Welfare

Indulto e amnistia: le attese e i pensieri dei detenuti di Piacenza

Nel carcere delle Novate di Piacenza un gruppo di detenuti ha deciso di aderire allo sciopero del silenzio proposto da Adriano Sofri e di scrivere alcune riflessioni sull'indulto

di Ornella Favero

Sull?indulto si è scritto e parlato molto, alimentando continue illusioni e delusioni nei detenuti. A Piacenza, nel carcere delle Novate, un gruppo di detenuti, appartenenti alla redazione del giornale La ricerca, hanno deciso di aderire allo sciopero del silenzio proposto da Adriano Sofri, e di dedicare il loro tempo senza voci a scrivere delle riflessioni sull?indulto che non c?è e chissà se ci sarà. Eccone alcune qui di seguito.
Ornella Favero (ornif@iol.it)

L? attesa di un indulto che forse non arriverà mai, il timore di restare delusi e insieme ancora il rischio di sperare. Il pensiero rivolto alle persone più care; stima e solidarietà in viaggio verso Pisa dove Adriano Sofri combatte la sua coraggiosa battaglia.
Enrico: Riguardo alla mera contabilità, se il governo concedesse l?indulto, l?errore che mi ha portato tra queste mura avrebbe un costo dimezzato. Non ho particolari legami sentimentali perciò, una volta riguadagnata la libertà che sarebbe in scadenza nel giugno 2003, penso che prenderei un periodo di tempo per riflettere. I due anni e mezzo espiati li ho vissuti pensando continuamente alle decisioni e alle scelte stupide prese in passato.
Indrit N.: Sono seduto e sto in silenzio per 15 minuti come una protesta da fare per l?indulto. Sono chiuso in carcere e dal giorno in cui sono entrato a me sembra che la mia vita si è fermata, il giorno che esco comincia di nuovo. Se domani esce l?indulto, la mia vita cambierà da persona chiusa e senza libertà a persona libera e con una bella vita davanti.(?)
Daniele: Il mio pensiero per un indulto va alla mia famiglia e soprattutto a mia sorella, che non vedo da sette anni, e cioè da quando ne aveva dieci e, nonostante l?abbia vista in foto, non mi ricordo mai com?è oggi; questa è la cosa che mi fa soffrire di più e spero che con l?indulto abbia la possibilità di rivederla prima del previsto. A lei e al resto dei miei cari perché ogni giorno in più passato qui dentro è una sofferenza non solo per me. Credo di essere cambiato in questi anni e quello che sto facendo lo ritengo superfluo.
Luciano: Quando penso a un provvedimento di clemenza da parte dello Stato, la prima cosa che mi viene in mente è mia figlia di otto anni, perché potrei tornare al più presto da lei.

La redazione ristretta nella Casa circondariale di Piacenza desidera esprimere pubblicamente la propria emozione per le parole ricche di umanità che il Santo Padre ha pronunciato durante la storica visita a Montecitorio chiedo ha chiesto “un segno di clemenza” nei confronti detenuti. L’ipotesi di una “riduzione della pena” riempie di speranza le giornate lunghe della reclusione e si pone come forte incoraggiamento verso un nuovo progetto di vita, ricco di contenuti positivi.

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