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Incorreggibile Sarkozy

Il filosofo Bernard Henri-Lévy "sostituisce" il ministro degli Esteri Juppé nell'incontro con gli oppositori libici

di Joshua Massarenti

Che cosa ci faveva il filosofo Bernard Henri-Lévy all’incontro organizzato da Nicolas Sarkozy con l’opposizione libica di Bengazi? E’ la domanda che si pongono i media transalpini, sbalorditi di fronte alle ultime uscite (e soprattutto i modi) del presidente francese per risolvere la crisi in Libia.

Riepiloghiamo. Ieri “Super Sarkò” incontra all’Esileo tre emissari del Consiglio nazionale di transizionale (Cnt). Durante la riunione, il presidente mette subito i suoi ospiti a proprio agio sostenendo che il Cnt è “l’unica autorità politica che la Francia riconosce in Libia”. Confermando la sua tendenza a sparare più velocemente della sua ombra (vi ricorda qualcuno?), Sarkozy diventa il primo capo di Stato occidentale, anzi del mondo a dare il suo beneplacito agli oppositori libici. Ma a Sarkò piace fare il protagonista fino in fondo. E così confida ai tre emissari di essere pronto a mandare l’esercito francese in Libia per effettuare bombardamenti aerei chirurgici contro le forze militari di Gheddafi.

UE, Nato, Onu e Stati Uniti non ne sanno niente. Men che meno il nuovo ministro degli Esteri francese Alain Juppé, in trasferta a Bruxelles per incontrare i suoi omologhi europei e che apprende la notizia in diretta mentre si trova al Parlamento Ue.

Ma l’uomo forte del Quai d’Orsay (la Farnesina d’Oltralpe) può stare sereno. A sostituirlo all’Eliseo c’era un diplomatico di primo ordine: Bernard Henri-Lévy, che di professione fa il filosofo e il difensore (autoproclamato) dei diritti umani nel mondo. All’uscita dell’incontro con gli emissari libici, Henri-Lévy non ha resistito alla tentazione di dichiarare alla stampa che “presto un ambasciatore francese andrà a Bengazi”.

Nominato appena due settimane fa da Sarkozy per rimettere ordine nella diplomazia francese in stato di agitazione dopo gli scandali dell’ex ministro degli Esteri Michèle Alliot-Marie, il neo ministro Juppé avrà gradito. Eppure il giorno della sua nomina fu la stessa stampa francese a congratularsi con il ritorno al Quai d’Orsay di un uomo forte, tenace, che contrariamente a Bernard Kouchener e la stessa Alliot-Marie non avrebbe mai accettato di farsi dettare l’agenda estera dall’Eliseo.

Oggi eccoci qua. Con Sarkozy di nuovo al comando di una diplomazia francese sempre più allo sbando. Almeno così la pensa la stampa francese. “La decisione dell’Eliseo di fare le cose da solo ha letteralmente sbigottito Juppé e i nostri partner europei” scrive il nuovo direttore di Libération Nicolas Demorand. Nel suo editoriale, Le Monde parla di “cattivo uso della diplomazia”, mentre con toni più ironici il direttore della Charente Libre sostiene che “fedele al suo metodo comprovato dei colpi mediatici per controbilanciare l’immagine di una Francia ‘accecata’ durante gli eventi tunisini, Sarkozy assume le vesti di Super Rambo in compagnia dell’esperto tutto-terreno Bernard Henri-Lévy”.

Sarkozy: un matto o un genio della politica? Per la riposta, appuntamento alle elezioni presidenziali del 2012.

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