei risultati. Non dubitiamo che l’infermiere di famiglia divenga una mansione inclusa nell’organigramma dei servizi sanitari di tutta Italia».
Quindi una nuova professionalità che si aggiunge a quella tradizionale. «L’infermiere di famiglia è un infermiere tradizionale che in più si fa carico di un gruppo di famiglie, di una comunità per seguirla in percorsi di assistenza e per fare integrazione rispetto al medico e o altri specialisti, informare su stili di vita salutistici e sui servizi sanitari offerti dal territorio. Se la persona seguita è ricoverata per un periodo in ospedale, l’infermiere di famiglia faciliterà i rapporti tra i medici e gli operatori della clinica».
Per diventare infermiere di famiglia è necessario, ovviamente, essere infermiere – quindi aver conseguito la laurea in Scienze infermieristiche – e poi seguire un’ulteriore formazione ad hoc. «In molte università sono stati attivati master per l’assistenza infermieristica in sanità pubblica, della durata di un anno, che offrono competenze adatte per questo nuovo ruolo. Importante poi la fase del tirocinio dove si fa esperienza sul campo delle tecniche apprese a lezione. Gli infermieri che oggi stanno sperimentando questa nuova mansione sono tutti nostri dipendenti, alcuni di loro hanno già seguito questo percorso formativo, altri invece lo stanno iniziando».
Dunque per chi volesse fare l’infermiere, e per quanti si stanno laureando in Scienze infermieristiche, si aprono nuove prospettive lavorative che trovano spazio nei servizi sanitari pubblici. Per quanto riguarda la fase di ricerca del lavoro, ecco le indicazioni di Annalisa Silvestro: «Occorre sostenere un concorso pubblico per l’assunzione di infermieri generalisti. Poi una volta all’interno della struttura sanitaria pubblica si prospetterà la possibilità di assumere il ruolo di infermiere di famiglia». Le prospettive di guadagno vanno dai 1.200 ai 1.500 euro netti al mese con un contratto a tempo indeterminato. La sperimentazione dell’Ausl di Bologna, che ha un bacino di utenza di 800mila persone, nasce, conclude Annalisa Silvestro, «dalle richieste da parte di determinate fasce di popolazione e applica finalmente anche nel nostro Paese le prescrizioni dell’Oms che prevede già da alcuni anni il ruolo dell’infermiere di famiglia».


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