Cultura
Indonesia, crescono le proteste anti Usa
Doo gli attacchi, la tensione è alle stelle. Governo e associazioni islamiche moderate invitano alla calma
I musulmani sono in subbuglio, la Chiesa è preoccupata e invita la gente alla calma. Dopo l’attacco anglo-americano in Afghanistan, a Jakarta la tensione è giunta alle stelle. Il susseguirsi di manifestazioni e proteste ha costretto la polizia a sparare colpi di avvertimento. L’arcidiocesi di Jakarta, pur in assenza del card. Julius Darmaatmadja, che si trova a Roma per partecipare al Sinodo dei Vescovi, ha convocato un summit di emergenza con i capi religiosi per cercare di ristabilire la calma e scongiurare la violenza. P. Ignazio Ismartono, responsabile del dialogo interreligioso per la Conferenza Episcopale sta tessendo una fitta trama con i leader religiosi musulmani per elaborare una posizione comune e rilasciare un comunicato pubblico. Il vescovo Ignazio Suharyo, della diocesi di Semarang, ha invitato la popolazione alla calma, ricordando che il terrorismo non ha nulla a che fare con la religione, quindi questa non va tirata in ballo nella questione USA-Afghanistan. “Il conflitto in corso – ha detto a Fides – è di tipo politico ed economico, non religioso”. Intanto diversi gruppi radicali continuano le manifestazioni antiamericane che hanno costretto alcune ambasciate (Usa, Gran Bretagna Francia e Australia), scuole internazionali e uffici di multinazionali a chiudere i battenti per precauzione. Fra i gruppi in prima linea nella protesta vi sono: l’Associazione degli Studenti Islamici HMI), il Movimento Islamico Indonesiano (GPI), il Sindacato dei lavoratori musulmani indonesiani(PPMI), il Fronte dei difensori dell’Islam (FPI). Queste formazioni affermano di voler inviare propri membri a combattere in Afghanistan a fianco dei talebani. Le organizzazioni islamiche moderate Nahdlatul Ulama (NU) e Muhamadiya, invece, hanno invitato la gente a non eccedere nell’ira e a non lasciare il paese. Ma hanno comunque condannato l’attacco in Afghanistan. Hazim Muzadi, capo di NU ha spiegatoto: “La gente pensa che l’attacco Usa abbia motivi religiosi”. Una mossa sorprendente è venuta dal “Consiglio degli Ulema”, massimo organo rappresentativo dei musulmani, che ha ufficialmente chiesto al governo di rescindere i rapporti diplomatici con gli Stati Uniti. Il governo indonesiano ha rilasciato un comunicato in cui esprime preoccupazione per l’azione militare in corso, ribadisce che essa è mirata contro basi terroristiche, chiede di ridurre al minimo gli obiettivi e di risparmiare civili innocenti. Il documento invoca l’intervento delle Nazioni Unite per ristabilire sicurezza e pace in Afghanistan e provvedere all’assistenza umanitaria. Mettendo in guardia i cittadini indonesiani dal disturbare la quiete pubblica, il governo annuncia l’invio di cibo e medicine alla popolazione afgana. Gli osservatori temono che i disordini possano causare ulteriori difficoltà economiche, scoraggiando l’afflusso di capitali stranieri nel paese. L’Indonesia, dopo la crisi asiatica del 1997, attraversa infatti una fase di ripresa economica quanto mai fragile.