Formazione

Inclusiva e creativa. Ecco l’Italia che abbatte i muri

Un’inchiesta approfondita su un campione di 1.700 intervistati rivela che c’è una maggioranza con idee chiare e condivise su politica e libertà sociale. Intervista a Giorgio Vittadini.

di Giuseppe Frangi

C'è un?Italia che sembra avere idee e desideri più chiari, molto più chiari, di quanto i suoi interpreti presumano. Qualche numero: il 76% è convinto che la sussidiarietà consenta una risposta più efficiente ai bisogni; il 60% pensa che il federalismo fiscale sia un?opportunità importante per lo sviluppo (anche se giudica in modo negativo l?attuazione del federalismo sin qui realizzato). Ben il 72% giudica in modo positivo i voucher regionali, cioè i buoni servizio che vengono spesi a secondo delle necessità e delle preferenze dell?utente. Idee di destra o di sinistra? Giorgio Vittadini, che in qualità di presidente della Fondazione per la Sussidiarietà è il committente di questa ricerca effettuata su un campione di 1.700 cittadini, non accetta lo schema. «Sono semplicemente idee buone. Che confermano come in Italia non esista solo l?antipolitica alla Grillo, ma ci sia anche una domanda ben definita per una politica che non si faccia macinare dalle risse partitiche».
Vita: In verità il mal di pancia verso i partiti è la costante?
Giorgio Vittadini: Eppure dobbiamo cominciare a guardare le cose in un?altra prospettiva. Una quota molto rilevante di italiani, a cui la politica converrebbe dare ascolto, condivide alcuni concetti base. Ad esempio gli italiani non vogliono riforme istituzionali che non siano condivise da maggioranza e opposizione; vogliono dire la loro sulla preferenze dei candidati e non trovarsi imposti dalle segreterie dei partiti un portaborse o una soubrette; e sono molto contrari al fatto che i senatori a vita si schierino.
Vita: Però i partiti sono sordi davanti a queste evidenze. Come lo spiega…
Vittadini: Perché sono dominati dagli apparati. Ma non penso che questo arroccamento possa durare ancora a lungo. Arriverà qualcuno che opererà lo strappo, come fecero in Inghilterra la Thatcher prima e Blair poi. La scommessa è quella di investire su questo patrimonio condiviso. Ci vuole qualcuno che raccolga questa domanda prepotente di collegare la politica alle esigenze reali delle persone, e ponga questa istanza al di sopra dei calcoli elettorali. Chi opererà uno strappo così, creerà un terreno destinato a diventare terreno condiviso da tutte le parti, come è accaduto in Inghilterra dove il tema dei ?quasi mercati? è ormai patrimonio sia di laburisti che di conservatori; o come è successo in Spagna dove sul tema delle riforme economico sociali c?è continuità tra Aznar e Zapatero. Invece l?Italia è ancora ferma al muro contro muro.
Vita: Ma intanto i partiti riescono ad assorbire completamente il dibattito?
Vittadini: Questo accade per colpa di un?informazione che ha completamente perso la bussola. Nella realtà la spinta che registriamo è impressionante: ad una grande fetta di popolazione giovane e attiva è chiarissimo che se si vuole costruire sviluppo si deve arrivare a definire quali sono i temi fondamentali condivisi.
Vita: Faccia un esempio: un?idea su cui lei scommettebbe di ottenere un consenso trasversale e maggioritario?
Vittadini: Ad esempio l?idea della ?dote? che sta per essere studiata dalla Regione Lombardia, limitatamente al diritto allo studio. È una proposta per me clamorosa su cui c?è anche il consenso della sinistra: dare a tutte le famiglie una quota da investire nell?istruzione dei figli a scelta. Ognuno può scegliere, nell?ambito di una serie di opzioni, quale investimento formativo fare. È un principio che un domani potrebbe essere allargato alla sanità secondaria: se hai un anziano non autosufficiente in casa, decidi tu a quale tipo di assistenza ricorrere, la più adatta ai suoi bisogni o al contesto famigliare. Queste sono proposte che spaccano il muro contro muro grazie a un consenso trasversale che nessuno può ignorare. Sono queste le grandi battaglie inclusive di cui il nostro Paese ha bisogno e che davvero cambiano le cose.
Vita: C?è uno strano strabismo nel modo con cui si guarda l?Italia 2008. Da una parte c?è una sorta di sfiducia per il ?degrado? civile, dall?altro si registra una domanda di maggiore autonomia e libertà di costruire il proprio destino… Da che parte sta la verità?
Vittadini: Io non ho dubbi. Considero impressionante quel che sta avvenendo nel nostro Paese dove, a dispetto di tutto, registriamo un?energia creativa e imprenditoriale che ci porta a record continui come quello recente sull?export. Questo è frutto di un sistema fondamentalmente sano. Ed è un sistema vivificato da una socialità diffusa: in Italia c?è un mix di solidarietà e sviluppo che non ha paragoni con nessun altro Paese. Tutti hanno da imparare. Ha da imparare l?America con i suoi 40 milioni di persone senza copertura sanitaria. Lo ha l?Olanda, che dopo i 70 anni allenta l?assistenza così i suoi vecchietti emigrano in Germania. Lo ha la stessa Gran Bretagna, che si vanta della qualità dei suoi ospedali e poi scopri che per non intaccare gli standard non vengono accettati i malati gravi. La socialità diffusa è un valore enorme, anche a livello economico. Dovremmo investirci ancora di più. E invece i partiti confezionano sempre pasticci come è successo per il 5 per mille.
Vita: Eppure è inutile negare che tanti soggetti siano in crisi. Prenda la famiglia?
Vittadini: È vero. Ma anche in questo caso i parametri internazionali affermano cose che sottovalutiamo: ad esempio sanciscono che l?Italia è tra i primi quattro Paesi al mondo per la qualità della crescita dei bambini da 0 a 6 anni. Segno che l?ambito famigliare è ancora un ambito che tiene, che forma i suoi figli. Poi la posizione dell?Italia declina. Ma lì centra la qualità del sistema scolastico?
Vita: Lei viaggia spesso in America, per contatti universitari o per seguire la vita delle comunità di Cl. Come guarda al prossimo voto per la Casa Bianca?
Vittadini: Con un filo di tristezza. Perché non capisco cosa ci sia all?orizzonte. Da una parte c?è lo schema Bush che ormai è al capolinea ed è guardato con enorme disillusione; dall?altro abbiamo Hillary che rappresenta l?apparato e Obama che invece ancora non mi è chiaro chi abbia dietro. La società americana ha bisogno di una scossa, ad esempio di non temere il meticciato a tutti i livelli. Bush ha prodotto un arroccamento attorno a certi valori morali ma paradossalmente ha prodotto una paralisi educativa e una società segmentata in ghetti. Così ha prosciugato quella che è la grande risorsa di questo Paese: una cultura continuamente capace di rischiare. Oggi l?America ha bisogno di mischiare le carte, di trovare i fattori costitutivi della propria società. Non è più il tempo degli arroccamenti.
Vita: Questo è un motivo che ritorna sempre nelle sue riflessioni recenti?
Vittadini: Sì, c?è bisogno di un modo nuovo, diverso di entrare nella realtà. Lo sintetizzerei in una formula: io vado alla radice di te. Cioè, io non mi confino dalla mia parte. Io sono anche la tua parte.

Innovazione

Lombardia, una ?dote? in arrivo

Una ?dote? che accompagna la studente in tutto il suo percorso scolastico. È una legge della Regione Lombardia che vedrà il suo debutto con l?anno scolastico 2008-2009. Un primo tipo è la dote ?per la libera scelta? (ex buono scuola) che può arrivare fino a un massimo di 1.050 euro all?anno per studente. Per i portatori di handicap è previsto un contributo aggiuntivo di 3mila euro all?anno. Per le famiglie meno abbienti (con reddito Isee inferiore a 15.458 euro) per ciascun figlio è prevista un?integrazione tra i 500 e i mille euro. C?è poi la dote ?per la permanenza nel sistema educativo?, per l?acquisto di servizi per gli alunni delle elementari, medie e superiori statali (da 120 a 320 euro) per chi ha reddito Isee inferiore ai 15.540 euro.

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