Cultura

India: appello Unicef, fate tornare a scuola i bimbi terremotati

12mila scuole distrutte dal sisma, e il governo non le riaprirà prima della fine di giugno. L'Unicef: "Riaprite le aule, per salvare i piccoli dal trauma".

di Gabriella Meroni

A scuola, per dimenticare l?orrore del terremoto, l?incubo dei muri che crollavano, sotterrando in una valanga di polvere e pietre tutto quello che avevano: i genitori, la casa, i libri e i quaderni. I bambini indiani hanno ancora la paura negli occhi: ?Fateli ritornare fra i banchi, li aiuterà a liberarsi dal trauma? chiede l?Unicef. Tutte le scuola indiane dello stato più colpito dal sisma dello scorso 26 gennaio, il Gujarat, sono ancora chiuse. Per sicurezza: di un terremoto capace di portarsi via 20mila persone e ferirne altre 166mila, non ci si può ancora fidare. I tetti e le pareti delle aule possono ancora accartocciarsi sui ragazzini. Durante le terribili scosse di gennaio, sono state demolite almeno 9.600 scuole elementari; oltre 2.000 scuole superiori sono state rase a terra. La ricostruzione non ripartirà dai banchi e dalle lavagne: prima ci sono gli ospedali, le case, i centri d?accoglienza. Il governo federale indiano sembra irremovibile: le scuole non potranno essere riaperte prima del nuovo anno, cioè a metà giugno. Ma il 1 aprile un?organizzazione (la Veerayatan) legata alla religione Jain, un credo che mescola non violenza, vegetarianismo e vita frugale, ha fatto un tentativo e ha riaperto qualche scuola da campo. Un tentativo, perché allestire sei scuole nelle tende non è che unagoccia nel mare della disperazione di questi ragazzini, che chiedono di tornare a scuola per dimenticare. L?invito dei volontari della Veerayatan ha fatto il giro delle nuove baraccopoli sorte sulle macerie del terremoto, nella regione devastata di Bhuji. I bambini hanno preso i pochi autobus rimessi in circolazione sulle strade dissestate dalle scosse, e sono andati a lezione: 3mila alunni in pochi giorni si sono presentati all?appello. Nelle scuole, sotto le grandi tende, o in circolo in mezzo ai campi semideserti, i bambini hanno ricominciato ad imparare. Anche la morte dei loro genitori è diventata meno incomprensibile. L?Unicef non ha mai smesso, durante questi mesi, di distribuire carta, penne e matite ai piccoli. Ma bisogna convincere il governo a far partire i campi scuola estivi, gestiti dalle organizzazioni di volontariato: i bambini sono già pronti.


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