Mondo

India, trappola per gli italiani

Difficile trattativa per liberare i due rapiti dai maoisti

di Franco Bomprezzi

Un nuovo guaio nei rapporti fra Italia e India. Il rapimento di due italiani nella regione di Orissa da parte dei guerriglieri maoisti appare subito di difficile soluzione. Ampio spazio alla vicenda sui giornali del lunedì.

Il CORRIERE DELLA SERA dedica il palco di apertura, con foto dei due rapiti: “In India trattativa difficile per i due italiani rapiti”. I servizi fino a pagina 5. Innanzitutto i fatti, a pagina 2. “Trappola nella giungla tribale «13 condizioni per liberarli»” è il titolo al pezzo dell’inviato Danilo Taino: “Volevano immagini «suggestive», le testimonianze fotografiche di mondi lontani, i due italiani rapiti tra venerdì e sabato nello Stato indiano dell’Orissa da guerriglieri maoisti. Paolo Bosusco e Claudio Colangelo sarebbero ora in una località sconosciuta del distretto di Kandhamal. Il leader dei militanti della regione che ha rivendicato l’azione, Shabhasachi Panda, in un messaggio audio aveva fissato per la scorsa notte l’ultimatum al quale le autorità dovevano rispondere per ottenere la liberazione dei rapiti: si tratta di 13 punti tra i quali una richiesta di denaro e alcune condizioni che da tempo i maoisti pretendono dal governo, come la liberazione di tutti quelli che loro considerano prigionieri politici e la cessazione dell’offensiva «Green Hunt» che New Delhi ha lanciato contro di loro. Il governatore dell’Orissa, Naveen Patnaik, ieri ha manifestato la propria disponibilità «a intavolare un dialogo con i maoisti nell’ambito della legge». “Gli Incontri con l’«Altro» che l’«Altro» non apprezza” è il commento di Stefano Montefiori: “Il capo maoista, evidentemente non a digiuno di propaganda, cerca di collegare la vicenda dei due italiani a una questione molto sentita — soprattutto in India — negli ultimi mesi, dopo che l’organizzazione non governativa Survival International ha denunciato i pericoli del turismo per il popolo Jarawa delle Isole Andaman. Una tribù di 400 persone rimasta fino a pochi anni fa isolata, e ora minacciata dal contatto con viaggiatori che si vogliono evoluti e quindi non si accontentano dei villaggi vacanze ma cercano l’altro, il nobile indigeno, l’autoctono portatore di millenaria saggezza. Certe volte capita che un poliziotto chieda a una ragazza di improvvisare una danza tribale davanti ai turisti offrendo in cambio un mucchietto di riso, come ha denunciato il Guardian all’inizio di gennaio. Altre volte i turisti appena sbarcati in India sono accolti dai volantini delle autorità che raccomandano di non trattare i locali con la curiosità riservata agli animali nello zoo”. A pagina 3 i profili dei due rapiti. Interessante in particolare la figura di Claudio Colangelo, tratteggiata da Rinaldo Frignani: “L’ingegnere in pensione al servizio degli ultimi”. “l’ingegnere, già protagonista di due progetti in Perù – scrive Frignani -, uno organizzato dall’Amazon Promise e l’altro dall’Istituto internazionale di Scienze mediche, antropologiche e sociali sullo studio delle infermità dermatologiche nell’Amazzonia peruviana. «Sono un pioniere mancato — scrive in un resoconto su Internet lo stesso Colangelo, referente italiano del Proyecto de espediciones medicales — mi immagino nel XIX secolo lungo la valle del Nilo o in Amazzonia a seguire le orme di Fitzcarraldo». Le foto sul web lo ritraggono mentre spiega l’Hiv a un gruppo di bambini o assiste i medici che visitano gli abitanti di un villaggio”. Fiorenza Sarzanini collega questa vicenda a quella dei due marinai arrestati: “Il timore della diplomazia e degli uomini dell’intelligence è che gli indiani non siano più disponibili ad ascoltare le nostre richieste su quella vicenda, dopo essere stati costretti a cedere ad alcune condizioni poste dai sequestratori. La paura forte è che facciano di tutto per risolvere la questione interna, consapevoli di poter poi rivendicare a livello internazionale la propria sovranità nel processo contro i due soldati della marina militare accusati di aver ucciso i pescatori. E facciano così valere le proprie ragioni di fronte alle «pressioni» esercitate dall’Unione Europea e da altri Stati ai quali l’Italia ha chiesto aiuto, primo fra tutti la Gran Bretagna”. Giuseppe Sarcina, a pagina 5, dedica un ampio reportage all’indentikit politico e sociale dei rapitori: “Oppio, stragi, vecchie carabine. I guerriglieri seguaci di Mao”. “Nei giorni scorsi il quotidiano The Hindu ha pubblicato in prima pagina una tabellina molto semplice – scrive Sarcina -, da cui si capisce quanto sia ancora enorme la distanza tra le megalopoli e le realtà rurali. In città il 92,7% delle famiglie ha la luce in casa e l’82% il bagno. In campagna solo un’abitazione su due conosce i piaceri dell’elettricità e, soltanto il 30% prevede la toilette (per il restante 70% ci sono gli spazi aperti, condivisi con gli animali). E si potrebbe andare avanti con la televisione, la cucina, la moto e l’automobile. Due Indie opposte, ma contemporanee, secondo la regola aurea del Paese. Ebbene c’è da stupirsi se i maoisti-naxaliti sguazzino in alcune delle aree più arretrate? Se le loro promesse di riscatto, di «liberazione dallo sfruttamento», non lascino indifferenti molti dei contadini dimenticati da tutti? Certo, bisogna anche dire con chiarezza che questi guerriglieri sono anche dei terroristi, che hanno ammazzato quasi 6 mila civili negli ultimi vent’anni. Che si finanziano vendendo oppio, che sono sospettati di ricevere fondi sottobanco dai servizi segreti cinesi, che uno dei loro leader, Shabhasachi Panda, lo stesso dell’ultimatum sugli italiani, è accusato «di stupri e atrocità» dal forum tribale delle donne di Gajapati (Stato di Orissa)”.

LA REPUBBLICA (che apre con “Lavoro, la mossa dei sindacati”) riserva la fotonotizia a “India, paura per gli italiani rapiti giallo sull’ultimatum dei maoisti”. I servizi alle pagine 16 e 17. I maoisti naxaliti di Orissa mettono le loro condizioni alla «liberazione di Paolo Bosusco e Claudio Colangelo, il tour operator piemontese e il pensionato laziale prigionieri chissà dove nelle foreste impenetrabili dell’occidente indiano», scrive Paolo Brera. Ieri un video messaggio in cui Sabyasachi Panda spiega le tredici richieste, tra le quali la liberazione dello stesso Panda. Chi sono i due rapiti? Bosusco è un 54enne di Pralesio di Condove, in provincia di Torino: da anni vive parte dell’anno a Puri, la città dei templi indù e accompagna i turisti in viaggi di trekking a piedi. Colangelo è un pensionato di 61 anni di Rocca di Papa, vicino Roma, appassionato di antropologia e medicina tribale, con una lunga storia di volontariato e cooperazione in ambito medico e scientifico. Mercoledì il convoglio, ha spiegato il cuoco liberato poco dopo, è stato fermato dai guerriglieri: «ci hanno bendati e fatto camminare per cinque chilometri, non hanno mai usato violenza e ci hanno trattato bene». In un pezzo intitolato “La guida e il ricercatore in pensione due sognatori dalla parte dei più poveri” si descrivono i due rapiti. Il padre di Bosusco, l’89enne Azelio spiega: «Da vent’anni Paolo vive praticamente in India. È sempre stato affascinato da quel paese. Ne conosce bene gli usi e la cultura… È sempre attento a non urtare la suscettibilità indiana mostrando profondo rispetto per le loro tradizioni e i loro costumi». Colangelo è invece stato volontario in diverse iniziative a fianco dei medici a cui forniva attività di supporto. Aldo Morrone, direttore generale del San Camillo, ad esempio lo descrive come «un viaggiatore instancabile, che lavora per dare speranza, salute e dignità alle persone che vivono nei principali paesi in via di sviluppo”. Infine un brano dal libro “In marcia con i ribelli” di Arundhati Roy. «È più facile per la coscienza liberal credere che la guerre sia tra governo indiano e maoisti, i quali considerano le elezioni una truffa, il parlamento una porcilaia e hanno dichiarato apertamente la loro intenzione di rovesciare lo stato indiano. È comodo dimenticare che le popolazioni tribali dell’India centrale hanno una storia di resistenza che precede Mao di secoli… Gli Ho, gli Oraon, i Kol, i Santhal, i Munda e i Gond si sono tutti ribellati in diverse occasioni, contro gli inglesi, contro i latifondisti, gli zamindar, e contro gli usurai. Le rivolte vennero stroncate senza pietà, mietendo molte migliaia di vittime, ma i popoli non vennero mai sconfitti».

Il GIORNALE la butta sulla provocazione con un titolo ad effetto in prima “Fermate i turisti fai da te” e con i commenti, sempre in prima, di Paolo Granzotto “Non associate un’avventura alla missione dei nostri marò” e di Magdi Cristiano Allam “Rapimenti e brutte figure la schiena curva non paga”. Il primo invita a non scambiare Bosusco e Colangelo con i veri eroi della patria, ovvero i due marò prigionieri in India. Allam si concentra sulla «via italiana», ovvero cedere alle richieste economiche dei terroristi, per ottenere il rilascio degli ostaggi. Il pezzo a pag 2 “I Narcos asiatici nostalgici del comunismo” propone un profilo sui guerriglieri che si ispirano a Mao. «Sono circa 70 mila,compresi i quadri politici. Li chiamano nazaliti, dal nome del villaggio bengalese dove è nato il movimento, e fino al 2009 combattevano in 180 distretti di ben 10 Stati». A pag 3, il pezzo “L’ultima folle impresa dei turisti a caccia di guai” fa il punto della situazione sui posti dove i turisti farebbero bene a non andare come il Kashmir, Somalia, Niger, Yemen, Haiti, Algeria.

Al rapimento LA STAMPA riserva un richiamo in prima pagina sotto il titolo “Rapiti in India, trattative avviate”. All’interno si va alle pagine 10 e 11. Grazia Longo firma il ritratto dell’ex ricercatore Claudio Colangelo sotto l’inequivocabile titolo “Volontario viaggiatore dalla parte dei deboli”. La giornalista scrive da Roma: «…Sposato padre di due figli, Valeria e Daniele di 32 e 35 anni, è da tempo impegnato nella onlus Iismas con attività di supporto ai medici…Parole di stima e di affetto per l’italiano rapito vengono espresse da amici e compagni dell’Iismas: «Un uomo equilibrato e rispettoso delle regole dei paesi che visita…Aldo Morrone, direttore generale dell’ospedale San Camillo di Roma, anche lui sostenitore dell’Iismas esclude che «Claudio possa aver avuto atteggiamenti irriguardosi nei confronti degli indiani incontrati nel suo viaggio. Che non è stato intrapreso per scopi turistici, ma esclusivamente umanitari per raccogliere documentazione utile a sensibilizzare le istituzioni e a sollecitare la cooperazione internazionale. Claudio Colangelo è un viaggiatore instancabile che lavora per dare speranza, salute e dignità alle persone che vivono nei principali paesi in via di sviluppo, soprattutto India e America Latina». E quanto all’ipotesi che i due siano stati rapiti perché stavano scattando foto ad alcune donne mentre facevano il bagno, Morrone dice: «Mi pare impossibile. Il gruppo che li ha sequestrati cerca solo visibilità per porre attenzione sulle loro rivendicazioni». 

E inoltre sui giornali di oggi:

PAGINA NON PROFIT
IL SOLE 24 ORE – Apertura sul servizio civile “Servizio civile verso la paralisi”: «A quarant’anni dalla legge che ha istituito l’obiezione di coscienza (la n.772 del 1972) il servizio civile nazionale rischia di chiudere i battenti per mancanza di fondi. Se non saranno reintegrate, infatti, le risorse disponibili, che la legge di stabilità 2012 (legge 183/2011) ha ridotto dai 113 milioni all’anno per il 2012, il 2013 e il 2014 a 68,8 milioni per il 2012, 76,3 milioni per il 2013 e 83,8 milioni per il 2014, è a rischio la partenza di volontari per il 2013. Per il momento, l’Ufficio nazionale per il servizio civile non ha, infatti, pubblicato alcuna data per il deposito di nuovi progetti, da parte degli oltre 3.500 enti accreditati, per l’anno prossimo. (…) È questo il quadro che farà da sfondo alla tavola rotonda «Quale riforma per il servizio civile nazionale: proposte a confronto», promossa dal ministro per la cooperazione internazionale e l’integrazione con delega al servizio civile, Andrea Riccardi, in programma domani a Roma (ore 15, sala polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei ministri, via di Santa Maria in Via, n. 37). Un incontro che metterà a confronto parlamentari e protagonisti degli enti di terzo settore impegnati da anni nei progetti di servizio civile». Sotto, la storia di Geoffrey Gikuni “Il maratoneta dello sviluppo”: «Alla Stramilano, domenica 25, potrebbe salire sul podio un intero villaggio del Kenya. Tra i 3.500 atleti ai blocchi di partenza nella mezza maratona competitiva, infatti, ci sarà anche Geoffrey Gikuni Ndungu, ventottenne fuoriclasse di Nairobi, già vincitore nel novembre scorso della maratona di Dublino. Geoffrey è la punta di diamante di “Run2gether”, una società sportiva bi-nazionale (keniana e austriaca), senza fini di lucro, che coniuga la passione per la corsa e lo sviluppo sostenibile. Secondo il regolamento di “Run2gether”, infatti, se un socio vince un eventuale premio in denaro, il 70% della somma rimane a lui, mentre il restante 30% va a finanziare un centro sportivo in Kenya, dove vengono formate gratuitamente decine di giovani promesse africane della maratona».

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