Welfare

Indultino, Segio: “E’ solo finta clemenza”

Secondo il portavoce del gruppo Abele la soluzione al problema delle carceri si chiama "amnistia o indulto"

di Stefano Arduini

”L’indultino e’ legge? Beh, si puo’ dire che una vicenda che era cominciata male oggi e’ finita peggio”. Sergio Segio, portavoce del gruppo Abele, non e’ per nella soddisfatto della legge approvata oggi, dopo diverse modifiche e aspri contrasti, dal Parlamento, e parla di un ”provvedimento di finta clemenza”, che finira’ per non portare alcun beneficio. ”Fermo restando che e’ anche sbagliato chiamarlo indultino, perche’ l’indulto e’ un provvedimento che riguarda tutti i detenuti e questo invece esclude alcune tipologie di reato – spiega Segio – di questo finto beneficio non ne beneficera’ un detenuto in piu’ di quelli che gia’ oggi beneficiano delle misure alternative al carcere previste dalla legge”. In piu’, aggiunge, ”non c’e’ alcun automatismo applicativo: significa che saranno, come gia’ accade oggi, i magistrati di sorveglianza ad applicare il provvedimento. E considerato che quegli stessi magistrati concedono con difficolta’ le misure alternative e, per di piu’, sono oberati di lavoro, si rischia di finire in un collo di bottiglia”. Ulteriore problema e’ rappresentato dalla possibilita’ di trovarsi di fronte ad una diversa applicazione del provvedimento a seconda della regione o del distretto dove si trova il detenuto con il rischio, senza contare i tempi lunghi per la concessione dell’ indultino, di una ”disparita’ di applicazione”. Ma si tratta di un provvedimento di finta clemenza anche per un altro motivo: ”i detenuti che potrebbero usufruirne, per la tipologia di reato – aggiunge Segio – sono nella maggior parte dei casi tossicodipendenti, immigrati e disagiati mentali. L’indultino, pero’, prevede che per poterne usufruire sia necessario un domicilio e la maggior parte di queste persone non ne ha”. L’effetto, insomma, sara’ che ”ancora una volta i piu’ deboli e gli emarginati saranno quelli che pagheranno”. Ben diversa la soluzione che Segio vorrebbe veder approvata: ”L’unica risposta e’ quella che andiamo proponendo da tre anni: una amnistia o un indulto”. Che poi, conclude, altro non sarebbero che la ”pre-condizione per affrontare i veri problemi delle carceri italiane, quelli strutturali”.


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