Economia

Incontro con il segretario Cecop: Soffia il vento dell’Est sulle coop europee.

Alla vigilia del convegno di Cracovia Rainer Schütler fa il punto sullo sviluppo del modello cooperativo a Est.

di Daniele Scaglione

«A Praga stavamo preparando l?allargamento, a Cracovia dobbiamo gestirlo». Per Rainer Schlüter questa è la differenza più evidente tra l?edizione della Conferenza europea sull?economia sociale che si è svolta nel 2002 nella capitale della Repubblica Ceca e quella che si terrà nella città polacca alla fine di questo mese (per il dettaglio del programma si veda il sito: www.krakow2004.coop). Schlüter è il segretario generale di Cecop, organismo europeo che raduna le cooperative sociali e di produzione lavoro, ed è uno dei principali organizzatori di queste conferenze, di cui a Cracovia si svolgerà la seconda edizione. «Questi incontri non sono solo momenti di dibattito, ma costituiscono un?ottima occasione per promuovere l?economia sociale nei Paesi che le ospitano», spiega. «Il meeting di Praga ha consentito alla Repubblica Ceca e a quella Slovacca di fare dei passi avanti, e altrettanto sta accadendo per la Polonia. Così non è stato invece negli altri Stati che si sono recentemente aggiunti all?Unione europea». Nei Paesi dell?Est il mondo del non profit è tutt?altro che assente, manca però di organizzazione e coordinamento. «La nascita di organismi che radunino i tanti soggetti attivi nel campo dell?economia sociale è un altro importante risultato di queste conferenze», spiega Rainer, «tant?è che abbiamo registrato il sorgere di piattaforme dalla funzione simile a quella che in Italia svolge il Forum del Terzo settore». Un risultato importante è stato riscontrato anche sul piano del sostegno finanziario. «Sono stati costituiti dei fondi per favorire lo sviluppo delle imprese attive nel sociale, e realizzati dei veri e propri parternariati internazionali». Il dinamismo che anima le conferenze sull?economia sociale è riscontrabile, più in generale, in Europa. «La comunicazione sulla cooperazione emanata dalla Commissione europea nel febbraio scorso, dal titolo Promozione della società cooperativa europea, è un ottimo risultato», afferma il segretario generale di Cecop, «i cui effetti positivi si riscontrano soprattutto in quei Paesi dove l?immagine della cooperativa è ancora piuttosto debole. Ed è comunque il primo documento, a livello europeo, che promuove lo strumento cooperativo». Per Schlüter tutti questi sono buoni risultati sul piano dei provvedimenti legislativi e organizzativi, che ancora però devono tradursi in passi avanti su quello imprenditoriale. «Vi sono diverse spiegazioni per questa lentezza. Di solito si tratta di problemi burocratici. Ma sono ottimista: lo sviluppo dell?economia sociale si sta comunque avviando, anche nei Paesi dell?Est». Nelle nazioni che un tempo si dicevano ?oltre cortina? la cooperazione si scontra però con un problema peculiare. Quando sente la parola ?cooperativa? il cittadino medio di questi Paesi subito pensa a un?emanazione dello Stato, a uno strumento nelle mani del potere, perché in effetti questo fu, negli anni della guerra fredda, il sistema cooperativo. «Spesso è però solo un problema di immagine, per quanto serio, e non di sfiducia nella cooperazione stessa. In Polonia esiste un numero enorme di organizzazioni e associazioni nate grazie all?iniziativa privata che utilizzano in tutto e per tutto la forma giuridica cooperativa, ma scelgono di chiamarsi in un altro modo. Il tessuto che costituiscono tali realtà è formidabile: basti pensare che in questo Paese esistono oltre mille cooperative di microcredito che, complessivamente, superano l?intero sistema creditizio polacco». In Polonia, come in altre nazioni dell?Est, si è ormai prossimi a una grande transizione. Oggi il 45% dei lavoratori è impiegato nell?agricoltura, una percentuale destinata a ridursi a meno del 10, forse in modo ancora più repentino di come è accaduto nei Paesi dell?Europa occidentale. Chi accompagnerà un tale radicale cambiamento? «Non certo le imprese ordinarie, ma piuttosto i soggetti che animano l?economia sociale. Occorrerà mettere in piedi ad esempio strumenti come la banca del tempo, tramite la quale le persone cercheranno di aiutarsi al di là delle loro disponibilità economiche», prevede Rainer Schlüter, secondo cui il sistema cooperativo potrà avere una funzione efficace anche nel risolvere le conflittualità che permangono o che possono sorgere in queste nazioni. «Discutere insieme per risolvere un problema concreto sul lavoro è il modo migliore per superare le diffidenze». C?è da sperare che ciò possa accadere anche in Paesi che si auspica arrivino presto a fare parte della casa europea, come quelli della ex Jugoslavia. È importante però che la cooperazione sappia crescere nel suo complesso, al di là delle differenze settoriali. In questo senso Schlüter valuta positivamente il fatto che al seminario di Cracovia saranno presenti non solo le cooperative sociali e di produzione lavoro, come accaduto due anni fa a Praga, ma anche molte altre tipologie, per un numero di seminari che sarà il doppio di quelli tenuti nella capitale ceca. «Cecop intende promuovere il modello cooperativo, che già oggi viene utilizzato da tantissimi giovani in tutta Europa, a tutto tondo. Si tratta di persone che svolgono attività diverse, con valori di riferimento diversi. Il nostro compito è quello di sostenere la loro azione, e favorirne l?integrazione. È un processo culturale lungo e complesso, di cui vedremo i frutti non prima di venti o trent?anni. Ma è una strada irrinunciabile, l?unica che possa garantire un vero sviluppo economico e sociale per tutta l?Europa».


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