Famiglia

Infanzia: la Campania ai primi posti per numero di organizzazioni

Al convegno Fivol-Formez la testimonianza di un'associazione che ha dato vita ad alcune case famiglia: "Ripartire dalle reti familiari"

di Benedetta Verrini

?Ripartire dalle reti familiari, informali, fragili quanto si vuole, ma indispensabili per promuovere reali risposte ai bisogni delle famiglie in difficoltà, esperienze di affidamento familiare o di altre forme di impegno, anche a partire dalla logica dell?auto aiuto?. Per sostenere le famiglie in difficoltà e il disagio infantile bisogna risvegliare l?istinto di solidarietà nella comunità: questo il messaggio di Paolo Romano, del Consorzio La Rada, di Salerno, intervenuto tra i relatori del seminario su Famiglie e politiche sociali che si è tenuto sabato 6 aprile nella provincia campana. L?incontro, terzo di un ciclo di conferenze organizzate da Fivol, Formez e Regione Campania, era teso ad approfondire il ruolo della famiglia quale interlocutore privilegiato delle politiche sociali. Tra le varie relazioni, di particolare impatto la testimonianza di Romano, anche alla luce dei recenti dati della Fondazione Censis sulle 1850 organizzazioni di volontariato che si occupano di tutela dell?infanzia: di queste proprio la Campania (insieme a Calabria e Lazio) vanta la maggiore presenza percentuale. Raccontando la storia di Ipotenusa – associazione che da dieci anni lavora nel campo del sostegno all?infanzia, e che ha dato vita a 4 case famiglia che operano in collaborazione con il tribunale per i minorenni di Salerno ? Romano ha riassunto i progressi, le fragilità e le sfide aperte di molte realtà italiane. Tra le sfide, il coinvolgimento della comunità: ?a fronte di una notevole crescita qualitativa e quantitativa di accoglienza di adolescenti nelle case famiglia – spiega Romano – è mancata la capacità di aggregare ed affiancare un congruo numero di famiglie disponibili all?affidamento familiare. In questi anni le coppie che hanno praticato la strada dell?affido all?interno dell?associazione sono state decisamente poche. Paradossalmente è risultato più facile creare le case famiglia che promuovere il coinvolgimento di famiglie e comunità?. Inoltre, sottolinea, ?vi è un?ineluttabile tendenza a divenire, senza volerlo, il terminale delle responsabilità del tribunale per i Minorenni e dei Servizi Sociali territoriali, impegnati sovente a scaricare da qualche parte i casi più difficili, di cui nessuno si vuole più occupare?. Da qui un richiamo ad una responsabilizzazione globale: da quella dell?operatore e del volontario (?Difficile indicare la strada agli altri, senza partire da uno stile di vita, da una coerenza che deve attraversare prima la nostra esistenza, la nostra famiglia, il nostro contesto territoriale?), fino a quella della comunità e della rete sociale. ?Troppo spesso siamo abituati ad un comunità che delega le competenze, e non si reintesta le proprie responsabilità, ai vari livelli?. Non delegare i problemi, è il messaggio lasciato da questo testimone sul campo: ?E? ovvio che risulta più facile attivare un servizio affidandolo ad una cooperativa sociale, piuttosto che mantenere accesa la fiammella della partecipazione, alimentarla, trovarle il giusto posto per non farla spegnere, ma di darle la possibilità di fare la luce necessaria per illuminare i bisogni reali del proprio contesto comunitario di azione?. Info sui seminari: Tel. e Fax 081/4971166


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