Welfare

Indultino: al Senato iter difficoltoso

Potrà essre discusso entro il 6 aprile: lo ha deciso la Commissione Giustizia. Ma molti gruppi sono insoddisfatti del testo

di Giampaolo Cerri

E’ un cammino in salita quello che si intravede al Senato per l’indultino: sul testo licenziato dalla Camera si registrano infatti molti ”mal di pancia” in tutti i gruppi parlamentari. Non e’ affatto chiaro quando, se e con quali modifiche il provvedimento verra’ approvato. Stamane la conferenza dei capigruppo ha deciso che potra’ essere discusso in commissione Giustizia fino al 6 aprile, seguendo i normali tempi previsti dal regolamento. Una nuova capigruppo decidera’ i tempi di discussione in aula. Per domani pomeriggio e’ convocato l’ufficio di presidenza della commissione Giustizia per nominare un relatore ed avviare la discussione. Ma nel merito le perplessita’ sono piu’ ampie di quelle che hanno caratterizzato il confronto a Montecitorio. L’Udc proporra’ domani nell’ufficio di presidenza della commissione che si discuta di amnistia prima che di indultino. Ma il presidente della Commissione, Antonino Caruso (An), ha piu’ volte detto chiaro e tondo di non amare ne’ gli sconti di pena ne’ la cancellazione dei reati. Il fronte del no sembra essere piu’ forte in primo luogo nel centrosinistra dove i senatori-giuristi non vedono di buon occhio uno sconto di pena degli ultimi tre anni subordinato ad una condizionale. Massimo Villone (Ds) ha detto ai giornalisti di essere pronto ad intervenire in dissenso dalla linea del ”correntone ds” ed e’ favorevole ad un provvedimento di clemenza: ”Sono contrario – ha detto Villone – a qualsiasi misura di sconto della pena, anche perche’ questi provvedimenti non hanno mai risolto alcun problema”. Molte perplessita’ sono state espresse da un altro diessino, Guido Calvi, secondo il quale comunque il testo della Camera dovra’ essere migliorato. Elvio Fassone, magistrato di Cassazione, anche lui Ds, e’ pronto a dare battaglia per sostenere l’incostituzionalita’del provvedimento che sarebbe solo un indulto ”mascherato” approvato senza la maggioranza dei due terzi previsto dalla Costituzione. Massimo Brutti (Ds) e’ invece convinto che non ci debbano essere dietro-front ne’ ”insabbiamenti” rispetto al faticoso lavoro svolto a Montecitorio: ”si possono anche predisporre alcuni aggiustamenti, ma l’impianto del ddl va mantenuto”. Nel centro destra non mancano i senatori pronti a rispolverare l’amnistia. Nell’Udc Leonzio Borea ha da tempo presentato un provvedimento in questa direzione e sta facendo opera di proselitismo tra i colleghi per convincerli a cambiare completamente registro rispetto alla Camera: ”Con l’indultino – ha spiegato ai giornalisti – non risolviamo il problema dell’alleggerimento del carico di lavoro peri magistrati penali. Bisogna puntare sull’abolizione del reato invece che su un abbuono della pena”. Dello stesso avviso il collega di partito Melchiorre Cirami secondo il quale con l’indultino ”vengono messi fuori dalle carceri tutti i delinquenti, indipendentemente dalla tipologia del reato”. ”L’amnistia – ha affermato – consentirebbe invece di decidere con accuratezza quali sono i reati da cancellare anche in rapporto all’allarme sociale che destano”. Il sottosegretario alla Giustizia, Giuseppe Valentino, ha ribadito ai giornalisti che seguira’ anche al Senato l’iter del provvedimento, ha confermato che il governo manterra’ la condotta gia’ tenuta a Montecitorio rimettendosi puntualmente alle decisioni del Parlamento. ”In ogni caso e’ mio dovere tranquillizzare l’opinione pubblica e i senatori: anche nell’eventualita’ che si decidesse di non procedere con l’ approvazione dell’indultino, il governo e’ in grado di assicurare una situazione di assoluta normalita’ nelle carceri”. Il Senato ha dunque tutto il tempo e tutta la tranquillita’ per decidere cosa fare dell’indultino.


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