Cultura

Indagare per roma,a passi felpati

Poliziesco Il sorprendente esordio di Giovanni Ricciardi

di Redazione

Il caso che il commissario Ottavio Ponzetti deve affrontare, non è propriamente un caso da prima pagina. Sora Giovanna, una popolare gattara del rione Monti a Roma, è stata tavolta da un’auto. L’investitore è fuggito, lasciando la povera donna mezzamorta sui sanpietrini di via Turati. Nessuno ha visto, nessuno ha sentito. 99 volte su cento una vicenda così viene liquidata con una denuncia contro l’anonimo pirata. E finisce lì. Del resto chi può aver avuto un calcolo nel prender sotto proprio una povera gattara?
Invece l’occhio allenato del commissario Ponzetti non è tranquillo. Coglie indizi e qualche dettaglio fuori posto. Il caso resta un caso minimo. Ma per il commissario l’entità non conta. C’è un pasticciaccio da dipanare, e sinché non si trova il bandolo, addio notti, addio vita famigliare. Il commissario è fatto così: non è la deontologia professionale a spingerlo a tanta cocciutaggine. È proprio la sua natura. Commissari si nasce, non si diventa.
Il resto della storia naturalmente non ve lo raccontiamo. Possiamo solo anticiparvi che il commissario ci aveva visto giusto e che la gattara non era stata “stirata” per una semplice fatalità. Vi garantiamo che il sapere che cosa ci sta sotto è già un buon motivo per prendere in mano questo libro.
Ma il motivo principale è in realtà un altro. L’autore, Giovanni Ricciardi, un giovane professore che ha l’aria di assomigliare tanto al suo commissario, è uno scrittore permeato di Roma sino al midollo. La sua scrittura leggera, venata d’amore e di ironia, saltella tra gli angoli di questo quartiere con tono di chi è famigliare ad ogni pietra. Come un gatto, scivola agile, sentendo ogni strada e ogni angolo come casa sua. Non ha bisogno di dimostrare che quella città, anzi quel quartiere, è bello. A quello ci pensano le vite, innamorate e strambe, che lo abitano. C’è un qualcosa di gaddiano in tutto questo. Una repulsione per ogni esagerazione e ogni retorica. Un qualcosa di volutamente trascinato, quasi indolente. Come a dire: qui non vi stiamo raccontando qualcosa di speciale. Non sono storie, queste, che vogliono lasciare un segno. Ma una scia, il profumo di una città che l’omologazione non riesce a plastificare, quelli sì. Quelli, queste pagine, alla fine ce li lasciano addosso.

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