Famiglia
Incontro con Alessandro Sortino
Riflessioni a ruota libera su Satira e impegno civile. Il dialogo del "roscio" delle Iene con il pubblico di Civitas 2002
Bonacina: Con Alessandro ci conosciamo da tanto perché stava alla redazione di Vita di Roma. La prima cosa che gli ho chiesto è se continua a scrivere e mi ha detto che debutterà tra poco sulle pagine di cronaca della Stampa che apre un?edizione romana, perché oltre ad essere bravo come lo conoscete oggi è anche un bravissimo giornalista di scrittura.
L?incontro di oggi lo abbiamo chiamato molto semplicemente ?Satira e impegno sociale? perchè soprattutto nel fil rouge dei suoi servizi ma anche di tutte le Iene c?è questa attenzione ai temi sociali; anche se voi avete uno slogan ?noi non ci occupiamo del bene?. Puoi spiegraci meglio?
Sortino: Si, nel senso che noi per fare un servizio abbiamo bisogno di un cattivo, non parliamo mai delle cose che funzionano, non facciamo mai un servizio su una bella cosa, una bella iniziativa del volontariato, andiamo laddove c?è una magagna e c?è un colepvole che ha provocato quella magagna. Normalmente noi abbiamo un rapporto con il mondo che voi rappresentate perché siete le nostre fonti, io ad esempio lavoro moltissimo con le associazioni, molte delle notizie su cui lavoro mi vengono dalle associazioni ad esmpio dal Wwf, da Amnesty International; ho un rapporto molto stretto con le associazioni proprio come fonti di notizie.
Bonacina: E questo lo sottolineo è importantissimo, anche qui a Civitas ci sono stati momenti di discussione sull?informazione, volontariato, il bene fa notizia, non fa notizia: io dico sempre ragazzi siate fonte d?informazione, perché le associazioni conoscono il territorio, sono dentro, sanno chi sono i ?buoni?.
Sortino: Io proprio a Vita e nel mio percorso giornalistico successivo ho imparato quanto è importante prima di andare in un luogo trovare un referente locale di quel posto, quindi io normalmente non mi muovo se prima non ho trovato il rappresentante di un? associazione, molto spesso che sta sul territorio perché è lui che m?illustra e mi guida nei posti in cui devo andare; il problema è che bisogna trovare delle persone che abbiano l?intelligenza di capire che non possiamo occuparci di tutto. Tempo fa sono andato in Sicilia ad occuparmi di una specie di Marghera, di un caso tipo quello di Marghera che c?è ad Augusta, a Priolo in Sicilia, stavo con una bravissima persona preparatissima di Legambiente, la fatica è che ogni due passi mi spiegava qualcosa di nuovo e diverso dal tema che volevo affrontare. Il problema è quello di trovare delle persone che entrino nella logica dell?informazione, e nel nostro caso è una logica un po? particolare visto che il programma lo conoscete.
Bonacina: Non dir tutto ma la notizia quindi. Alle e mail delle Iene arriveranno quindi un sacco di messaggi dalle associazioni che qua ti ascoltano. Ti toccherà fare mille inchieste.
Sortino: Spesso si dice ?le iene sono i veri giornalisti?, non è vero: ci sono moltissimi giornalisti in Italia che fanno un ottimo lavoro; la differenza nostra è il linguaggio, la vera forza di programmi come il nostro è lo sforzo di riuscire a dire le cose che dicono anche gli altri però con un liguaggio che arriva a tutti, cioè quello di esser seri, magari serissimi, ma non seriosi; e quindi riuscire in un tempo limitato comunicando con più persone possibili a trasmettere dei temi che normalmente un pubblico vasto non riesce ad interessarsene perchè sono cose troppo persanti. Il messaggio che col nostro lavoro cerchiamo di dare è quello di svecchiare non tanto i contentuti perchè io ho fiducia nelle persone che fanno questo lavoro in Italia, quanto il linguaggio per trasmetterli, e spero che ci riusciamo, poi me lo direte.
Bonacina: Bisogna anche spiegare come nascono questi filmati, forse non è facilissimo farli
Sortino: I servizi nascono così. Non c?è una regola. Ci sono due schemi: o arriva una segnalazione oppure noi cerchiamo nei giornali una cosa che ci interessa, inventiamo una metafora che non rimane astratta ma diventa concreta perchè la andiamo a fare in faccia alle persone. La regola è non prendere mai appuntamento con nessuno, non passare mai per gli uffici stampa che sono una delle cause della crisi dell?informazione in Italia perché cercano sempre di filtrare le domande, cioè di far passare solo le domande che convengono ai potenti. Poi la vera difficoltà è quella di concepire prima un impianto narrativo del servizio che poi dopo ti ritrovi, perchè comunque i tempi di montaggio sono molto stretti, quindi bisogna pensare prima come organizzare questi tre/quattro minuti di servizio in modo tale che poi si ritrova anche quando è finito. Il montaggio è una delle cose principali del nostro lavoro: noi non mistifichiamo però sintetizziamo moltissimo e cerchiamo, al contarrio di quello che fanno i tiggì, di rendere palesi i tagli, cioè non facciamo finta di non tagliare ma addirittura rendiamo ufficiale il taglio; c? è anche il disegno delle forbici per dire ?noi diciamo: qui abbiamo tagliato?, perché fidatevi il succo ve lo diamo, fidatevi di noi.
Il tentativo, come dicevo prima, è sempre quello di trasmettere dei temi che sono difficili e di trasmetterli con un linguaggio diverso e che arrivi a tutti, soprattutto ai ragazzi.
L?altro obiettivo è quello di non avere mai un senso di commiserazione per le persone che subiscono un?ingiustizia, ma di trattarli sempre come se fossero ?iene?, come noi, senza stare lì a dire ?poverino?, poverino il ragazzo down, poverina quella che non arriva al bancomat. Quindi noi ci sforziamo molto di evitare questa commiserazione che è una delle cose che rende la vita di queste persone non normale.
Bonacina: C?è proprio il gruppo delle Iene? Vi muovete un po? come una testuggine, con una logica di gruppo?
Sortino: Sì, diciamo di sì. Noi facciamo un lavoro per quanto riguarda i tempi e anche per quanto riguarda questo calarsi nella realtà, io con un?espressione un po? forte dico che siamo i palombari della merda, cioè ci caliamo in realtà spesso degenerate. Non voglio essere retorico ma un po? si rischia, non tanto le botte però si rischia soprattutto l?intimidazione politica e l?intimidazione legale, continuamente veniamo minacciati di querele; questo ci porta ed essere molto più attenti dei giornalisti nomali nel dire le cose, noi verifichiamo sempre tutto, siamo attentissimi a non dare spunto per ricevere delle querele. Questa minaccia che il potere ci fa, ci fa sentire molto vicini, ognuno pensa il servizio anche per gli altri, non è che i Medusa lavorano da soli o io lavoro da solo, ognuno collabora con gli altri. Ad esempio prima di venire qui ho letto che il sindaco di Treviso, Gentilini, ha detto che gli obiettori oltre ad essere raccomandati sono anche imboscati, ecco io ho segnalato questa cosa ai Medusa, quindi c?è un lavoro di gruppo.
Bonacina: Qualcuno dice che finché ci sono le Iene su Italia1 e a Mediaset, il regime non c?è. E? vero o no?
Sortino: Il fatto che ci sia questa strana situazione per cui una persona controlli tre televisioni di sua proprietà in più politicamente quelle pubbliche non è una situazione facile. Non tanto perché Berlusconi telefoni e dica ?non fate quella cosa?, quanto perché tutte le persone che hanno delle posizioni nell?ambito della televisione pubblica e privata si sentono in dovere di fare un favore a Berlusconi e quindi molto spesso non si rendono neanche conto di quello che fanno. La cosa più difficile è riuscire a trasmettere alle persone fiducia sul proprio lavoro, il nostro lavoro è quello di trasmettere dei valori, fare dell?informazione, ma far ridere e fare ascolti per sopravvivere; noi ci muoviamo soltanto sulla base di questi input, non è che abbiamo degli obiettivi politici di un tipo o dell?altro, cerchiamo di stare dalla parte delle persone invece che dalla parte del potere, questa diciamo è la nostra linea; ovviamente stiamo in televisione quindi fare ascolti è fondamentale, da cui i servizi dove ci sono le tette e le donne, che sono quelli che fanno fare più ascolti e ci permettono poi di fare servizi più seri. In Italia purtroppo non si dà questa fiducia a nessuno, si dice sempre loro sono così perché servono a dimostrare che non esiste conflitto d?interessi. Per esempio abbiamo fatto della satira sulla Lega e Bossi ha detto loro fanno così perché in qualche modo Berlusconi vuole dare un messaggio a noi tramite le Iene, cioè si pensa sempre che ci sia qualcosa dietro, non si pensa mai che dietro ci stanno semplicemente delle persone che cercano di fare un lavoro. Allora io il messaggio che do, non solo per noi ma anche per altri colleghi che lavorano altrove, è che bisogna fidarsi delle persone, perché ci sono delle persone in Italia che anche in una situazione così anomala come quella che abbiamo, si sforzano di mantenere una indipendenza e una libertà e non lo fanno perché c?è sempre uno dietro che ci guadagna in qualche modo, lo fanno perché hanno una loro professionalità, perché credono che sia giusto, perché è il loro lavoro. Quindi secondo me bisogna avere, in questa situazione, non solo il coraggio di esprimere le proprie idee e di fare il proprio lavoro onestamente ma anche il coraggio per chi guarda queste cose di pensare che non ci sia sempre dietro una macchinazione.
Bonacina: Mi fa venire in mente una cosa questa riflessione che secondo me è anche giusto dire. A me è capitato così, so che anche per Alessandro è stato così. Se racconti un po? la tua esperienza?tu hai fatto un percorso professionale divertendoti, lavorando, cambiando. Tu dici ?bisogna fidarsi un po? delle persone, bisogna fidarsi un po? del proprio lavoro?.
Sortino: Io ho imparato proprio lavorando nel settimanale Vita , con l?esempio di Riccardo ma anche con quello di Mirella Pennisi, una giornalista che ora non c?è più e che aveva l?abitudine di non accettare mai la verità che viene dal potere, mi ha insegnato a cercare sempre di mettersi dalla parte delle persone che subiscono decisioni del potere. Quindi, in qualche modo, io ho fatto sempre questo e ho cercato sempre di essere spiritoso e utilizzare un linguaggio strano, e senza volerlo sono arrivato qui, volevo fare il giornalista e invece sono arrivato a fare la Iena.
Pubblico: Io volevo parlare un po? del linguaggio televisivo, ho notato che voi fate un uso della musica, del montaggio, della grafica, dei suoni particolare e avete questa grande capacità di riassemblare tutto il materiale che poi andate a produrre. Volevo chiedere quindi voi immaginate prima tutto ciò o lo fate in corsa?
Sortino: Dopo aver girato il servizio vado in redazione scaletto tutto, mi faccio uno schema delle parole del servizio, i servizi delle Iene sono tutti su audio non c?è mai una pausa, quindi uno può scrivere il servizio tra quelli che si chiamano stend up (cioè le cose dette in video e in piedi) e quello che succede; va al montaggio stabilisce le cose che servono e poi si utilizza la musica, le accelerazioni, gli effetti per rendere tutto più divertenti. Abbiamo una serie di musiche, conosciamo quali e spesso proprio mentre giro immagino quale metteremo.
Pubblico: Come fai a mantenere il controllo sul linguaggio perché non ti svilisca il contenuto?
Sortino: E?il lavoro più difficile per me e per gli altri. Più la materia è complessa, più uno si fa prendere dalla complessità dei problemi, vuole dire troppo cose e non riesce a dire nulla, allora il segreto è proprio quello di riuscire a calarsi nelle situazioni sempre con una grande chiarezza mettendosi sempre nei panni di un bambino di 11 anni che guarda le Iene. E? come se uno prende una realtà fa una specie di concentrato e prende soltanto il contenuto puro. Anche per quelli di voi che lavorano nelle associazioni questo è importante, la vera forza di un programma come le Iene è anche questo, la verità è che sono in pochi che si sforzano di fare arrivare il linguaggio a tutti, io sono convinto che la generazione da trent?anni in giù abbiano perso del linguaggio logico verbale, non accettano un linguaggio verboso che parla al cervello, invece accettano il linguaggio delle emozioni, un linguaggio fisico; è molto più facile che un concerto rock parli ad un ragazzo sull?amore di quanto possa fare una poesia di Leopardi, il problema è quello di riuscire a trasferire dei concetti difficili in un linguaggio emozionale,fisico, da qui la presenza della iena che si fa portatore di questa incursione fisica all?interno del palazzo del potere, è una cosa che dà emozione e insieme è la metafora di quello che magari fanno anche gli altri giornalisti in maniere meno evidente. E questo è la vera differenza secondo me ed è la vera forza e la ragione della scomodità.
Bonacina: Tra l?altro le Iene è forse il programma più amato dai giovani, giovanissimi che invece hanno la tendenza a vedere meno la tv.
Sortino: Noi facciamo quando ci va bene il 18% il giovedì e il 13% la domenica, e in realtà raschiamo tutto il pubblico giovanile che in quel momento sta davanti alla televisione, la verità è che i ragazzi che vedono la televisione sono pochi e quindi siamo leader in un settore che però è sempre più stretto per questo facciamo fatica a raggiungere i risultati che ci permettono di essere liberi. Alla fine io posso testimoniare che a Mediaset si sopravvive facendo gli ascolti, noi facciamo buoni ascolti, raccattiamo pubblicità per la rete e anche se ogni tanto qualcuno prova a dire ?ma forse questo non lo dite? la nostra forza e la forza di tutti i programmi che sono in video è il successo, quindi il nostro impegno costante è quello di tenere più pubblico possibile davanti alla televisione. Quindi quelli di voi che si scandalizzano per certe cadute di tono e cadute nel grottesco, sappiate che molto spesso i servizi un po? più piccanti sono decisivi perché sono quelli che fanno più audience e ci permettono poi di trattare anche temi più impegnati.
Pubblico: Il fatto di agire illegalmente, cioè di dover cogliere di sorpresa, amministratori, entrare nei comuni, ecc, quante volte invece di essere stata una carta vincente è stato un limite per fare il servizio.
Sortino: Questa è la vera angoscia, questo problema dell?illegalità è un dramma, tutti i nostri servizi sono illegali, per qualsiasi cosa che va in onda bisogna firmare una liberatoria, invece liberatorie non ne facciamo firmare mai a nessuno e non prendiamo mai appuntamento. Quindi ci sono delle teniche che uno impara via via, per esempio fare una specie di ping-pong, fare un assalto e poi fare lo gnorri, attirare a poco a poco il politico nella propria rete ottenendo alla fine il consenso di fare un?intervista; l?altra tecnica è l?autorevolezza: queste persone sanno che se non parlano con noi fanno una figura peggiore che se parlano; poi io mi sforzo di non farle apparire il politico peggiore di quello che è stato, ci sono delle persone che riescono ad esser molto gentili, che si prendono degli impegni pubblicamente, che risultano simpatiche e che alla fine riescono bene come ad esempio Rosi Bindi, che tutte le volte che è stata intervistata ne è uscita bene. Sgarbi è esattamente quello che ci fa comodo e quello che un politico non deve fare, è una specie di manuale per uscirne male e per fare del bene a noi.
Pubblico: Io volevo sapere il vostro confronto con un programma come Reporter di Rai Tre
Sortino: Questa domanda mi tocca particolarmente perché tra le varie cose che sono stato o che sono, sono anche un giornalista. Tanto è difficile riuscire a concentrare le cose in 5 minuti, quanto è anche frustrante perché uno raccoglie un sacco d?informazioni e poi non ha lo spazio per dirle; quando vedo Report la prima cosa che penso è che devo cambiare lavoro. Poi mi dico, una persona semplice, che magari non ha studiato, non se lo vede; poi che alcuni servizi che faccio magari anche sullo stesso tema danno le stesse informazioni. Comunque Report è un programma che io amo molto anche perché ha inventato un suo linguaggio, una sua cifra espressiva che è particolare. Io rifiuto il qualunquismo di chi dice che l?unico giornalismo lo fanno le Iene, non è vero c?è Report, c?è Sciuscià, ci sono gli approfondimenti dei Tg, i giornali, c?è Vita. Report e il programma che potremmo essere se non avessimo l?angoscia dell?ascolto.
Bonacina: L?angoscia dell?ascolto è tornata tantissime volte, cioè tu dici: da una parte per noi è una salvezza perché se la trasmissione funziona in una rete commerciale non ti toccano, dall?altra però c?è quest?ansia?
Sortino: Sì l?ansia è terribile. Purtroppo il sistema Auditel, che fra l?altra io penso sia piuttosto inattendibile, perché penso che nessuna persona seria accetterebbe di avere questo strumento in casa, è il punto di riferimento. Esiste a Mediaset un programma per cui tutto il video viene caricato e tu puoi vedere esattamente quello che è andato in onda e la curva minuto per minuto, secondo per secondo; quindi io so che se il momento in cui intervisto il tecnico palloso, la curva scende allora la volta dopo ho l?angoscia. Verificando la curva dopo i servizi, uno si sente la curva addosso mentre li fa; quindi il servizio viene sempre costruito con un?alternanza di picchi emotivi proprio per fare in modo di trascinare il pubblico al finale. E questa è la cosa che ci condiziona di più. Poi ci sono delle tecniche complicate per cui il servizio più serio però meno forte come ascolto, si mette prima della pubblicità perchè è inutile dare ascolto alla pubblicità; non vedrete mai un servizio un po? piccante prima della pubblicità perché sarà sempre al centro del blocco fra i due stacchi pubblicitari. C?è proprio uno studio, un?incubo?Quindi quando tu vedi che il tuo servizio è stato messo prima della pubblicità (cosa che a me capita spessissimo) vuol dire che l?hanno valutato scarso.
Pubblico: Hai mai affrontato il problema della provenienza dei soldi che ti metti in tasca a Mediaset, nel senso che i prodotti che si pubblicizzano spesso sono collegati a multinazionali che sfruttano i lavoratori?
Sortino: Sì, hai ragione però poi alla fine che fai ti metti col megafono per strada, fai il cantastorie? Io ho sempre cercato nella mia vita di rispettare apparentemente le regole del sistema per essere eversivo al suo interno. Credo che la libertà sa un punto di arrivo, che uno debba sforzarsi di sfruttare gli spazi acquistando autorevolezza, essendo utile al sistema per poter dire delle cose che magari lo combattono. Ovviamente il problema è che a forza di far così si rischia di diventare il sistema, cioè alla fine quando uno arriva a poter essere finalmente così autorevole da non subire più condizionamenti, magari ormai sei diventato una persona che non ha più niente da dire; lo sforzo è sempre quello di difendere la propria libertà ma anche il proprio essere irriverente, un po? monello, un po? bambino, un po? stronzo: io mi sforzo nella vita di mantenere questa cattiveria che non bada molto alle conseguenze di quello che si fa per riuscire a dirle. Mi è capitato per esempio di fare un servizio su il rettore dell?Università di Roma che ha alzato le tasse ai più poveri, quindi un servizio di ?sinistra? a favore della progressività dell?imposta, eppure c?erano i manifestanti che io difendevo nel mio servizio che mi volevano menare perché lavoro per Berlusconi; quindi c?è un po? questa contraddizione e spesso noi ce la viviamo.
Pubblico: Hai detto prima che c?è un diverso modo do comunicare tra il linguaggio scritto e quello verbale, tu vieni dalla stampa quindi avrai dovuto fare un certo adattamento. Quali sono state le difficoltà che hai incontrato? Una seconda cosa: penso che in una buona squadra ci sia sempre un minimo di competizione, chi è il migliore, quello che riesce a fare più audience, togliendo Lucci che per me è bravissimo?
Sortino: Lucci non sempre è quello che fa più audience anche se io lo considero un maestro, il più bravo. Il Trio Medusa e il loro autore sono quelli che fanno i servizi che noi in gergo chiamiamo i più ?larghi?, cioè quelli che riescono ad arrivare ad un numero maggiore di persone; ci sono alcune tecniche che loro usano: il ?tormentone?, cioè il fatto che il servizio, come le fiabe dei bambini, ripete una situazione sempre uguale magari in crescendo, quindi non c?è un percorso conoscitivo che è complicato perché devi pretendere l?attenzione, quindi è molto più facile e non va a discapito del contenuto.
E poi dipende anche dall?argomento. Per esempio ho fatto un servizio alla Reggia di Caserta durante la settimana dei beni culturali. Pretendevo di entrare ma più della metà della Reggia è zona militare perché c?è l?aeronautica; nel servizio non aggiungevo niente di nuovo, è un servizio che io considero scadente rispetto ad altri che ho fatto, eppure è andato benissimo come ascolto. Quindi più che la Iena singola è il modo; ogni settimana quindi noi sappiamo che ci vuole qualcosa che tira un po? su il contenuto e qualcosa che tiene di più all?ascolto.
Per quello che riguarda la differenza del linguaggio è stato molto difficile il passaggio, io non avevo mai pensato di fare televisione e sinceramente neanche mi piace; quando scrivo un articolo sul giornale che viene pubblicato sono emozionato da questa cosa. E? difficile ma non è del tutto diverso perché quando uno scrive un articolo si pone per la scrittura lo stesso problema di cui parlavo prima di dosaggio delle emozioni. Deve riuscire a fare quello che facciamo noi ma con degli strumenti diversi; è brutto oggi scrivere perché ti rendi conto che parli ad un?élite, però la libertà che hai quando scrivi non ce l?hai con nessun altro mezzo, tranne forse un po? con la radio.
Pubblico: secondo te ha senso parlare di ?par condicio? nella satira?
Sortino: No. Per me satira vuol dire rompere i coglioni al potere e vuol dire farlo con un linguaggio che, proprio perché non pretende di ottenere potere da chi lo usa, è più libero. Fare satira contro le persone normali non funziona, satira si fa contro chi detiene un potere, ed io mi sforzo moltissimo, e credo di esserci riuscito soprattutto quest?anno, nel fare satira contro tutti quelli che detengono un potere, siano di sinistra che di destra.
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