Cultura

India: Caritas preoccupata per scontri religiosi

Un appello perché le autorità indiane promuovano politiche incentrate sulla riconciliazione e il dialogo

di Gabriella Meroni

?Siano presi tutti i provvedimenti possibili per bloccare la diffusione degli atti di violenza?.Questo l?accorato appello della Conferenza episcopale indiana, che la Caritas Italiana rilancia, esprimendo profonda preoccupazione e ferma condanna per le violenze che stanno sconvolgendo l?India, soprattutto lo Stato del Gujarat. La rappresaglia degli estremisti indù contro i musulmani è sempre più estesa e le violenze colpiscono anche i cristiani. Le vittime, dopo pochi giorni, sono già più di 600, soprattutto donne e bambini: spesso vengono arse vive, nelle case e nelle strade, come è successo in un villaggio dove 28 musulmani sono stati cosparsi di benzina e poi bruciati. Sia a livello nazionale che internazionale, dall?inizio delle ostilità in Afghanistan, il conflitto nel Kashmir e in generale le tensioni tra la maggioranza induista e la minoranza musulmana sono aumentate. Il tentativo di attacco al Parlamento di Nuova Delhi, l?attentato al Centro Culturale USA di Calcutta e altri preoccupanti recenti episodi confermano come esista realmente un duplice rischio di conflitto: uno interno all?India che potrebbe assumere le dimensioni di un genocidio se non verrà controllato tempestivamente, e un secondo col vicino Pakistan che assumerebbe la connotazione di scontro tra potenze nucleari. Di qui l?appello perché le autorità indiane promuovano politiche incentrate sulla riconciliazione e il dialogo e, col sostegno della comunità internazionale, si intensifichino gli sforzi per prevenire ulteriori violenze e proteggere la popolazione inerme. E perché, tra i clamori della ?guerra contro il terrorismo?, questa non diventi una delle tante guerre dimenticate, che in tutto il mondo colpiscono e opprimono indiscriminatamente fedeli di tutte le religioni. Guerre che, secondo una ricerca della Caritas Italiana proprio sui ?Conflitti dimenticati?, hanno prodotto circa 27 milioni di morti tra i civili dal dopoguerra ad oggi (il 90% del totale delle vittime) e 35 milioni di rifugiati. Secondo il 70% del campione intervistato in un sondaggio, che è parte integrante della ricerca, deve essere quello della mediazione politica preventiva e dell?adozione di soluzioni non-violente. E? quello che chiediamo anche nel contesto indiano. Caritas Italiana inoltre sottolinea come tutto il sub-continente indiano sia in una situazione assai preoccupante: le tensioni in India, il riaccendersi del conflitto in Nepal, il rischio di rinascita fondamentalista in Bangladesh, le tensioni in Pakistan. Unica eccezione positiva in Sri Lanka, dove è appena stato firmato un cessate il fuoco tra il nuovo governo e il LTTE, le cosiddette ?Tigri Tamil?. In tutta la regione, non è mancata la presenza della Caritas, espressione di una Chiesa minoritaria, ma attenta alle necessità della popolazione più povera, indipendentemente dal credo, dall?etnia, dall?appartenenza politica. In particolare Caritas Italiana sta sostenendo: in collaborazione con Caritas India e con le Diocesi di Rajkot, Ahmedabad e Baroda, un vasto progetto di ricostruzione dopo il terremoto che ha colpito lo stato del Gujarat nel gennaio 2001, oltre ad interventi in altre aree del Paese; con Caritas Sri Lanka progetti per la promozione della pace e della riconciliazione; con Caritas Bangladesh progetti socio-sanitari e per i diritti umani; con Caritas Nepal alcuni microprogetti di promozione umana. L?ammontare complessivo che Caritas Italiana ha messo a disposizione nel biennio 2001-2002 per questi progetti supera i 3,5 milioni di euro.


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