Salute

Individuate le varianti del virus Epstein Barr che aumentano il rischio di sclerosi multipla

di Nicla Panciera

Alcune varianti del virus della mononucleosi, l’Epstein Barr Epv, dialogano con i geni che predispongono alla sclerosi multipla in un modo che le rende più a rischio di provocare la malattia. Questa scoperta, realizzata da un nutrito team di ricercatori coordinato dal Centro sclerosi multipla dell’Università Sapienza – Azienda ospedaliero-universitaria Sant’Andrea e finanziata dall’Associazione italiana sclerosi multipla Aism, è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista Proceedings of the National Academy of Sciences Pnas. Indicando le varianti virali più pericolose, contro le quali sviluppare un vaccino, rappresenta un primo passo verso la prevenzione contro l’infezione che può scatenare la sclerosi multipla.

La sclerosi multipla ha una patogenesi multifattoriale e tra i fattori di rischio da tempo c’è il virus di Epstein Barr Ebv, virus responsabile della mononucleosi infettiva e che si trasmette con la saliva, quindi attraverso i baci e la condivisione di oggetti come gli spazzolini da denti. La ricerca ha di recente dimostrato l’esistenza di una relazione di causalità tra questo virus e la comparsa di sclerosi multipla, il virus andando a infettare le cellule del sistema immunitario e spingendole ad aggredire la mielina. Quali siano i meccanismi con cui questo avviene è ancora oggetto di indagine.

La prima autrice del lavoro, Rosella Mechelli, dell’Università Telematica San Raffaele di Roma, «la ricerca mostra anche che il virus è associato alla sclerosi multipla in modo specifico, non riscontrabile in molte delle altre malattie autoimmunitarie esaminate».

Poiché il virus infetta senza particolari conseguenze più del 90% della popolazione adulta, vaccinare a tappeto potrebbe non essere semplice, anche per problematiche di accettazione, come la recente pandemia ha insegnato. Dice in una nota Marco Salvetti del Centro Sclerosi Multipla del Sant’Andrea-Sapienza: «Questo risultato apre la strada alla possibilità di una vaccinazione selettiva, limitata a coloro che presentano le varianti del virus più ‘a rischio’, riducendo al minimo le resistenze alla vaccinazione e garantendo, al contempo, una protezione a chi ne ha più bisogno».

«Si tratta di risultati molto importanti e innovativi, che ci forniscono una chiave per spiegare perché un’infezione diffusa nel 90-95% della popolazione mondiale possa favorire l’esordio della Sm solo in una piccola porzione di individui» dichiara Paola Zaratin direttrice della ricerca scientifica Aism-Fism. «Questi risultati forniranno utili informazioni sulla strategia dello sviluppo di vaccini personalizzati anti-Ebv. La ricerca eziologica della Sm, su cui l’Associazione Italiana SM insieme alla sua Fondazione è da sempre impegnata, è l’unica che può portare ad una prevenzione primaria della SM (equivalente di “end MS”)».

Foto di Michal Jarmoluk da Pixabay

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