Mondo

India, la speranza e le paure

Liberato Colangelo, ma la partita diplomatica è difficile

di Franco Bomprezzi

Una buona notizia, la liberazione in India di Claudio Colangelo, ma la situazione è ancora complessa, in un intreccio diplomatico difficile da dipanare, anche in relazione alla vicenda dei due marò arrestati per la morte dei pescatori.

«I miei 11 giorni di prigionia», apre così il CORRIERE DELLA SERA. Le pagine 2 e 3 dedicate alla vicenda indiana. “Claudio libero, Paolo resta «Eravamo insieme, sta bene»” scrive Danilo Taino: “Undici giorni nelle mani dei maoisti dell’Orissa: finalmente, ieri mattina, Claudio Colangelo è stato liberato dai guerriglieri. Ha perso peso — il problema principale era il caldo, ha dichiarato — ma sta bene, non ha mai avuto problemi di malaria, come invece era stato detto. Contento, felice anzi di rivedere presto moglie e figli — «Voglio tornare in Italia appena possibile» — ma anche con un’ombra sul volto che per tutta la giornata di ieri non gli è scomparsa: l’altro italiano sequestrato, Paolo Bosusco, è ancora nelle mani dei maoisti-naxaliti, i quali per liberarlo chiedono al governo dell’Orissa di soddisfare almeno due delle 13 richieste politiche che hanno avanzato. «Paolo sta bene — ha detto appena rilasciato —. Anche il morale è abbastanza alto. Spero che i rapitori capiscano che Paolo non ha niente a che fare con le loro accuse». A provocare il rilascio, non è stato alcuno scambio: «Un atto di buona volontà», ha fatto sapere il leader dei rapitori, Sabyasachi Panda. In realtà, per il capo maoista della zona la situazione nelle ultime ore si era messa male, isolato e stretto tra il governo che gli chiedeva di liberare gli ostaggi e i suoi stessi dirigenti che non hanno condiviso l’iniziativa di rapire due stranieri. Sotto pressione, Panda ha fatto un passo, la liberazione di Colangelo, che ora ha tutte le possibilità di portare anche al rilascio di Bosusco”. A pagina 3 il primo racconto del turista appena liberato: «In marcia giorno e notte mangiando pane azzimo». Scrive Taino: “ Italianissimo. Anzi, due italiani, lui e Bosusco, uomini normali piombati all’improvviso nelle mani della guerriglia maoista-naxalita, che dice di battersi per i diritti delle popolazioni tribali locali. Sequestrati senza ragione. «Direi che ci siamo trovati nel mezzo — spiega Colangelo — quando i maoisti hanno scelto la risonanza internazionale e hanno rapito degli stranieri». Due italiani che mentre camminavano, ogni giorno e spesso la notte, costretti a cambiare accampamento, sono diventati amici, hanno parlato delle loro famiglie, del lavoro e di politica — «soprattutto Paolo perché a me non piace» — con il leader dei guerriglieri, Sabyasachi Panda, «che tutti, lì, chiamavano solo commander». Due italiani ora divisi”. E aggiunge: “Lo scenario nel quale si inscrive la situazione di Paolo Bosusco, ancora nelle mani di Panda, parte da qui. Il leader che lo ha rapito ha riconquistato un minimo di agibilità, liberando Colangelo «come gesto di buona volontà». Ma qualsiasi cosa gli risponda il governo, è certo che la parte del Pci-(maoista) a lui contraria farà a sua volta qualcosa per fare saltare ogni mediazione. Detto diversamente, a questo punto, la liberazione di Bosusco più che il frutto di una trattativa tra maoisti e governo sarà il risultato dell’esito dello scontro interno ai maoisti stessi. Ormai è chiaro che i naxaliti dell’Andhra Pradesh vogliono fare fuori Panda, subito o tra qualche tempo non importa. Ed è altrettanto evidente che Panda lo sa”. Maurizio Caprara, a pagina 2, fa il punto della situazione: “Sono numerosi e diversi i tavoli sui quali l’Italia sta giocando partite difficili con l’India per ottenere la liberazione dell’altro ostaggio in mano ai maoisti dell’Orissa, Paolo Bosusco, e il rimpatrio di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due marò. Per una supervisione più ravvicinata sui vari tavoli, presto ripartirà il sottosegretario agli Esteri Staffan de Mistura, già inviato dal 22 febbraio al 14 marzo tra New Delhi e il Kerala a occuparsi dei due militari. Il governo italiano non lo dichiara, ma il 14 marzo il rapimento dei due italiani in Orissa ha posto l’India, che si considera parte lesa per la morte dei due pescatori in Kerala, anche in una posizione di debitrice. Di debitrice di sicurezza, nonostante i maoisti siano fuori dalla legge. Nel resto del Paese il governo centrale indiano non ha interesse a scoraggiare il turismo straniero, sebbene i viaggi fossero sconsigliati nelle zone del sequestro in questione”.

Claudio Colangelo è «stravolto, felice, infuriato», scrive su REPUBBLICA Paolo G. Brera, inviato a Bhubaneswar. Infuriato «per questi dieci giorni rubati alla mia vita, che sembrano dieci anni». Ma soprattutto libero, grazie anche ai quattro giornalisti indiani che si sono fatti 18 ore a piedi nella giungla per andare a intervistare Sabyasachi Panda e (in realtà) riprendere Colangelo.  «Ho liberato Paolo per ragioni umanitarie, ascoltando gli appelli arrivati dalla società civile, ma ora devono riprendere immediatamente i negoziati», ha detto il leader dei guerriglieri. «Colangelo, ve la siete andati a cercare?», chiede immediatamente Brera: «ma proprio per nulla», risponde lui. Spiega che avevano scelto una zona di etnie non considerate più tribali, il Commissariato gli aveva detto “vabbé, sapete che è una zona problematica ma se volete andare va bene», la storia delle foto a donne seminude «è assolutamente un falso». «È arrabbiato con Bosusco?», chiede allora il giornalista: «No, è un personaggio straordinario». Nei dieci giorni di prigionia i due italiani hanno sofferto un caldo insopportabile, bevuto acqua dei fiumi e tutti i giorni (a volte anche le notti) si marciava. Gli italiani dormivano in tenda, gli altri – una ventina, tutti armati, con ragazzi e persino una ragazzina minorenne – all’aperto coprendosi con un telo di plastica: «forse sono eroi o forse pazzi, ognuno scelga come definirli, certo fanno una vita durissima». Paura? «Che finisse male, mai». 

Il GIORNALE sceglie la linea soft.  Il pezzo “L’italiano liberato: «Giorni spaventosi»” a pag 15, è dedicato, al contrario da quanto si evince dal titolo,  ai momenti meno difficili della prigionia di Claudio Colangelo. Ecco alcuni virgolettati del diretto interessato:  «Hanno fatto di tutto per venirci incontro»…..il capo, Panda, «si è rivelato buono di nome e di fatto»….«Erano tutti molto gentili. Anche i bambini…perché tali mi sembravano alcuni di loro, e poi, anche le donne, tutti quanti mi hanno trattato bene»….«Anche il mangiare, date le circostanze non è stato malaccio».

In una prima pagina che apre sull’Irpef e le questioni del lavoro, la notizia della liberazione di Claudio Colangelo occupa la fascia in alto della prima pagina de LA STAMPA subito sotto la testata con una foto di Colangelo dopo la liberazione e due richiami uno per l’altro ostaggio ancora in mano ai maoista e per i due Marò il cui caso, avvisa il richiamo “si complica”. Alle vicende indiane sono dedicate le pagine 2 e 3, dove trova spazio anche un ampio riquadro dedicato agli altri ostaggi italiani da Rossella Urru, a Maria Mariani (turista rapita nel febbraio 2011), a Giovanni Lo Porto cooperante rapito in Punjab lo scorso gennaio per finire alla nave Enrico Ievoli sequestrata il 27 dicembre scorso al largo dell’Oman. “Rilasciato Colangelo “Ha mediato una tv”” titola l’apertura di pagina 2. Nell’articolo si ricostruisce la situazione nell’Orissa e le divisioni tra i gruppi dei guerriglieri maoisti dell’Orissa. Ora le preoccupazioni, si sottolinea nell’articolo di apertura, sia delle autorità indiane sia italiane sono rivolte a Paolo Bosusco, il secondo ostaggio ancora in mano ai rapitori. A pagina 3 sotto un ampio articolo con il racconto di Colangelo, un affondo sul Bosusco che si chiude con l’appello lanciato sul web dal movimento No Tav anche in inglese che chiede ai ribelli maoisti di permettere all’ostaggio «di tornare a casa perché “ha a cuore la natura, il suo popolo e la sua terra”. Poi l’invito: “Abbiate rispetto e cura per due uomini che siamo sicuri essere molto diversi da quelli che stanno rubando  la vostra terra e che voi giustamente combattete”». Sul fronte dei marò, un articolo a pagina 2 a piè di pagina avverte “timori per l’esito della perizia “Dimostrerà che hanno sparato loro”” e nel sommario si sottolinea “I giornali locali: tra 101 giorni la prova decisiva contro gli italiani”. Nelle prime righe si legge: «Oggi a Seul il primo ministro indiano Manmohan Singh incontra il presidente del Consiglio Mario Monti, in occasione del vertice sulla sicurezza nucleare”, mentre la situazione dei due marò detenuti, avverte l’articolo più avanti “si va facendo sempre più pesante”. 
 
E inoltre sui giornali di oggi:

LAVORO
REPUBBLICA – Cinzia Sasso firma un pezzo sulla «morte dell’azienda intesa come luogo dove entrare al mattino e uscire la sera». La nuova sede della Nokia, periferia di Milano, ha 1000 dipendenti e 700 postazioni: addio alla scrivania, al posto dove sedersi, si decide di volta in volta dove sistemarsi e se lavorare in ufficio o da casa: «l’unità di misura è il raggiungimento degli obiettivi, non il tempo passato in ufficio». Altri casi: Chep Italia, al venerdì si lavora da casa; Microsoft, sede aperta H24. Più conciliazione, meno traffico, soprattutto più efficienza e meno stress. Plaude Domenico De Masi: «l’azienda è il grumo più invincibile di conservatorismo che ostacola lo sviluppo e la produttività». 

NON PROFIT
IL SOLE 24 ORE  – Apertura sul sostegno a distanza ” a prova di crisi”: «La crisi non frena il sostegno a distanza, che resta una delle poche iniziative del Terzo settore a non essere travolta dai tagli alle spese delle famiglie. Basti pensare che, su 373 milioni di euro raccolti dalle 111 organizzazioni non profit iscritte nell’elenco Sad (Sostegno a distanza) istituito dall’ex Agenzia per le Onlus, quasi cento milioni sono destinati alle adozioni a distanza, per un totale di oltre 375mila sostegni attivati (….) A gestire concretamente la macchina del sostegno a distanza sono soprattutto i volontari, che rappresentano l’80% del personale delle organizzazioni non profit coinvolte. Sono il rapporto diretto con il beneficiario, l’evidenza delle modalità di sostegno, la trasparenza sulle finalità a dare solidità al sostegno a distanza. I progetti sono quasi sempre interventi di aiuto individuali, dove il destinatario è nel 68% dei casi un minore o un giovane, più raramente una famiglia o una scuola. La relazione tra donatore e beneficiario diventa così immediata e meno impersonale di una qualsiasi raccolta fondi. Per questo, rispetto ad altre forme di solidarietà, il sostegno a distanza riesce a reggere nel corso degli anni». Di taglio basso l’esperienza  della “Fraternità sistemi” di Ospitaletto: «Non è un numero magico, quello che si va diffondendo tra le province di Bergamo e Brescia, ma promette di fare miracoli: semplifica il rapporto dei cittadini con la pubblica amministrazione, fornisce allo Stato una mappa del territorio aggiornata in tempo reale, permette ai Comuni di incassare di più dai tributi locali e, non da ultimo, offre inserimento lavorativo e integrazione a persone svantaggiate. Artefice di questa sfida su più fronti è il “codice ecografico”, un alias del tradizionale identificativo catastale, normalmente costituito da fogli, mappali e subalterni, applicato da una cooperativa sociale bresciana, la “Fraternità sistemi” di Ospitaletto, su tutti i beni immobiliari dei Comuni convenzionati. Il “codice” presenta, rispetto ai consueti sistemi di mappatura, un significativo valore aggiunto: il file può essere richiamato su computer e utilizzato da tutti gli uffici pubblici e dai cittadini non solo per le pratiche edilizie, ma anche per le variazioni anagrafiche, il versamento dei tributi, la determinazione e il pagamento delle tariffe dei servizi. In pratica, tutte le informazioni correlate al singolo bene possono essere gestite unitariamente e in tempo reale, senza bisogno di recarsi in Comune o nelle municipalizzate. Il presupposto è un controllo a tappeto del territorio, effettuato strada per strada e casa per casa, sia per ottenere una rilevazione aggiornata della situazione catastale, sia perché il codice stesso viene stampato su una targhetta e affisso come identificativo sulle unità immobiliari. Un lavoro svolto dagli addetti della “Fraternità sistemi” (200 al 31 dicembre scorso, dei quali 50 disabili e svantaggiati) già da qualche tempo».

FEDERALISMO
ITALIA OGGI – Il quotidiano apre con “Rottamato il federalismo”. È Marino Longoni che in prima pagina scrive: «Dalle macerie del federalismo rischiano di salvarsi solo il decreto su Roma capitale e un’imposta municipale, la Imu con metà del gettito sequestrato dallo Stato. Paradossale? Forse ma la riforma federalista assomiglia sempre di più a un’automobile con il motore fermo che avanza sempre più lentamente per forza d’inerzia. Da una parte si capisce che il governo Monti abbia cose più urgenti a cui pensare. E che con il passaggio della Lega all’opposizione  non ci sia più nessuno disposto a tirare la carretta. Mentre non manca qualcuno intenzionato a mettere il bastone fra le ruote». Con un’infografica ITALIAOGGI indica i semafori verdi e rossi, soprattutto, dei punti del federalismo  «che per Umberto Bossi era la madre di tutte le riforme, e che per Giulio Tremonti rappresentava la ricetta miracolosa di virtuosità per regioni e enti locali». 

RICERCA
LA STAMPA – A pagina 20 il “caso” è dedicato a una “battaglia” di Rita Levi Montalcini “Università: “Affossata la legge che aiuta i giovani ricercatori”” il titolo che riposta l’accusa sia della premio Nobel sia del senatore Marino al governo “Così si favoriscono i baroni”. In pratica, si tratta della norma contenuta nel decreto semplificazioni che ha cancellato un provvedimento inserito nella finanziaria 2007 che assegnava il 10% dei fondi per la ricerca secondo il peer review, metodo molto in voga nei paesi anglosassoni. In questo modo secondo la Montalcini «L’accesso ai finanziamenti sarà di nuovo possibile solo a chi ha le giuste amicizie». Nell’articolo si fa un esempio di come sia diverso il modo di giudicare dei baroni rispetto a quello di commissioni internazionali. Nel frattempo il senatore Marino ha presentato un emendamento. In una colonna tre domande al ministro Profumo la cui risposta riassunta nel titolo è: «Dovremo rimediare. Il metodo funziona e troveremo il modo di salvaguardarlo».

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