Welfare

Inclusione sociale. Un convegno dell’Mcl. Da immigrato a Integrato

Oggi in Italia già 100mila extracomunitari sono auto imprenditori. Una strada buona per il futuro.

di Paolo Manzo

L?immigrazione è una componente importante della transizione demografica in atto nell?Unione europea: rappresenta infatti ben i tre quarti della crescita della popolazione. In mancanza di questo fenomeno molti Paesi (e fra essi l?Italia) sperimenterebbero già oggi una forte riduzione della popolazione. Sono elementi contenuti nel Libro Verde sui problemi dei flussi migratori, presentato a Strasburgo dal Commissario Ue, Franco Frattini attorno al quale il Movimento cristiano lavoratori ha indetto una due giorni di riflessioni e di analisi, dal 21 al 23 gennaio a Lecce. Vi partecipano rappresentanti di Paesi Ue (Germania, Spagna, Austria, Belgio, Malta, Italia) e dell?area mediterranea (Albania, Marocco, Tunisia, Egitto e Moldavia). «è indispensabile puntare su una strategia europea per la gestione dei flussi», dice il presidente di Mcl, Carlo Costalli. «Dobbiamo guardare all?immigrazione non come problema di sicurezza, ma come una risorsa preziosa». L?Italia ha ?fame? di persone in età lavorativa. Non deve sorprendere, dunque, il dato delle regolarizzazioni: oltre 700mila domande rappresentano la più importante regolarizzazione mai avvenuta in Europa. Tuttavia, l?aver subito flussi migratori provenienti da ben 124 Paesi – senza che dall?altra parte vi fosse un?idonea capacità di programmazione e di selezione – ha determinato una diffusa bassa qualità delle competenze dei cittadini immigrati (oltre che, qualche volta, problemi di ordine pubblico). Solo più recentemente si va registrando l?avvio di un nuovo processo di qualificazione, o di riqualificazione, degli immigrati, grazie alle nuove politiche di formazione-selezione nei Paesi di origine, oltre che per effetto degli accordi di cooperazione con i Paesi dell?area mediterranea. Grazie anche alla positiva diffusione di forme di auto-imprenditorialità e di lavoro autonomo, già oggi in Italia 100mila immigrati lavorano con un permesso di soggiorno. «L?inclusione sociale degli immigrati è rilevante per la coesione sociale e per la competitività della società dell?accoglienza» conclude Costalli. «I sostenitori della massima apertura delle frontiere si rendono responsabili di cattiva integrazione. Al contrario, siamo convinti che l?ingresso nel nostro Paese debba realizzarsi in presenza di tre condizioni fondamentali: il possesso di alcune conoscenze fondamentali a partire dalla lingua, un rapporto di lavoro regolare, un?abitazione dignitosa».


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