Welfare

Indulto, l’allarme del Csm: a rischio 90% dei processi

Il parere di Palazzo dei Marescialli al ministro della Giustizia

di Redazione

Per effetto della legge sull’indulto il 90% dei processi dei prossimi cinque anni sono con sentenze non eseguibili, dunque destinati a finire nel nulla. Ma non spetta al Consiglio superiore della magistratura chiedere ai capi degli uffici giudiziari di mettere da parte i procedimenti coperti dall’indulto, puntando invece l’attenzione su quelli non coperti dallo sconto di pena. Questo il contenuto del parere che il Consiglio superiore della magistratura presentera’ al ministro della Giustizia Clemente Mastella domani nel corso del plenum straordinario. La bozza messa a punto dalla sesta e dalla settima commissione del Csm e’ pronta, dopo che il Guardasigilli lo scorso settembre aveva chiesto ai componenti di Palazzo dei Marescialli di verificare la possibilita’ di indicare ai responsabili degli uffici giudiziari ”criteri di priorita’ per la trattazione dei processi”, privilegiando quelli non coperti dall’indulto E proprio due settimane fa le due commissioni avevano ascoltato i procuratori generali e i presidenti di Corte d’Appello di Roma, Milano, Napoli, Palermo e Torino. In quell’occasione si era discusso proprio del problema della grande mole di sentenze non eseguibili nei processi coperti dall’indulto. Il documento, che dovrebbe essere votato domani mette in evidenza come davanti a questa questione l’organo di autogoverno non possa fare molto, visto che la precedenza nella trattazione di alcuni processi rispetto ad altri puo’ essere stabilita soltanto dai responsabili degli uffici. Un’ipotesi per far fronte alla situazione potrebbe essere quella di un intervento del Parlamento. Infatti, come spiegano i consiglieri del Csm in passato l’indulto e’ stato sempre accompagnato da un provvedimento di amnistia.


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