Mondo

Indonesia, orrore a Bali. 200 morti causa attentato

Sono turisti stranieri, specie australiani, le vittime delle bombe esplose nei locali notturni indonesiani forse per mano di terroristi islamici

di Ettore Colombo

Bali conta 187 morti e 309 feriti, fra i quali anche sei italiani, e almeno 90 persone sono in gravi condizioni: è questo l’ultimo bilancio dell’esplosione dell’autobomba avvenuta ieri sera nell’isola indonesiana. Secondo la nostra ambasciata nessun connazionale avrebbe perso la vita nell’attentato. E le agenzie turistiche che portano italiani nell’isola confermano che nessuno dei loro clienti manca all’appello. La televisione indonesiana però, ha incluso un cittadino di nazionalità italiana nell’elenco dei morti. Le notizie, insomma, attendono conferme ufficiali, sebbene la Farnesina abbia già diramato un comunicato nel quale si dichiara che nessun connazionale è morto a Bali. Di certo, le bombe esplose nella notte di ieri (tardo pomeriggio in Italia) tra i locali dove si concentrano i turisti in visita nell’isola, dovevano fare soprattutto strage di stranieri. E molti di loro risultano ancora dispersi. Tra i più colpiti i cittadini australiani. Molti i morti durante le deflagrazioni e gli incendi che ne sono seguiti. Il governo di Canberra ha messo a disposizione alcuni aerei militari per rimpatriare salme, parenti, e eventualmente i turisti ancora presenti in Indonesia che ne facciano richiesta. Le vittime, oltre che indoensiane, sono tedesche, britanniche, svedesi, svizzere, francesi e americane. Tra loro anche i giocatori di un’intera squadra di rugby, la nazionale di Hong Kong. Gli agenti della polizia indonesiana, dopo la dura condanna dell’attentato da parte della presidentessa Sukarnoputri, lavorano per raccogliere indizi e testimonianze. “E’ il più grave atto di terrorismo nella storia dell’Indonesia” ha spiegato, sconvolto, il capo della polizia nazionale Dai Bachtiar aggiungendo chei suoi uomini restano in allerta per timore di altre esplosioni. E d’altronde, ulteriori attentati, sono già stati minacciati, tanto da convincere l’esercito a presidiare i luoghi sensibili. Tre bombe, in tutto, sono deflagrate nella notte di Bali. Una, quella esplosa nei pressi del consolato americano, è l’unica a non aver sortito effetti tragici. Le altre due, sistemate nella zona dei locali notturni, dovevano fare una carneficina, e sembrano aver assolto in pieno il loro compito. La più devastante sembra quella esplosa nel Sari Club, un locale frequentato, al momento della tragedia, da centinaia di turisti australiani. “Tutti gridavano, c’era polvere dappertutto, e quasi subito è mancata l’energia elettrica. Ho visto una persona coperta di sangue, una donna che correva con i vesiti infiamme, altre paralizzate dallo choc. Uno mi ha chiesto se fosse stato un aereo a caderci addosso”, ha raccontato Karim Ansel, 27 anni, un turista parigino che si trovava in un ristorante nei pressi del locale saltato in aria. Che l’esplosione fosse un attentato, è stato subito chiaro, ma a fare più danni della bomba, è stato l’incendio che ne è seguito. La ressa per lasciare il locale, le fiamme e il fumo, hanno falciato la folla dei turisti in preda al panico. “Ho visto corpi calcinati, pezzi di cadaveri di indonesiani e stranieri – racconta un fotografo – il Sari club è uno dei locali più frequentati di Bali”. La struttura in legno del locale e le palazzine intorno che hanno immediatamente preso fuoco, hanno lasciato poco scampo a chi tentava di fuggire. Che l’intento dei terroristi fosse quello di uccidere più gente possibile è fin troppo chiaro. Impossibile però, per ora, stabilirne il movente. Gli agenti indagano seguendo la pista dell’estremismo islamico, da sempre attivo sull’isola. Per il ministro degli Esteri australiano, comunque, almeno un nome tra i possibili autori dell’attentato resta fra i più plausibili. E’ quello di Jamaah Islamiya, un’organizzazione legata a doppio filo ad al-Qaeda, che avrebbe stretto i rapporti coi seguaci di Bin Laden, in chiave anti americana e occidentale in genere, proprio recentemente. Più volte gli Usa avrebbero avvertito il governo di Giakarta sulle intenzioni omicide del gruppo.


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