Politica

Indignados. In effetti, c’è da essere incazzati

di Riccardo Bonacina

Da qualche giorno, a Roma gli indignados made in Italy sono accampati davanti a Bankitalia. Giustamente riportano a terra il linguaggio assurdo e astratto che da mesi invade l’intero spazio pubblico e il nostro privato, come quando usano la parola “spread”. Dicono: “Cresce lo spread tra la follia del dibattito politico in questo paese e la realtà della vita delle persone di questo stesso paese”. Davanti a Bankitalia, hanno letto al megafono una lettera, giusta a Napolitano, chiedendo a tutti di non parlare più a vanvera dei giovani: Hanno scritto: “La questione generazionale è semplice: c’è una generazione esclusa dai diritti e dal benessere, che oggi campa grazie al welfare familiare, e sulla quale si sta scaricando tutto il peso della crisi. La questione non si risolve togliendo i diritti a chi li aveva conquistati, i genitori, ma riconoscendo diritti a chi non li ha, i figli, e per far questo ci vogliono risorse, altrimenti le parole girano a vuoto”.

Sono poi giustamente incazzati con la Bce e Trichet per le lettere inviate che sono un obiettivo attacco alla democrazia come ha ben analizzato Barbara Spinelli pochi giorni fa: “Rileggere la lettera della Bce, simile a quelle inviate a Atene e Madrid, Lisbona e Dublino, è istruttivo. Il presidente della Banca centrale non si limita a indicare parametri. Entra negli anfratti della legislazione, decide il suo farsi. Il punto saliente è quello in cui, dopo aver elencato le misure per evitare il default, raccomanda perentorio: «Vista la gravità dell´attuale situazione sui mercati finanziari, consideriamo cruciale che tutte le azioni elencate (…) siano prese il prima possibile per decreto legge, seguito da ratifica parlamentare entro la fine di settembre 2011». Quello che si prescrive è un metodo decisionale (il decreto) che mina la democrazia rappresentativa sin qui conosciuta”. E i ragazzi indignados scrivono a Napolitano: “

Ora ci chiediamo, e chiediamo anche a Lei Presidente, come è possibile invertire la tendenza e promuovere delle politiche pubbliche a sostegno delle giovani generazioni prendendo sul serio le letterine estive di Trichet e Draghi? Come è possibile farlo se il pareggio di bilancio diventa regola aurea, da inserire, addirittura, all’interno della carta costituzionale di cui Lei è garante?” Domande giuste, domande pesanti a cui oggi i quotidiani italiani non fanno eco.

Eppure gli indignados hanno mile e una ragione ad essere incavolati (qui il loro sito) con le banche gli istituti centrali. Solo tre settimane fa,  il 28 settembre, il Presidente della Commissione Barroso nel discorso annuale sullo stato dell’Unione, ha ricordato che “I contribuenti europei hanno aiutato a salvaguardare il settore bancario con 4600 miliardi di euro ndr. !)”. Barroso che è un signore moderato lo ricordava perchè  ritiene che ora sia “arrivato il momento per l’Unione europea di sostenere la società. Ha proposto l’introduzione di una tassa sulle transizioni finanziarie, una richiesta tra l’altro fatta da molto tempo dal Parlamento europeo. Una misura potrebbe produrre 55 miliardi di euro all’anno”.Fate voi la proporzione.

Invece, di fronte alla crisi che inesorabilmente avanza i politici europei pensano solo a guadagnare tempo. Basta convocare un summit tra la Merkel e Sarkozy ed annunciare di essere decisi a ricapitalizzare le banche e tutto, per loro, va a posto. Solo nello scorso mese sono state nazionalizzate tre banche: la franco-belga Dexia (tra le prime 20 in Europa), la greca Banca Proton e la danese Max Banca perché ormai fallite.

La morale sembra quindi essere questa: i soldi per le pensioni, la sanità e l’occupazione non ci sono perché dovranno essere usati per salvare le banche fallite  a causa delle loro scommesse azzardate. E Bankitalia, proprio oggi se ne esce con un splendita idea: rimettiamo l’Ici!

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