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Indice Ibrahim: peggiora la governance nei paesi africani

Secondo i dati dell’ultimo rapporto sulla governance in Africa realizzato dalla Fondazione Mo Ibrahim, il progresso della governance nel continente - che comprende valori come partecipazione dei cittadini e lo sviluppo economico sociale - si è fermato: nel 2014 si è registrato un peggioramento in 21 paesi, per una performance negativa dell’intero continente

di Donata Columbro

La fondazione Mo Ibrahim, fondata nel 2007 dal milionario sudanese che porta lo stesso nome, questa settimana ha presentato il suo ultimo rapporto sull’Indice Ibrahim, dove classifica i paesi del continente rispetto alla governance, intesa come i beni economici, politici e sociali a disposizione del cittadino: nonostante un progresso in 33 paesi, la qualità della governance in Africa nel 2014 è peggiorata rispetto al 2011. A livello regionale l’Africa del sud ottiene il punteggio più alto, con 58,9, seguito dall’Africa dell’Ovest con 52.4, dall’Africa settentrionale (51,2) e dall’Africa dell’Est (44,3). L’Africa centrale è la regione con il punteggio più basso, 40,9, con un netto peggioramento dal 2011, anche a causa del conflitto nella Repubblica Centrafricana, dove si registra il calo peggiore (-8,4) insieme al Sud Sudan (-9,6).

I punteggi sono calcolati attraverso 93 indicatori raggruppati in quattro categorie: sicurezza e stato di diritto, partecipazione e diritti dell’uomo, sviluppo economico sostenibile, sviluppo umano. Solo sei paesi hanno ottenuto un miglioramento in tutte le categorie: Costa d’Avorio, Marocco, Ruanda, Senegal, Somalia e Zimbawe, mentre i dieci paesi che hanno registrato i migliori progressi nell’indice globale rappresentano un quarto della popolazione africana:

Le opportunità per uno sviluppo economico sostenibile diminuiscono

I progressi registrati nell’intero continente riguardano le categorie dello sviluppo umano e della partecipazione. Le altre due, sviluppo economico sostenibile e sicurezza e stato di diritto peggiorano di 0,7 e 0,3 punti rispetto al 2011. Secondo Mo Ibrahim, che ha creato la fondazione per premiare i paesi e le iniziative che aiutano la popolazione africana a uscire da una condizione di povertà, questo è un “segnale d’allarme” di cui i governi e la società civile devono tenere conto ora che ci addentriamo nel nuovo cammino degli obiettivi di sviluppo sostenibile da realizzare entro il 2017.

La categoria sullo sviluppo sostenibile monitora le condizioni necessarie presenti in ogni paese per un equo benessere dei cittadini: misura le politiche economiche per una redistribuzione della ricchezza e la presenza di ambiente economico stabile che permetta la realizzazione di imprese e attiri investimenti dall’estero. Secondo il rapporto Ibrahim è la categoria che ha ricevuto il punteggio più basso, 43,2 e ha registrato la più bassa performance rispetto al 2011, con un calo dello 0,7. Tra i paesi peggiori c’è la Libia con -14,3 e la Repubblica Centrafricana, -12,7. Si tratta di paesi colpiti da conflitti interni che hanno fermato molte attività produttive e dove molte imprese straniere hanno deciso di limitare la propria presenza a causa delle scarse condizioni di sicurezza.

Tra i paesi che invece hanno registrato un miglioramento c’è il Marocco, con un aumento di 11 punti, e il Kenya, +5,9: la buona governance premia la crescita economica e la crescita premia i cittadini.

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